Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  gennaio 15 Sabato calendario

Sofie, la prima torera tedesca

Ha matato il suo primo toro in agosto, Clara Sofie Kreutter, e non è andata bene. Nell’arena di Ledaña, nella Mancia, considerata per i giovani toreri quella che è l’Opera di Parma per i cantanti lirici. Ha sbagliato il colpo di grazia forse per il nervosismo, e il toro, che si chiamava Chirrin, un Miura da 600 chili, è andato vagando sanguinando per l’arena ancora per minuti. Con il secondo toro è andata meglio, e le hanno assegnato come riconoscimento alla sua bravura le orecchie del toro. Anche la stampa è stata benevola: «Lo storico debutto è riuscito», ha scritto El Mundo.
Clara Sofie, 29 anni, è nata a Bad Berleburg, in Nord Renania Westfalia, non è la prima donna a scendere nell’arena, ma è la prima tedesca. La prima nella storia fu la portoghese Conchita Cintrón nel 1944, a 22 anni. La chiamavano la Diosa rubia, la dea bionda. Sono poche quante sono riuscite a imitarla, ma c’è anche un’italiana, nel 1991 la fiorentina Eva Bianchini, 23 anni, chiamata sui manifesti Eva Florentia.
Anche Sofie ha lunghi capelli biondi, più alta di una testa della media dei toreri spagnoli, ed è attesa per la prossima stagione che inizia a febbraio, già scritturata per venti pomeriggi, si ripromette dunque di uccidere quaranta tori. In Spagna la esaltano, in patria la insultano. Riceve persino minacce di morte sui siti web, ed è stata denunciata dalla Peta, la società che tutela il trattamento etico degli animali.
Grazie a Sofie, in Spagna si spera di riempire le arene, le corride non attirano più spettatori come in passato, il 56% degli spagnoli chiede che vengano proibite, solo il 25% è ancora a favore. In Portogallo hanno vietato lo spettacolo ai minori di 16 anni, è troppo cruento per gli adolescenti. Forse è il primo passo per la definitiva chiusura delle Plaza de toros. Sarà la fine dei tori Miura, esemplari stupendi, allevati in libertà alcuni anni, per scendere infine nell’arena. Un costo elevato e una bella morte, invece di essere eliminati in un macello, sostengono quanti difendono ancora le corride.
Un tempo ci andavano le famiglie anche con i bambini, non molte, per la verità. Io non ricordo di averne visti quando andai nella Spagna di Franco sulle tracce del mio amato Hemingway. I biglietti erano carissimi, io, da studente, finii nei posti degli spagnoli, i miei vicini prendevano in giro i turisti che guardavano lo spettacolo attraverso gli obiettivi delle macchine da presa. Mi insegnarono a giudicare i toreri che esageravano in gesti teatrali e poco rischiosi. E a comprare i meno cari posti al sole che presto, verso la fine dell’estate, sarebbero finiti all’ombra. Papa Hemingway, dicevano, amava la Spagna, però di corride ne capiva poco. Avevano ragione, però il primo amore, anche letterario, non si dimentica.
Non si può amare la corrida, ma assistevo a un rito antico. Da piccolo avevo visto uccidere gli animali in campagna durante la guerra, anche torcere il collo a una gallina è crudele per un bambino. Un paio d’anni dopo la mia vacanza a Barcellona, cronista alle prime armi, mi trovai inviato a Longarone, per la tragedia del Vajont, e la mia carriera (termine odioso) cominciò con un articolo sui guardoni della domenica, quelli che vennero, anche con i bambini, per fotografare i morti. Fu quel pezzo a essere notato. È una lunga difesa per essere convincente.
Sofie non è una semplice torera, affronta i tori a cavallo, uno spettacolo raro. Ha studiato Pferdewissenschaft, scienza equina, a Vienna. Andata in Portogallo per seguire un corso di sei mesi, vi è rimasta, vive a Lisbona da cinque anni, ed è allieva di Jorge D’Almeida, il gran maestro del Rejoneo, l’arte della tauromachia a cavallo. «È una straordinaria esperienza riuscire a gestire la forza di due animali come un toro e un cavallo», dichiara Sofie alla Süddeutsche Zeitung. Un gioco di destrezza, il cavallo è più veloce sulla distanza, il toro più rapido nello scatto breve. Il cavallo del rejoneador è senza protezione, come quella usata dai picadores, uno sbaglio e sarà sventrato. Clara, per la crudeltà contro i cavalli, non per i tori, rischia in Germania una condanna fino a tre anni.