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 2022  gennaio 19 Mercoledì calendario

Cara Metsola, non ci deluda

Gentile signora, permetta a me, ignota cittadina europea, di felicitarmi della sua elezione, ma soprattutto della sua immediata dichiarazione sull’interruzione di gravidanza cui lei è sempre stata contraria, anche nelle sue funzioni di parlamentare europea. Questa sua promessa – «io non voterò più sui temi dell’aborto e le mie posizioni saranno quelle del Parlamento che ora rappresento» – immagino rasserenerà le tante donne impegnate sui nostri e suoi diritti, mai sicuri, sempre in pericolo. È così che si arriva ai vertici della democrazia, mantenendo i propri principi ma adeguandosi a quelli della maggioranza, anche opposti ai suoi.
Agli italiani non del tutto via di testa può dispiacere che la sua elezione avvenga per la morte del presidente David Sassoli, che solo adesso, a sepoltura avvenuta, quindi a scampato pericolo per certi personaggi improponibili ma proposti, si vorrebbe qui da noi come presidente della Repubblica. E infatti il primo a farle gli auguri da questo Paese è stato Silvio Berlusconi, che forse si sente quasi suo pari. E meno male perché, pur essendo lei vecchissima per i suoi gusti, dato il suo aspetto lui avrebbe potuto anche omaggiarla con una pacca sul sedere. Sempre che nessuno salvi l’Italia.
Anche noi donne italiane, più gli uomini che non vogliono lavarsene le mani, stiamo parzialmente brigando per avere finalmente al Quirinale una signora, solo che si fanno nomi abbastanza a casaccio, non peggio di quelli maschili certo, ma insomma deboli se non addirittura letali. Niente a che fare con il suo curriculum impressionante, una scalata conquistata con un lavoro minuzioso e incessante, come solo una donna, e lo penso davvero, può fare, sapendo come per lei i successi siano molto più difficili. Del resto non è la prima presidente donna del Parlamento europeo ma la terza, dopo due francesi, la grande Simone Veil, che riuscì in Francia a far depenalizzare l’aborto e fu eletta nel 1979, anni lontani di conquiste sociali, e Nicole Fontaine, nota per aver difeso Berlusconi dagli attacchi dell’allora presidente Martin Schulz.
Lei, signora Metsola, è la più giovane degli undici presidenti eletti dall’inizio del Parlamento, rappresenta la Repubblica di Malta e il suo mezzo milione di abitanti e si può immaginare quanta intelligenza, studio, ambizione e sacrificio possano averla condotta adesso su quel seggio. Oltre alle sue capacità, ha tutto ciò che resta indispensabile per una donna che vuole far carriera, e che è molto di più di quanto si richieda agli uomini, che sono poi quelli che eleggono, quasi sempre, un Lui. Ha una bella immagine, un po’ dura ma femminile, elegante senza strafare, bei capelli lunghi sempre a posto, ha 43 anni e guardarla volentieri fa parte delle sue doti. Ha l’indispensabile marito, una donna sola, a meno che vedova, suscita ancora diffidenza, e soprattutto, soprattutto ha 4 figli, attestato necessario di aver compiuto il suo dovere di femmina, anche se presidente.
Suo marito è finlandese. Lei fa parte del Partito popolare, cioè di centrodestra, e non è detto però che tutte siano come la cancelliera Merkel che è stata il massimo della democrazia. Le sue stesse caratteristiche, di lei signora Metsola, le ha Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, meno giovane di lei ma di bell’aspetto, sottile e sempre pettinata, un marito e ben 7 figli, e del suo stesso partito. E subito il gruppo Scemi del Web sta già ipotizzando una guerra tra dame, forse perché le donne al potere spesso (non si deve dire ma lo dico lo stesso) sono molto cattive (da Maria la Sanguinaria a Margaret Thatcher) soprattutto verso le altre donne, come del resto quelle senza.
Ma so che lei, voi, non ci deluderete. I problemi dell’Unione europea sono enormi e, riguardo ai diritti delle donne, c’è quello di non poter ratificare la convenzione del Consiglio d’Europa sulle violenze contro di loro, donne come lo è lei, perché ci sono Stati come Bulgaria, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia che la rifiutano; e all’interruzione di gravidanza si oppongono Polonia, Ungheria e Malta, dove è nata. Lei ha onestamente chiarito la sua posizione, piuttosto ambigua però. Non voterà più su questo tema, si adeguerà alle scelte dell’aula: quindi non si adopererà perché l’Unione europea finalmente si adegui alla convenzione di Istanbul. Ma comunque buon lavoro, donne e uomini, esausti, le danno fiducia.