Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  gennaio 17 Lunedì calendario

In Israele è record di omicidi

Il 2021 si è chiuso con un record di omicidi e un’ondata di violenza che ha investito tutta la comunità araba israeliana, gli assassinii sono stati 128, decine i rapimenti a scopo di estorsione in un crescendo mai visto in Israele.
I funzionari israeliani hanno accusato dell’ondata di violenze le famiglie criminali arabe che hanno accumulato potere e armi negli ultimi due decenni. Il primo ministro Naftali Bennett ha specificamente puntato il dito contro i gruppi criminali arabi che hanno “sviluppato uno Stato nello Stato”. La coalizione di governo di Bennett, la prima da decenni a includere un partito arabo, ha approvato misure per combattere la violenza migliorando le condizioni socio-economiche tra i cittadini arabi che da tempo lamentano disparità di trattamento rispetto agli ebrei israeliani. Ma tali interventi, che stanno ancora decollando, non hanno impedito al 2021 di diventare l’anno più mortale mai registrato per omicidi con vittime arabe (128), erano state 113 nel 2020, 96 nel 2019 e 67 nel 2018. La stragrande maggioranza delle vittime sono uomini e Lod è una delle aree più colpite da queste violenze. Secondo il criminologo Walid Haddad, già consulente del ministero dell’Interno, sono cinque le principali famiglie criminali arabe il cui potere è aumentato dal 2003. Quell’anno un fallito attentato al boss mafioso ebreo Zeev Rosenstein uccise 3 innocenti a Tel Aviv, spingendo l’allora premier Ariel Sharon a ordinare la repressione della criminalità organizzata a guida ebraica, con l’aiuto dell’FBI americano. Una volta indebolita la mafia ebraica – racconta Haddad – le gang arabe che erano state “subappaltatrici degli ebrei, hanno riempito il vuoto di potere”. “Hanno deciso di basare le loro attività nelle comunità arabe perché sapevano che alla polizia non importava cosa succedeva lì”, spiega il criminologo, le forze di sicurezza israeliane hanno dato la priorità alla violenza nazionalista palestinese rispetto alla criminalità legata alla mafia. Parte di queste violenze è causata dalla crescita dell’usura: i mafiosi arabi offrono denaro veloce ai cittadini arabi discriminati dalle principali banche israeliane.