Specchio, 16 gennaio 2022
Il record europeo dei Neet
Non studiano, non partecipano a corsi di formazione e non lavorano. I Neet sono un fenomeno nato nel Regno Unito, dove per la prima volta venivano monitorati in un report Social Exclusion Unit nel 1999, ma in breve tempo si è diffuso in tutto il mondo. In Europa, a guidare la classifica c’è l’Italia, dove si scontano una bassa scolarizzazione e un mercato del lavoro asfittico. Di recente ci si è messo anche il Covid che, bloccando aziende e spostamenti, ha reso ancora più difficile trovare un impiego. Tuttavia, mentre in alcune nazioni si è riusciti a invertire la tendenza, in Italia sembra che non si riesca a trovare una soluzione. E così, nel 2020, i 15-29enni che si trovavano in questa condizione erano ormai 2.100.000. Dal 2008 al 2020 la loro quota era passata dal 19,3 al 23,3%, con un gap di quattro punti che non ha eguali nel resto dell’Ue. La crescita ha colpito in particolar modo i ragazzi che hanno un titolo di studio di scuola superiore (passati dal 17,7 al 25,4), mentre è inferiore tra gli universitari (dal 17 al 20,7%) ed è praticamente inalterata per chi ha un titolo da scuola dell’obbligo (da 21,4 a 21,8). Per quanto riguarda la distribuzione geografica, importante impatto nel Nord (+5,1%) e nel Centro (+6%), situazione quasi invariata nel Mezzogiorno (+3,6%) —