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 2022  gennaio 20 Giovedì calendario

Passo dopo passo, la Cina va da sola

Dopo due anni di pandemia, le economie della Cina e quelle degli altri Paesi avanzati mostrano segni di divergenza sempre maggiori. Il cosiddetto decoupling (disaccoppiamento) sta ora prendendo forma anche nella politica monetaria, dopo essersi ormai radicato negli scambi di tecnologia e nelle scelte strategiche, soprattutto tra Pechino e Washington. Lunedì scorso, la Banca centrale cinese ha tagliato dello 0,1% il tasso di interesse e lo ha portato al 2,85%. È la direzione inversa rispetto a quella che stanno prendendo le maggiori banche centrali: la Fed americana ha annunciato che quest’anno aumenterà i tassi almeno tre volte, probabilmente dell’1% complessivo, la Bank of England li ha già alzati e la Bce ridurrà, seppure per ora lentamente, lo stimolo monetario che va avanti da anni. Che diverse economie vadano in direzioni opposte non è infrequente. D’altra parte, l’inflazione è al 7% negli Stati Uniti e al 5% nell’Eurozona, normale che il costo del denaro aumenti. E a dicembre quella cinese è invece stata dell’1,5%, rispetto a un anno prima, in calo dal 2,3% del mese precedente. Soprattutto, l’economia della Repubblica Popolare è in rallentamento: è vero che nell’intero 2021 è cresciuta dell’8,1% ma partiva dal livello basso del 2020 colpito dai lockdown; ciò che preoccupa è la crescita di solo il 4% nell’ultimo trimestre del 2021. Ciò che però fa pensare a un decoupling non contingente è il fatto che il rallentamento cinese è dovuto a interventi strutturali dei vertici di Partito e Stato guidati da Xi Jinping: i lockdown assoluti nel perseguire la politica di zero Covid; la crisi del settore immobiliare, che vale il 29% del Pil cinese, innescata da misure governative restrittive; il giro di vite su alcune delle maggiori imprese private per ripotare il controllo dell’economia in mano al Partito Comunista. Detto diversamente, dopo decenni di apertura al resto del mondo, la Cina dà segni di sempre maggiore chiusura e ciò riverbera nelle decisioni della politica monetaria. Oggi, le maggiori banche cinesi probabilmente ridurranno il costo del denaro. Ma su un sentiero stretto. A Pechino, i vertici vogliono sostenere la crescita (che sotto al 5% può diventare un problema sociale) ma non la bolla immobiliare: un equilibrismo tutto politico. Passo passo, il mondo si separa in due campi. Non solo nella geopolitica.