16 gennaio 2022
In morte di Nino Cerruti
Camilla Gusti, Il Messaggero
Era il più francese degli stilisti italiani: è arrivata ieri durante le sfilate maschili milanesi la notizia della scomparsa del designer e imprenditore biellese, Nino Cerruti. Ricoverato in ospedale a Vercelli per complicazioni ancora da chiarire dopo un intervento chirurgico all’anca, il signor Nino si è spento a 91 anni. Nato il 25 settembre 1930 e discendente di una famiglia di industriali tessili, Cerruti ha ereditato il timone dell’azienda alla morte del padre, avvenuta nel 1950, a soli 20 anni, lasciando così gli studi di filosofia e giornalismo.
Potrebbe limitarsi alla gestione del lanificio, ma nel 1957 avvia a Corsico, nell’hinterland milanese un’industria di confezioni, la Hitman che comincia a produrre abiti di alta moda pronta maschile. Nel 1962 fonda con Osvaldo Testa il marchio Flying Cross, il primo Designer Line che si aggiunge alla linea Hitman. Nel 1967 fonda la Cerruti 1881 e apre la prima boutique a Place de la Madeleine a Parigi, realizzata dall’architetto Vico Magistretti. A metà degli anni Sessanta nel suo Lanificio Fratelli Cerruti si avvale della collaborazione di nuovi nomi emergenti della moda italiana, assumendo come designer un esordiente del calibro di Giorgio Armani. È proprio in questo periodo che lancia la cosiddetta giacca decostruita, di cui poi Armani diventerà portabandiera.
Fra le sue clienti affezionate, vanterà Coco Chanel, che adorava i suoi pantaloni. Lo stile moderno, solitamente rivoluzionario ma indiscutibilmente elegante di Cerruti piace subito alla clientela internazionale. Alla fine degli anni ’70 lancia anche il primo profumo maschile Nino Cerruti e si lega al mondo dello sport grazie alle linee dedicate al tennis e allo sci, sponsorizzando anche atleti di fama mondiale come il tennista statunitense Jimmy Connors e lo sciatore svedese Ingemar Stenmark.
Piace anche al mondo del cinema grazie a Jean Paul Belmondo che diventa uno dei suoi clienti affezionati. La sua moda è la più richiesta, nei film e nella vita, per accompagnare i successi di personaggi come Michael Douglas, Richard Gere, Jack Nicholson, Tom Hanks e molti altri. La popolarità del marchio aumenta ulteriormente nel 1994 quando il brand viene nominato designer ufficiale della squadra di Formula 1 della Ferrari e un anno dopo inizia la produzione della linea femminile Cerruti Artè. La moda femminile completa l’immagine della maison: mai banale, mai volgare mai eccessiva ma sempre attenta ai mutamenti di costume.
Nel 1998 viene presentato l’ultimo dei suoi profumi maschili Cerruti Image presso il Guggenheim Museum a Bilbao. Nello stesso anno apre il negozio Cerruti a Madison Avenue di New York. Nel 2000 Cerruti apre un flagship store ad Hong Kong. Nel 2000 Nino Cerruti viene nominato Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica. Nel 2001 Cerruti Holding vende il marchio Cerruti 1881 per concentrarsi sul Lanificio Fratelli Cerruti.
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Roselina Salemi, La Stampa
Era un uomo elegantissimo e appartato. In uno degli ultimi ritratti ufficiali (di Jonathan Frantini) porta una camicia azzurro elettrico dello stesso colore dei calzini, perfetto come in quadro. Se ne è andato ieri, a Vercelli in ospedale: complicazioni di un intervento all’anca. Nino Cerruti, «il più francese degli stilisti italiani», cavaliere del lavoro, aveva 91 anni, e con lui finisce un’epoca, oltre che una vita straordinaria. Un lungo, felice momento per la moda, carico di energia e di invenzioni. Pensava di fare il giornalista ma poi, con la morte del padre, il Lanificio Fratelli Cerruti, fondato nel 1881 a Biella, richiede tutto il suo impegno. Nel 1950, a soli vent’anni, comincia la sua avventura in azienda. Lavora sui tessuti e sul design, lavora sui materiali, disegna, crea. Dice che una filanca può essere "allegra" o "triste". Guarda lontano: con lui nasce la rivoluzione dell’abbigliamento maschile, il casual chic. Nella storica boutique di Parigi, disegnata da Vico Magistretti, gli abiti da uomo, cosa inaudita, si mescolano a quelli femminili. Scopre che un certo Giorgio Armani ha talento e gli offre un lavoro. Molti pensano che la giacca destrutturata resa famosa da Don Johnson in "Miami Vice" (1984) sia di Armani, invece è sua (con la complicità della costumista Milena Canonero). Di Re Giorgio ha un’immensa stima: è l’unico stilista che conosce davvero i tessuti.
Adora il cinema, non soltanto per il product placement, per la pubblicità: duecento film si fanno solo per passione. Veste Anita Ekberg nel felliniano «La dolce vita" e le chiede di sfilare per lui a Roma negli anni Cinquanta. Veste Tom Cruise in "Eyes Wide Shut", Tom Hanks in "Philadelphia" e cinque presidenti americani nei film d’azione: Harrison Ford in "Air Force One", Jack Nicholson ("imprevedibile e divertente") in "Mars Attacks!", Clint Eastwood in "Potere assoluto" e "Nel centro del mirino", John Heard in "Mindwalk". Il caso di Harrison Ford è particolare: il completo tre bottoni iperclassico comprato a Parigi gli piace così tanto che lo vuole a tutti i costi in "Air Force One".
Realizza i pantaloni per Coco Chanel che li trova perfetti. Lei però lo intimidisce: «Le prime volte si trattava di scegliere i modelli e prendere le misure poi le proponevo tessuti particolari, ma spesso restavo in silenzio: è stata una delle poche persone a mettermi in soggezione». Commenta con orgoglio le sue idee che tornano di moda. Nel 1958 propone il color ottanio e lo vede ripresentarsi puntualmente come nuovo un paio di volte, fino al 2012. Prima di Saint Laurent manda in passerella donne con giacchini stretti e cappelli a falda larga, ma non pretende il copyright. Non è soltanto uno stilista curioso e versatile (simile in questo a Pierre Cardin), un ambasciatore del lusso e dell’eleganza italiana che si contrappone a quella british e vince. È un imprenditore con radici ben salde nel territorio e l’occhio attento al mercato globale, dagli accordi di licenza con il Giappone ai progetti di espansione. Basta guardare le date. La prima linea di abbigliamento, la «Hitman» è del 1957, la boutique Cerruti 1881 (un numero che ritorna, legato alla storia dell’azienda) a Place de la Madeleine a Parigi, è del 1967. La prima sfilata, applaudita da Diana Vreeland, è del 1968 e disegna una donna molto contemporanea, un’anteprima della working girl. La produzione e distribuzione della maglieria, delle camicie e della linea casual Cerruti 1881 Brothers è del 1975. Alla fine degli anni Settanta lancia (anche qui in anticipo) il profumo «Nino Cerruti», seguito da altre intuizioni: la linea sportswear, l’abbigliamento dedicato al tennis e allo sci, gli accordi con atleti di fama internazionale come il tennista americano Jimmy Connors e lo sciatore svedese Ingemar Stenmark. Nel 1994, è designer ufficiale della Ferrari (i piloti lo affascinano). Apre negozi monomarca in Cina, Hong Kong, Thailandia, Indonesia e a Madison Avenue a New York. Finché, nel 2001, la holding vende il marchio Cerruti 1881. E Nino Cerruti si concentra ancora una volta sull’azienda di famiglia.
Alcune sue interviste sono profetiche. Parla di moda comoda, di confini sempre meno rigidi tra abbigliamento maschile e femminile, di "anima" ("lo stesso abito trasmette un mood differente a seconda di chi lo indossa") e anche del difficile equilibro tra il cambiamento e il rispetto della tradizione. Dice spesso: «Per costruire un futuro, dobbiamo rispettare il passato senza restare impigliati nei ricordi». Ma di lui ci ricorderemo.
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Gian Luca Bauzano, Corriere della Sera
La sfumatura cerulea nello sguardo, la cadenza un po’ blasé nel parlare, la stretta di mano decisa ma con indulgenza. Nino Cerruti faceva parte di quella generazione di gentiluomini dello stile che ha fatto grande il concetto di moda italiana nel mondo. Lo stilista e imprenditore, nato a Biella il 25 settembre 1930, è morto ieri pomeriggio a 91 anni nell’ospedale di Vercelli, dove era già ricoverato per un intervento all’anca. La sua scomparsa ha lasciato sgomento il mondo della moda, in questi giorni protagonista delle sfilate maschili a Milano. «Lascia una grande eredità: il coraggio di investire nei giovani. Fu lui a credere in un giovanissimo Giorgio Armani di cui è stato maestro — ha commentato Carlo Capasa, presidente di Camera nazionale della moda —. Anticipatore di molte realtà di oggi, ha subito intuito il potenziale della moda maschile e la necessità di focalizzarsi su questo universo». Dal perfetto phisique du rôle incarnava la vera eleganza. «Ogni volta che ci incontravamo, scherzando gli dicevo che era l’uomo più chic d’Italia», aggiunge Capasa.
Il nome di Cerruti creativo è legato all’idea di proporre una moda maschile dal comfort raffinato, rappresentata dal debutto della giacca decostruita. Sono gli Anni Settanta quando al fianco del creativo biellese decolla la folgorante carriera di un giovanissimo Giorgio Armani. «Negli anni i nostri contatti si erano diradati — dice ora Armani — ma l’ho sempre considerato una delle persone che hanno avuto una reale e positiva influenza sulla mia vita. Da lui ho appreso non solo il gusto della morbidezza sartoriale, ma anche l’importanza di una visione a tutto tondo. Come stilista e come imprenditore. Il signor Nino aveva uno sguardo acuto, una curiosità vera, la capacità di osare. Mancherà quel suo modo gentile di essere autorevole e anche autoritario».
Ventenne, alla scomparsa del padre Silvio, nel 1951 Nino Cerruti prende in mano le sorti dell’azienda di famiglia, fondata nel 1881 da suo nonno come «fabbrica dei panni di lana», un vero punto di riferimento nel distretto biellese per la produzione di tessuti pregiati. In meno di un decennio il successo internazionale segnato dal lancio a Milano di Hitman, la sua prima linea di abbigliamento; segue nel 1962 la nascita della prima designer line: Flying Cross.
Cinque anni dopo eccolo a Parigi con la prima boutique del marchio Cerruti 1881: quella prima collezione sanciva l’indispensabilità del comfort per la moda da uomo. Creativo geniale e imprenditore lungimirante stringe accordi di licenza in Giappone e Stati Uniti per aumentare la visibilità internazionale. Seguono i lanci delle linee più casual come Cerruti 1881 Brothers e, nei Settanta, la Nino Cerruti, prima di una serie di fragranze di successo.
Si lega al mondo dello sport: sci, tennis e poi la Formula 1 con Ferrari. Nei Novanta il debutto della donna e la boutique sulla Madison Avenue a New York. Dove festeggia i 30 anni di love story con il mondo del cinema presentando il libro Cinema - Nino Cerruti: «Ho iniziato con un abito da sera per la Ekberg nella Dolce Vita di Fellini, di cui avevo gran soggezione», ricordava con ironia.
Il terzo millennio si apre con la nomina a Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica e, nel 2001 con la vendita del marchio Cerruti 1881. Cerruti ritorna così alle origini concentrandosi sull’attività del Lanificio Fratelli Cerruti. E quando parlava ai suoi amati giovani ricordava: «L’industria della moda richiede nuove figure capaci di unire creatività e mercato. Ha un enorme potere. Resta il messaggio più diffuso al mondo».