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 2022  gennaio 16 Domenica calendario

Le follie antiscientifiche del Nobel Luc Montagnier

Il premio Nobel che consigliò al papa Giovanni Paolo II affetto da Parkinson una fantomatica cura a base di papaya fermentata è da anni un paria in seno alla comunità scientifica internazionale. Nonostante questo, o forse proprio in virtù di questo, sabato la folla a Milano lo ha applaudito freneticamente quando si è rivolto ai medici che lo considerano un ciarlatano: «Chiedo a tutti i miei colleghi di fermare le vaccinazioni contro il Covid con questo tipo di vaccini – ha detto Luc Montagnier —. Ne va del futuro dell’umanità. Il dopo dipende da voi, soprattutto dai non vaccinati che un domani potranno salvare l’umanità, mentre i vaccinati dovranno essere salvati dai centri medici». 
L’Institut Pasteur di Parigi, per il quale il professore lavorava quando nel 1983 isolò il virus Hiv assieme a Françoise Barré-Sinoussi, ha rotto da tempo ogni rapporto con lui nonostante il Nobel vinto nel 2008, e sono decine le denunce di scienziati che mettono in guardia sui rischi delle sue dichiarazioni folli sull’Aids, la morte improvvisa dei neonati, la memoria dell’acqua o più di recente i vaccini. 
Ma queste circostanze fanno di Luc Montagnier, 89 anni, un idolo perfetto per gli antagonisti «no vax», perché gode di una doppia legittimazione: il Nobel fa sempre effetto, sebbene attribuito dal «sistema», e Montagnier porta la successiva emarginazione come una medaglia, gli offre un’aura da vittima di Big Pharma che di questi tempi, e in certi ambienti come sabato a Milano, è preziosa quanto il premio dell’Accademia di Stoccolma. 
Il professore francese non è il solo a essere toccato dalla maledizione del Nobel, quella curiosa sindrome che – raramente, per fortuna – travolge la vita e il lavoro dei vincitori. Prima di Montagnier ne furono colpiti Linus Pauling, Nobel per la medicina 1954 che poi pretendeva di curare il cancro con la vitamina C; William Shockley, scopritore del transistor e poi fautore dell’eugenetica; James Watson, co-scopritore del Dna e poi sostenitore della superiorità biologica dei bianchi sui neri. 
Luc Montagnier, che nel 2009 suggeriva di combattere l’Aids con una migliore alimentazione, vive in questi giorni un inatteso ritorno, accompagnato come sempre dall’assistente e compagna americana Suzanne McDonnell Long, che era accanto a lui a Milano quando ha aggiunto che «è un crimine dare questo vaccino ai bambini». 
Come in passato, quando Montagnier vendeva in farmacia i costosi preparati alla papaya, il problema è che il professore non fornisce alcuna prova di quel che afferma. Le sue frasi non poggiano su alcuna ricerca da lui effettuato negli ultimi mesi o anni, ma il rispetto della comunità scientifica non è cosa che possa interessare lui o i suoi seguaci. 
Il 9 gennaio scorso Montagnier si è affacciato di nuovo su un media internazionale, il Wall Street Journal, con un editoriale intitolato «Omicron rende obsoleti gli obblighi vaccinali di Biden», co-firmato dal costituzionalista americano Jed Rubenfeld che è un altra celebrità caduta in disgrazia: sposato con Amy Chua, collega docente di diritto a Yale e autrice del bestseller mondiale sulla «mamma tigre», Rubenfeld è accusato di aggressioni sessuali sulle studentesse e da due anni è sospeso da Yale. 
Dopo l’articolo sul Wsj e prima dell’intervento a Milano, Luc Montagnier è apparso mercoledì scorso alla Camera del parlamento del Lussemburgo per sostenere una petizione contro la vaccinazione obbligatoria, ma il suo impegno contro i vaccini è cominciato ben prima dell’era Covid. 
Il 7 novembre 2017 Montagnier, accompagnato dal collega Henri Joyeux già radiato dall’Ordine dei medici, ha indetto una conferenza stampa a Parigi per sostenere – ancora una volta senza alcuna prova – che la morte improvvisa nei neonati dipende dai vaccini. Una lunga dissertazione durante la quale Montagnier concedeva a un certo punto che «è impossibile dimostrare una relazione di causa effetto», ma insomma secondo lui era così. 
La pandemia e i 9,3 miliardi di dosi somministrate nel mondo (con effetti indesiderati minimi) hanno dato a Montagnier un nemico colossale, e un ultimo istante di piccola gloria.