la Repubblica, 16 gennaio 2022
Boom dei pentecostali
Impossibile fermarli. È irresistibile l’attrazione che esercita la teologia della prosperità che predicano a mani basse in ogni parte del mondo e che sostiene che la grazia di Dio si riflette nella ricchezza materiale. Tanto che presto in America Latina, il continente nel quale per secoli il cattolicesimo non ha avuto concorrenti, diventeranno i primi per numero di seguaci. Sono i pentecostali: nati negli Stati Uniti, hanno oggi 600 milioni di adepti in tutto il mondo, ma le proiezioni li vedono raggiungere il miliardo nel 2050. Sono numeri che impressionano, come impressiona imbattersi nel centro di San Paolo in Brasile, in uomini in giacca e cravatta che si mettono in fila davanti a un altare per ricevere offerte con sacchetti rossi di velluto e Pos per carte di credito, mentre il pastore promette che tutti diventeranno ricchi se doneranno generosamente. Sono scene quotidiane in un luogo di culto costato 300 milioni di dollari, una replica extra lusso dell’antico Tempio di Salomone. «Sono luoghi dove non sei una cattiva persona se vuoi sognare in grande, se vuoi guadagnare di più», ha spiegato al Wall Street Journal Josué Valandro Jr, pastore della Chiesa Atitude di Rio de Janeiro, congregazione evangelica battista i cui membri includono la first lady Michelle Bolsonaro.
Secondo le stime citate dal quotidiano statunitense, per colpa dell’avanzare dei pentecostali, ed anche a causa dell’aumento dei non credenti, presto l’America Latina non sarà più cattolica. Ma lo stesso fenomeno sta prendendo piede anche in altri continenti. In Africa, ad esempio, dove fra gli Anni ’70 e i primi Anni 2000 il numero dei fedeli protestanti è raddoppiato: oggi rappresentano il 30 per cento della popolazione totale e hanno superato le controparti cattoliche, ferme al 21 per cento. O in Asia, dove nel 1970 i pentecostali erano 17 milioni, mentre oggi sono circa 200 milioni. A Singapore, nella Corea del Sud e nelle Filippine esistono già mega-chiese con decine di migliaia di membri. L’ascesa degli ultimi anni è dovuta a molteplici ragioni. Nei mesi di pandemia un ruolo l’ha giocato la capacità dei pentecostali di utilizzare in modo efficace i social media insieme a una certa incapacità della Chiesa cattolica di soddisfare le richieste religiose e sociali delle fasce più povere della popolazione. Dopo gli Anni ’60 e ’70 nei quali con la teologia della liberazione «la Chiesa cattolica ha optato per i poveri – recita una battuta ormai famosa – i poveri hanno optato per i pentecostali».
In America Latina il Paese nel quale i pentecostali crescono più velocemente è il Brasile. Tanto che entro l’anno potrebbero superare i cattolici. Le conversioni hanno dato impulso a opinioni socialmente conservatrici, dalle favelas alle sale del Congresso, contribuendo a spingere al potere Jair Bolsonaro. Anche se si identifica come cattolico, il presidente nel 2016 si è fatto battezzare da un pastore pentecostale nel fiume Giordano in vista della sua campagna elettorale. Dice Rodrigo Coppe Caldeira, teologo esperto di fenomeni religiosi e docente all’Università Cattolica del Minas Gerais: «La chiave di questo successo è costituito dalle periferie. Qui la cosiddetta “teologia della prosperità”, diretta soprattutto al singolo, seduce chi vive ai margini delle metropoli».
Papa Francesco conosce da vicino la realtà pentecostale. Non è mai stato preoccupato dalla necessità di difendersi da loro. Al contrario, ha sempre cercato amicizia e dialogo. Non a caso, tra i primi gesti una volta eletto al soglio di Pietro c’è stato l’incontro privato di preghiera con un pastore pentecostale, invitato a Santa Marta il 26 giugno del 2013. Non era mai accaduto. Poco più di un anno dopo, il 27 luglio, Bergoglio varcò la soglia della Chiesa cristiana evangelica della Riconciliazione di Caserta per incontrare la comunità pentecostale guidata dal pastore Giovanni Traettino. Neanche la visita di un Papa in una chiesa pentecostale era mai accaduta. L’ipotesi che il cattolicesimo divenga minoranza non spaventa il vescovo di Roma. «La Chiesa – dice non a caso al Wall Street Journal Pedro Morandé Court, sociologo cileno che siede nella Pontificia Accademia delle Scienze Sociali in Vaticano – non può certo aspettarsi di tornare indietro nella storia, né tanto meno di imporre una sorta di egemonia centralizzata ».