Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  gennaio 17 Lunedì calendario

Evasione, il patto col fisco che i sindaci non sfruttano

Per i sindaci, il patto con il fisco si presenta ghiotto: se l’amministrazione comunale aiuta concretamente l’Agenzia delle Entrate ad accertare situazioni di evasione fiscale, avrà diritto a ricevere il 100 per cento delle somme poi recuperate. Eppure la norma in vigore dal 2012 non ha riscosso un grande interesse presso i 7.904 Comuni del Bel Paese. Ed in particolare non è stata sfruttata dalle grandi città. Nel 2020 solo 280 municipalità avevano avviato qualche azione di questo tipo, ricavando complessivamente 6,5 milioni, che sono stati poi distribuiti lo scorso anno.
TERZO ANNO
In alcuni casi si tratta di importi non trascurabili rispetto alle dimensioni comunali, in altri di pochi spicci, anche solo qualche decina di euro. A sorpresa, ma non troppo perché ormai è il terzo anno consecutivo, si trova in testa San Giovanni Persiceto, in provincia di Bologna, che ha ricevuto 912.502 euro. Non sono pochi per un centro di 28 mila abitanti, ma soprattutto sono tanti in rapporto al bottino in proporzione ben più magro di città molto maggiori.
A seguire nella graduatoria ci sono Genova (473.057 euro), Torino (404.183), Milano (350.195) e Bologna (309.890). Più indietro altri capoluoghi di primissimo piano come Firenze (81.912), Roma (81.820 euro), Venezia (56.142), Napoli (21.025) e Palermo (2.116). Nel Lazio oltre a Roma sono solo tre gli enti locali che hanno utilizzato questa opportunità: Viterbo e Formia oscillano tra i due e i tremila euro, mentre Frosinone ne ha raggranellati appena 370. Tra le città del Centro-Italia se l’è invece cavata discretamente Ascoli Piceno, con 96.711 euro portati nelle casse comunali. Ultimo assoluto nella graduatoria dei Comuni che lo scorso anno sono riusciti a ottenere qualcosa è Fuscaldo, centro di circa 8 mila abitanti in provincia di Cosenza che può vantare la bellezza di 24,92 euro. Non è andata molto meglio però al più popoloso Cologno Monzese, che ospita anche la sede di Mediaset e si è fermato a quota 32,62.
Tra le Regioni poco rappresentate ci sono l’Abruzzo (solo Pescara, Teramo e Atri), la Puglia (Ugento e Monopoli), l’Umbria (Perugia, San Giustino e Marsciano), la Campania (Napoli e Pellezzano). Del tutto assenti invece la Basilicata, la Val d’Aosta e le provincie autonome di Trento e Bolzano.
IL POTENZIALE
Insomma la norma ha un potenziale che al momento non è stato usato se non in minima parte. Cosa devono fare le amministrazioni che vogliono concorrere alla distribuzione dei fondi? Elaborare e trasmettere all’Agenzia delle Entrate delle segnalazioni qualificate, che riguardano cioè comportamenti sospetti di evasione o elusione in una serie di ambiti: commercio e professioni, urbanistica e territorio, proprietà edilizie e patrimonio immobiliare, residenze fittizie all’estero, disponibilità di particolari beni che possono indicare una particolare capacità contributiva di un cittadino. Successivamente entra in scena l’Agenzia delle Entrate che – se le trova rilevanti – può utilizzare le informazioni per avviare un accertamento. Ad esempio la polizia municipale nel corso delle proprie verifiche può essere venuta a conoscenza del fatto che qualcuno svolge un’attività commerciale diversa da quella dichiarata, e quindi ha potenzialmente un reddito maggiore; oppure può verificare che un cittadino risiede effettivamente nel territorio nazionale, avendo invece dichiarato invece di essere all’estero per non versare le imposte dovute.
La partecipazione dei Comuni all’accertamento fiscale deriva da una norma che risale in realtà al 1973. Nel 2005, con l’allora ministro dell’Economia Tremonti, il governo tentò di rivitalizzare il meccanismo prevedendo un’incentivazione economica (pari al 33% delle somme recuperate) per i Comuni che fornivano informazioni ai fini dell’accertamento dei tributi erariali, diretti e indiretti (quindi anche quelli di competenza statale). La percentuale è stata aumentata al 50% nel 2011 e, a partire dal 2012, ulteriormente innalzata al 100%. Ma anche l’offerta di tutte le somme recuperate non è bastata per coinvolgere più di tanto i sindaci.