Il festival è diverso dagli altri show?
«Pensi che la prima volta a Sanremo nel 1965 non mi è uscita la voce, ho belato. Ero così terrorizzata che avevo perso l’udito, pensavo che l’orchestra non avesse suonato. La canzone era I tuoi anni più belli, altro che belli. Non dormivo la notte.
Gianni Ravera dopo le prove disse: “Peccato che con la voce che ha, questa ragazza non ce la faccia”».
Non passò.
«Il mio discografico disse: “Non sei adatta alle grandi manifestazioni, canterai nei club”. Un dolore, certi pianti. Ho sempre saputo doveva volevo arrivare. Sapevo che sarei tornata a Sanremo e che avrei vinto».
Com’era Sanremo?
«Ero in una pensione: io mia sorella e la mia sartina, Ines Costi. È morta quest’anno. Era una donna meravigliosa. Mi ha regalato i primi abiti, non volevo pesare sulla famiglia, papà era elettricista in una centrale, quattro figli. C’era poco da scialare. Ricordo con amore lei e Leopoldo Bertani, il maestro non vedente che mi dava lezioni di canto. Non avevo soldi per pagarlo. Lui intelligentissimo, sensibile, mi disse: “Iva, continui a venire”. Mi ha dato lezione gratis. Ovunque andassi gli mandavo una cartolina, le aveva conservate tutte. Guai dimenticare chi sei stata, le radici».
Che dicono i suoi nipoti del ritorno a Sanremo?
«Virginia ha una grande voce, per sfizio ha inciso una canzone, va all’università, vuole diventare criminologa. Deve aver visto in tv quella bella signora, la Bruzzone.
Talmente bella che il cadavere c’è il rischio che resusciti. Luca mi ha detto: “Nonna, è un lento: ti prometto che lo ballerò”. È già qualcosa».
Avvocato del diavolo: chi glielo fa fare a tornare sul palco?
«Scherza? Sono curiosa, amo questo lavoro, cantare per la gente, la gara. Il fatto di gareggiare — tanti si spaventano — è bellissimo. Hai la fortuna di avere tre minuti per comunicare con gli altri. Non volevo andare ospite e neanche per prendere un premio alla carriera».
Quanto hanno influito le puntate di “D’Iva”, lo show su Canale 5?
«Tantissimo, poter cantare con una grande orchestra dal vivo mi ha fatto tornare la voglia di Sanremo. Ho fatto sentire la canzone, me l’ha arrangiataCelso Valli, tra i più grandi in assoluto. Fa gli arrangiamenti per Vasco Rossi».
Il Sanremo più difficile?
«Quello della prima vittoria con Non pensare a me con Claudio Villa, 1967, l’anno del suicidio di Tenco.
Terribile, pensavo avrebbero fermato tutto, invece no».
Il più bello?
«Due anni dopo, nel ’69, con Zingara.
Io e Bobby Solo. Quella vittoria me la sono goduta».
Si emoziona ancora?
«Tantissimo. In camerino mi faccio il segno della croce, metto il sale grosso, che mi fa pure male, nel reggiseno. C’è ancora l’emozione, una scarica di adrenalina. È bello conquistare il pubblico canzone dopo canzone. Invidio i giovani, li vedo belli, spavaldi, sicuri. Andando avanti con gli anni, ho dentro due bambine, faccio fatica a gestirle».
Racconti.
«C’è un’Iva posata e carina, che vorrebbe tirare i remi in barca, e sussurra: “Pensa a te, ascolta musica, fai l’uncinetto”. Poi c’è l’altra, bastarda: “Devi andare, osa, l’età non conta”. Sono in mezzo che devo giostrarmi ma vince la bastarda».
Orietta Berti ha fatto da apripista.
«Mi sono entusiasmata, ma alla fine dell’estate l’ho chiamata: “Orietta mi hai rotto, ogni tre canzoni mettono Mille”. È arrivata ovunque, la gente si è divertita. Sa cosa vuole il pubblico».
Come si vestirà?
«Il mio corpo invecchia, non so perché, le gambe no. Allora avevo proposto: tiro fuori le gambe, vado con la minigonna e la coda dietro.
Mia figlia Michela mi ha detto: “Ti chiudo in casa”. Ha ripreso l’etichetta Ansoldi, del papà, quella di Mina, di Città vuota, E se domani, dei Giganti, di Fausto Leali. Ha ripreso la tradizione di famiglia e mi rompe le scatole. Quindi look sobrio, creato dal mio amico Artemio di Parma, che lavora nella lirica. La sera delle cover mi ha concesso lo smoking».
Il mondo della musica è maschilista?
«Dicevano: “Le donne non vendono”.
Abbiamo sempre dimostrato il contrario: Mina, Rita Pavone, Berti, io con Un fiume amaro di Theodorakis, più di un milioni di dischi, la Pavone conCuore non ne parliamo. Anche in tv, che dovessi condurre un quiz l’aveva voluto Berlusconi. C’erano Corrado, Tortora, non c’erano donne. Invece mi volle a Ok. Il prezzo è giusto, aveva capito il legame col pubblico».
A proposito di Berlusconi: lo vede presidente?
«Sa che lo amo e lo stimo. conoscendolo ci metterebbe il cuore e l’anima, perché è un patriota. Ma non credo che arriverà al Quirinale».