la Repubblica, 22 gennaio 2022
Stupro di Primavalle, il nipote di De Mita nei guai
ROMA – Al Capodanno da incubo a Primavalle c’era anche lui, il nipote dell’ex premier Dc Ciriaco De Mita. È uno dei testimoni dello stupro nella villetta alla periferia Ovest di Roma. Ha visto la vittima degli abusi, la figlia sedicenne di un diplomatico spagnolo, barcollare e i suoi stupratori insultarla col sorriso sulla faccia. Simone Maria Ceresani ha 21 anni e al party dello scorso San Silvestro era arrivato con la fidanzata minorenne, la figlia di una soubrette televisiva. E in quella serata sfrenata, raccontano alcuni dei giovani presenti al festino, lui e la ragazza avrebbero portato cocaina e hashish.
Ceresani non è indagato. Ma è stato sentito per due volte dai carabinieri come persona informata sui fatti. Il ragazzo è figlio di Simona De Mita, figlia dell’ex presidente del Consiglio, e di Cristiano Ceresani. Un uomo delle istituzioni, già capo di gabinetto di Lorenzo Fontana, ex ministro leghista della Famiglia, e alla guida dell’ufficio legislativo dell’altra ex ministra renziana, Maria Elena Boschi. Contattato al telefono, fa fatica a realizzare: «Sono basito, non ne sapevo nulla. È una situazione tremenda». La madre invece sapeva sin dall’inizio di questa orrenda vicenda, è preoccupata per il figlio.
La coppia più in vista del party, infatti, sembrerebbe essere partita dai Parioli con un discreto carico di cocaina e hashish. Le versioni fornite ai carabinieri sono fin qui discordanti. Ceresani rivela agli investigatori di aver «fatto uso di cocaina». Ma solo dopo averla chiesta a uno degli altri ragazzi alla festa, che gliela avrebbe offerta senza chiedergli un euro. Le ragazze dei Parioli, però, raccontano altro: «Allora, mo’ vi dico la verità – decide di confessare una minorenne ai carabinieri – la cocaina so che l’ha portata Simone. A lui ho dato 27 euro per la cocaina. Un grammo costa 80. Ce la siamo divisa in tre». Ora c’è una famiglia in ambasce, i De Mita-Ceresani. Anche perché il figlio racconta che, quella notte, un coetaneo con un tatuaggio sul collo lo ha minacciato puntandogli una pistola contro. «Te la scarrello in faccia», gli avrebbe urlato dopo uno scambio piuttosto acceso sull’età. «È stato arrogante», dice adesso quel ragazzo. «Ma di quale pistola parla? Non avevo nulla».