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 2022  gennaio 20 Giovedì calendario

Periscopio


Andreotti aveva molti difetti, ma una cultura e uno stile imparagonabili a quelli dei politici di oggi. Non volle mai rileggere un’intervista. Una volta commisi un errore, gli attribuii un nome sbagliato. Quelli di adesso urlerebbero, minaccerebbero querele. Lui telefonò alle otto del mattino: «Mando due righe o corregge lei?». Corressi io. Aldo Cazzullo. Corsera.

Tra i suoi molti meriti, d’ora in avanti, il filosofo Massimo Cacciari potrà annoverare anche quello di avere messo tutti d’accordo almeno su un punto: nel parlare male di lui. Da quando hanno saputo che aveva assunto la terza dose, i no vax hanno preso a dargli del traditore e addirittura del comico («Booster Keaton»), mentre i pro vax studiano le sue ultime mosse con la diffidenza che si riserva ai folgorati sulla via di Pregliasco. Massimo Gramellini. Corsera.
Forse Vittoria, la figlia più piccola di Vittorio Gassman ha sentito poco l’influenza paterna. Anzi mi ha raccontato cosa rispose, una volta, a nostro padre quando lui si scusò per essere stato troppo distratto nei suoi confronti. Gli disse: «Sì, papà, è vero che mi sei mancato molto, ma forse ho sofferto di più la vicinanza di mamma...». Paola Gassman. (Emilia Costantini). Corsera.

Mia moglie Alessandra è con noi a casa, non passa giorno che non parliamo di lei. I nostri figli di 8, 6 e 4 anni chiedono sempre di lei. Sanno tutto, ma i bambini percepiscono il lutto in maniera diversa. Quando sembra che abbiano capito, mi chiedono: quando torna? E io ricomincio daccapo. Massimo Peluso, padre di cinque figli. I due più piccoli sono nati poco prima della morte della loro giovane mamma uccisa dal Covid. (Monica Scozzafava). Corsera.
Ormai chiunque si sente autorizzato a dire la sua. Aspettiamo l’opinione dei baristi della buvette. I senatori grillini hanno subito smentito Conte il ginofilo (amante delle donne, ndr) con l’originale trovata di chiedere una proroga a Mattarella. Come se il pover’uomo non avesse detto in tutte le salse che a 80 anni non ha più voglia di fare il presidente. Mi sembra di cattivo gusto insistere, a questo punto. Mauro Suttora (Federico Ferraù). Il Sussidiario.net.

Un travestito (Drusilla Foer, 55 anni, vero nome Gianluca Gori: omaggio al movimento LGBT). Un’italo-africana (Lorena Cesarini, 35 anni, volto di Suburra: omaggio al movimento Black Lives Matter). L’attrice interprete di una non vedente (Maria Chiara Giannetta, 29 anni, protagonista di Blanca: omaggio a People with disabilities). Due icone dell’erotismo anni 70, 80 e 90, ma oggi non più donne oggetto (Ornella Muti, 66 anni, e Sabrina Ferilli, 57 anni: omaggio alla Gender Equality). Benvenuti a Sanremo, colonia culturale di Hollywood e, da martedì 1 a sabato 5 febbraio, sede del Festival della Canzone italiana. Massimo Donelli. QN.
Il centrosinistra andrà alle politiche (che si tengano nel 2022 o nel 2023) con un accordo con quel che resta dei 5Stelle molto utile al Sud, dove potrà contare su amministratori abili e popolari e dotati di un qualche programma (innanzitutto Vincenzo De Luca e Gaetano Manfredi, in parte Michele Emiliano), mentre i «governatori di centro destra», a partire da Nello Musumeci e Christian Solinas, sono in qualche difficoltà. Nel centro Italia, la macchina di potere ex Pci è ancora abbastanza funzionante (dal Lazio alla Toscana, all’Emilia). Lodovico Festa. Studi Cattolici.

Se n’è andata ancora giovanissima Silvia Tortora, in coda a quasi quarant’anni di «amarezza e disgusto», come li definiva lei. Nei momenti di più cupo sconforto, a dare forza a Silvia Tortora, era la speranza che il crollo delle accuse contro suo padre Enzo avrebbe cambiato il corso della giustizia. Invece non successe nulla: i pentiti che avevano infamato Tortora non furono processati per calunnia, i magistrati che lo avevano perseguito senza prove non videro compromesse le carriere. E nessuno di loro, lo rivelò in un’intervista a Valter Vecellio, neanche dopo la morte del padre le chiese mai scusa. Chissà come hanno dormito stanotte. Massimo Gramellini. Corsera.
Il film sembra quasi identico alla sceneggiata vissuta in questi ultimi mesi. Data: 27 dicembre 2000. L’Italia è attraversata da una serie di episodi di violenza e anche qualche attentato, come la bomba piazzata alla redazione del Manifesto a Roma. Episodi di matrice neofascista ben più gravi e violenti di quell’assalto alla sede della Cgil del 2021. Tutti puntano il dito contro Forza Nuova, il movimento riportato in Italia dopo una lunga latitanza da Roberto Fiore e Massimo Morsello, che morirà poco dopo. Non era molto che erano state aperte decine di sedi lungo la penisola. E la matrice è chiara, visto che lo stesso Morsello la rivendicava all’epoca: «Forza Nuova si ricollega direttamente al ventennio fascista, quando sono state fatte cose importanti come creare la giustizia e la previdenza sociale». Quelle sedi furono tutte aperte con questo imprinting che ne avrebbe consentito l’immediata chiusura, con il primo ex comunista arrivato a palazzo Chigi: Massimo D’Alema. Ma nessuno, con lui alla guida, chiuse le sedi di Forza Nuova e pensò di sciogliere il movimento che era appena nato. Franco Bechis. Il Tempo.

Ai tempi la parola era «terroristi», come più tardi la parola sarà «jihadisti», ma è chiaro che la parola, allora come adesso, è «psicopatici». Costoro si distinguono dai serial killer solo per il fatto che si raccolgono intorno a una bandiera e che professano una metafisica. A spiegare gli assassini seriali in quota neofascismo e comunismo radicale non è l’ideologia, per quanto aberrante, di cui quei terroristi si sono fatti paladini, ma è il lato oscuro della condizione umana, il «bug» genetico di cui sono portatori: chiunque altro, al loro posto, disponendo di freni inibitori e di senso morale, non potrebbe più prendere sonno né guardarsi allo specchio dopo aver assassinato per ragioni incomprensibili un innocente, o dopo aver ucciso la persona sbagliata («un incidente di percorso», che sarà mai). Loro invece dormono benissimo. Diego Gabutti (ItaliaOggi).
Ho capito che avrei fatto il cantante quando mio padre ha finito di ostacolarmi. Mio padre è stato sempre molto contrario alla musica anche quando avevo già dei successi in classifica (“Guarda come dondolo”, “Pinne fucile ed occhiali”). Poi dopo il successo di “Abbronzatissima” e dei “Watussi”, nel ’63, il miglior anno della mia carriera, mio padre si è rassegnato; lì ho capito che ero sulla strada giusta. Edoardo Vianello, cantante, (Renato Franco). Corsera.
Siamo riconoscenti solo a chi potrebbe tornarci utile. Roberto Gervaso, scrittore.