La Stampa, 20 gennaio 2022
Gianni Morandi vota la Cartabia al Colle
C’era un ragazzo a Monghidoro che cantava sul palco della festa dell’Unità. Erano gli anni 50, Gianni Morandi era poco più che un bambino, figlio di un ciabattino comunista. E Gianni non ha mai fatto mistero delle sue simpatie politiche a sinistra, anche se lui è uno di quei personaggi che uniscono, e non è un caso se a Sanremo, oltre che da cantante in gara, ci è andato anche da presentatore. Ora sta per tornare in riviera per rimettersi in gioco, anche se prima vuole portare a termine le repliche dello spettacolo Stasera gioco in casa al teatro Duse di Bologna interrotte nel 2020 causa Covid. Un mix fra flusso di memoria e canzoni che racconta la storia artistica di chi è pronto a spegnere le sessanta candeline di una carriera unica e cinquanta dalla sua prima partecipazione al festival.
Morandi, la canzone che Jovanotti le ha scritto per il Festival si intitola Apri tutte le porte. Sembra un invito a guardare al futuro con positività e allora cominciamo dal prossimo Presidente della Repubblica: lei chi vorrebbe? Le piacerebbe una donna?
«I partiti mettono sempre il loro interesse di fronte a quello nazionale ed è un fatto ma, per quanto riguarda il Presidente della Repubblica, mi piacerebbe una donna: la Cartabia sarebbe perfetta. Credo che abbia tutta l’autorità per fare la Presidente così come la Casellati, la Bonino. Da sempre credo che le donne siano meglio degli uomini, sono più sincere; in una famiglia è la donna che tiene in piedi tutto, nella mia è così e le idee di mia moglie sono sempre meno cialtrone delle mie. Nel mondo abbiamo visto donne di grandissima levatura come la Thatcher, la Merkel o Ursula von der Leyen che hanno scritto la storia. Sono convinto che se anche noi dessimo delle responsabilità a una donna ne godremmo tutti».
Ma in Italia una donna non è mai stata nella stanza dei bottoni nemmeno a Sanremo: presentatrici sì, direttrici artistico praticamente mai. Secondo lei potrà succedere?
«Perché no? Laura Pausini sarebbe perfetta ma anche Fiorella Mannoia. Potrebbero presentare e scegliere le canzoni meglio di molti uomini. Tutte e due sono state protagoniste di programmi tv e sanno muoversi davanti alle telecamere. Anche Elisa lo potrebbe fare tranquillamente. Mi viene in mente anche Mara Maionchi, se glielo chiedessero lo farebbe al volo».
Lei al festival è stato concorrente, ospite, direttore artistico, lo ha vinto con Tozzi e Ruggeri. In quali panni si è trovato meglio?
«Senza dubbio meglio in gara che ospite e poi ho ancora l’entusiasmo di un debuttante. In gara è più divertente e se hai avuto una bella carriera quella del festival può essere una parentesi anche se andasse male. Una volta si pensava fosse rischioso, che se venivi eliminato perdevi il tuo pubblico ma non è più così. Oggi per Amadeus è più facile, ma anche per Baglioni e Conti valeva lo stesso. Io dovetti pregare in ginocchio Vecchioni, che vinse e riuscii a portare anche Dalla che dirigeva l’orchestra per Davide Carone. Ah, e portai anche Battiato, ma che fatica».
E dire che quasi rischiava di saltare Sanremo per aver pubblicato sui social oltre trenta secondi della sua canzone.
«Non ci ho dormito per due notti. Ero distrutto per la stupidata che avevo fatto ma soprattutto per Lorenzo, per Mousse T. che ha prodotto il pezzo e tutti quelli che ci hanno lavorato. Credo mi abbia salvato l’episodio di Fedez dell’anno scorso e infatti Federico mi ha chiamato per dirmi, scherzando, che si proponeva come social media manager. Mi è andata bene, mi hanno perdonato».
Le è andata bene anche quando cadde sul fuoco e si bruciò le mani (mentre parliamo indossa ancora il tutore alla mano destra, ndr).
«Da lì però è partito tutto e ho conosciuto Lorenzo. Chiamò per sapere come stavo ma non riuscivo a nascondere la tristezza. Lui cercò di starmi vicino chiamandomi spesso e a un certo punto mi disse che aveva una canzone per me: era Allegria ed è stata una botta di vita. Così qualche mese fa l’ho chiamato per chiedergli se gli andasse di scrivermi una canzone per Sanremo e ha detto subito di sì. A lui è venuta l’idea di chiamare Mousse T, per chi non lo conoscesse è l’uomo dietro il successo di Sex Bomb di Tom Jones, che ha dato una bella carica e dirigerà l’orchestra. Quando canto: "a forza di credere che il male passerà, sto passando io ma lui resta…" mi vengono i brividi».
Per la serata dei duetti ha già pensato a qualcosa che può anticiparci?
«Un medley di canzoni’60’70’80 e’90 magari infilandoci un mio pezzo storico riarrangiato da Mousse T. Si era parlato di questo ma è presto per dire».
All’Ariston si riaccenderà la storica rivalità con Massimo Ranieri.
«Rivalità che negli anni è diventata amicizia. Eravamo come Coppi e Bartali, Baggio e Del Piero; dividevamo l’Italia. Al Bano quando ha saputo che saremmo stati insieme al festival si è detto invidioso, ha detto che se l’avesse saputo sarebbe venuto anche lui. Tante volte si è parlato di fare un tour tutti e tre insieme: chissà, un giorno».
Morandi ce la fa a condensare sessant’anni di carriera in una frase?
«Ce l’ho: nella vita ci vuole culo. Mi calza a pennello».