Un caso che ricorda La canzone di Achille : Erin Doom come Madeline Miller? «Magari… Io su Tik Tok non ci sono, mi sento vecchia per questo (ride), ma è così che giorno dopo giorno il libro ha raggiunto numeri importanti: si è creato una specie di movimento come per la Miller, è stato consigliato nei video caricati da chi lo ha letto e nell’ultimo periodo è esploso».
Un successo seguito da Nel modo in cui cade la neve , arrivato ora in libreria. In realtà questo è il primo romanzo che ha scritto finito il liceo: una storia che ci parla con una voce fresca, che l’autrice ha voluto conservare nonostante i tagli e minime modifiche. C’è un filo rosso che lega i due libri: si somigliano le protagoniste, entrambe orfane. Ma anche le due figure maschili, che incarnano l’ideale del bel tenebroso in cui si nascondono voragini di ombre. In entrambi c’è un amore impossibile, comunque travagliato. Ed entrambi, già curati nello stile, hanno visto la luce online prima di trovare un editore.
Ma perché lo pseudonimo? Voleva imitare Elena Ferrante, o l’artista Banksy? Soprattutto: perché un nome non italiano?
«Ho iniziato a scrivere per seguire una passione, occupandomi di altro nella vita, così ho scelto il nickname DreamsEater, che è diventato il mio pseudonimo, per tenere separata la vita di tutti i giorni dall’ambito creativo. Il successo mi ha travolto al di là di ogni aspettativa. La scelta dello pseudonimo però resta. Non per creare aloni di mistero, attirare attenzione, semmai il contrario, dietro all’anonimato c’è un’esigenza di privacy. Non dico che in futuro non farò firmacopie o interviste di persona».
Di lei si sa che è under 30 con una formazione giuridica: che altro si può dire? Come si è avvicinata alla scrittura?
«L’ho scoperta molto tardi, dopo il liceo, scientifico tra l’altro. C’è chi fin da bambino vuol fare lo scrittore: non è il mio caso. Però mi è sempre piaciuto leggere, ho amato alla follia J.K. Rowling: è stata lei la prima a farmi capire che nei libri ci può essere un mondo».
Ma perché ha scelto Wattpad? Ci spiega come funziona?
«È una piattaforma online dove chiunque può pubblicare a puntate una storia, aggiornandola di volta in volta con un nuovo episodio fino alla conclusione. E chiunque può leggere cosa viene pubblicato».
Per lei è stato un trampolino di lancio: capita spesso che gli editori ora facciano scouting qui, in cerca di talenti emergenti…
«È un’ottima palestra: hai già un giudizio fresco, nudo, crudo dei tuoi lettori, che possono dare consigli, è un modo di mettersi alla prova».
Il “Fabbricante di lacrime” online ha fatto 6 milioni di lettori: ma come si contano?
«Funziona a visualizzazioni: quando pubblichi un capitolo, la piattaforma conta quanti hanno letto quelle pagine. Man mano che si aggiungono capitoli le visualizzazioni si sommano e raggiungono i numeri che vediamo.
I vantaggi sono tanti: farsi conoscere da una realtà che poi è quella editoriale. Anche chi come me non aveva mai ipotizzato di finire in libreria può averne l’opportunità».
A un certo punto lei ha deciso di autopubblicarsi tramite Amazon. Il suo ricorda il caso di Anna Todd: si è ispirata a lei?
«Non ho letto After . Non ero nel mondo di Wattpad, ci sono arrivata quando ho deciso di condividere quel che scrivevo».
Eppure anche i suoi personaggi rimandano proprio a Anna Todd: come il giovane tenebroso… O l’amore irto di difficoltà.
«A questo punto devo recuperare assolutamente i suoi romanzi...».
Da Wattpad alla carta: quanto cambia la versione per Salani?
«C’è un capitolo inedito, ma la storia è la stessa, non sono stati fatti stravolgimenti. Solo qualche dettaglio in più. Per autopubblicarlo mi ero fatta affiancare da una editor che è rimasta la stessa: a livello di scrittura, di stile, non è cambiato».
Perché dopo il successo online e sui social si sente ancora il bisogno della consacrazione editoriale attraverso le vie tradizionali?
«Poter prendere tra le mani il libro reale, cartaceo, rispetto a leggerlo solo online, conta ancora tanto. Ed è bellissimo che anche ragazzi molto giovani vogliano andare in libreria e tenere il libro in mano, magari per sottolinearlo».
Nelle sue storie ci sono sempre orfani: un topos letterario che ha origini antiche.
«Volevo mettere in luce l’importanza di avere una famiglia sottolineandone la mancanza: è un tema forte per le mie protagoniste, più della storia d’amore. Ma non mi sono ispirata ai classici, l’ho fatto d’istinto. In fondo anche Harry Potter è orfano, no?».