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 2022  gennaio 16 Domenica calendario

A 55 anni Kazuyoshi Miura gioca ancora

Kazu, che storia! L’ex attaccante del Genoa tra pochi giorni, il 26 febbraio, compie 55 anni e si è convinto di poter fare ancora qualcosa con la palla fra i piedi. La scienza si sta interessando a questa sua decisione e sta tentando di timbrarla come una delle 18 angosce che maggiormente colpiscono l’umanità, l’anablefobia, la paura dell’ignoto. O meglio, generalizzando, la paura di guardare oltre, il terrore del dopo, ma in questo Kazuyoshi Miura potrebbe soffrire di un’ansia condivisa dalla stragrande maggioranza dei calciatori, l’incognita del futuro al termine di una carriera affascinante ma breve che difficilmente potrà competere con gli anni d’oro del calcio. Zlatan Ibrahimovic recentemente ha confessato di esserne affetto e si è esibito in una sorta di outing davanti a qualche centinaio di tifosi: Ho paura perché non so cosa farò dopo quando avrò smesso di giocare al calcio, mi dico che sono nato vecchio e morirò giovane ma non credo che basti.
Ibra, accolto quel giorno da un applauso scaramantico da tutti gli astanti, davanti a Miura resta un bambino che deve ancora crescere molto prima di raggiungere il Benjamin Button giapponese, protagonista pochi giorni fa di un nuovo contratto con il Suzuka Point Getters, club nella Prefettura di Mie, quarta divisione, per la sua trentasettesima stagione calcistica consecutiva e pronto ad indossare la diciasettesima maglia in giro per il mondo. Dovrebbe essere un precedente di grande auspicio per tutti, l’orologio con le lancette che girano al contrario, probabilmente il grande sogno dell’umanità intera, e non una delle 18 fobie più maledette. Kazu, come è chiamato ovunque, lo aveva annunciato poco prima di Natale: Voglio giocare ancora, ho ricevuto molte offerte, sceglierò la miglior soluzione per me.
King Kazu è un fenomeno per ora unico, almeno restando alle star del pallone, giocatore in attività più anziano della prima divisione giapponese e del resto del mondo stabilito in quest’ultima stagione con lo Yokohama, dopo 17 campionati consecutivi con quella maglia. I dirigenti del club gli hanno insistentemente offerto un nuovo contratto ma lui ha rifiutato: Sto ricevendo diverse opportunità da club che vogliono lottare per una promozione, sarà un lavoro duro scegliere ma sono certo che troverò la strada migliore.
Secondo la stampa nipponica c’erano ben otto club in attesa della firma dell’unico professionista ad aver disputato gare in cinque decenni dal 1980 al 2020, polverizzando anche il record di sir Stanley Matthews, primo Pallone d’Oro della storia che ha chiuso la carriera a cinquant’anni e cinque giorni con lo Stoke City nel 1965 stabilendo un record che tutti ritenevano eterno: Sinceramente non mi sento di aver battuto una leggenda e non posso competere con i suoi numeri, ha dichiarato. Lui ha iniziato a 15 anni a stabilirli quando è partito per il Brasile per firmare per il Clube Atletico Juventus, primo giapponese a giocare nello stato di San Paolo, e poi il primo a giocare in serie A. Il suo viaggio da noi si è interrotto un pomeriggio contro il Milan di Franco Baresi, una craniata con frattura al volto che gli ha chiuso il soggiorno dopo 20 presenze e un solo gol ma nel derby contro la Samp. Era un ingaggio di facciata, la JLeague aveva bisogno di visibilità e di crescere, Miura era sponsorizzato dalla sua Lega e si dice che al Genoa andasse un bonus per ogni presenza in campionato. Un compendio della sua vita sarebbe inevitabilmente incompleto e confuso, in particolare in quella cultura nipponica super tradizionalista, dove un solo gesto può valere un’intera enciclopedia di significati. Una storia di cose impossibili da raccontare con un inizio fra i più complicati in cui ha dovuto sempre cavarsela a modo suo. Nato a Shizuoka e figlio di Naya Nobou, un affiliato alla famigerata yakuza, si è subito allontanato dalla sua terra per non incorrere in conseguenze pericolose abbandonando il cognome del padre per prendere quello della madre Yoshiko Miura. Il suo arrivo in Brasile ha probabilmente questo significato sebbene la sua infinita voglia di famiglia e degli affetti più cari lo abbia presto riportato in Giappone e la scelta di firmare per il Suzuka Point Getters non è casuale in quanto attualmente il club è allenato da suo fratello Yasutoshi Miura con il quale quarant’anni prima ha acquistato un biglietto per il Sud America. Esperienza straordinaria in una lingua e cultura opposte alla sua che sintetizzò in una frase che sconvolse il fragile puritanesimo nipponico: Da noi le ragazze in spiaggia vestono costumi troppo grandi. E ribalta lo stile di vita delle divoratrici di manga negli anni Novanta.
Ora, l’uomo con le lancette antiorarie, ci riprova. L’uomo che la scienza classifica come schiacciato dalla vastità dell’universo e mai avrà la capacità di guardare verso l’alto, scompagina le teorie. D’accordo, tornare indietro non è certo fare un passo avanti, sempre dando per scontato che Kazu abbia questo fine e rifugga dagli anni che passano. Ma ha dentro l’energia necessaria per tracciare una strada nuova per tutti, e pare proprio infinitamente conscio del suo destino: Non so per quanto tempo ancora continuerò a giocare al calcio, in fondo il mio ritiro potrebbe arrivare domani o fra due o tre anni. Eppure la mia passione non è cambiata, continuo a divertirmi anche se non sono più così giovane e fisicamente faccio fatica, ma la felicità che provo quando la mia squadra vince o riesco a giocare bene è sempre impagabile, come quando ero un bambino.