Corriere della Sera, 14 gennaio 2022
L’aereo del cuoco di Putin diventa un caso diplomatico
Tra scenari da Guerra Fredda e prove tecniche di dialogo tra Stati Uniti e Russia, un caso internazionale si consuma, per il momento dietro le quinte, intorno a un jet privato che da oltre due anni sta parcheggiato su una pista dell’aeroporto di Berlino. È una storia che condensa in sé tutti gli elementi, le posizioni e le contraddizioni, nella nuova stagione di gelo e tensione tra l’Occidente e Mosca.
L’aereo in questione è un lussuoso Hawker 800XP, atterrato il 29 ottobre 2020 nello scalo berlinese di Schönefeld e da allora rimastovi, in apparenza per la manutenzione. Ma non si tratta del jet del solito miliardario. Secondo il governo americano, il velivolo è infatti di proprietà di Evgenij Prigozin, meglio noto come «il cuoco di Putin», uno degli oligarchi più vicini al leader russo. Nella galassia putiniana, il ruolo di Prigozin va in realtà ben oltre la gastronomia: è infatti fondatore e proprietario della milizia Wagner, l’esercito privato che combatte le guerre sporche per conto del Cremlino in Siria, Libia e da ultimo in Mali. Prigozin sarebbe anche dietro la Internet Research Agency, una fabbrica di troll che da anni diffonde fake news e fa propaganda filorussa sui network occidentali. Per aver tentato di interferire nelle elezioni presidenziali americane del 2016, quelle vinte da Trump, il miliardario è ricercato dall’Fbi.
Ma Prigozin è anche nella lista delle sanzioni ad personam varate dagli Usa e dall’Ue contro Mosca dopo l’annessione della Crimea e rafforzate dopo il caso Navalny. Chi è in quell’elenco, non può entrare in Europa e i suoi beni possono essere confiscati.
È quello che il governo americano ha chiesto qualche mese fa alla Germania: il sequestro dell’Hawker, valore commerciale 2 milioni di euro. Ma come rivela il settimanale Die Zeit nel numero in edicola, il governo federale tergiversa e da settimane discute animatamente sul da farsi. Il problema, o la scusa secondo gli americani, è che il jet appartiene a Club Group, società di comodo, registrata a San Marino. In realtà, è una ditta fittizia controllata da Uni Jet, compagnia guidata da un fedelissimo di Prigozin, Artem Stepanov, l’uomo che materialmente era alla guida dell’aereo al momento dell’atterraggio a Berlino. Per questo, dalla primavera del 2021, anche lui è stato messo nella lista americana dei sanzionati. Nel governo tedesco le posizioni sono diverse. Il ministero degli Esteri sarebbe tentato di dare un segnale, dando corso alla richiesta americana. Ma quello dell’Economia è più prudente, temendo che la base giuridica per una decisione di confisca non sia così solida e un sequestro rischia di essere sfidato nei tribunali con esito incerto. Ancora più prudente è il cancelliere Olaf Scholz, il quale vorrebbe evitare quello che suonerebbe come atto ostile verso Putin.
Nel frattempo, Berlino ha trovato una soluzione «alla tedesca», aprendo un procedimento doganale per verificare lo stato del lavoro di manutenzione del velivolo. Un modo per prendere tempo e non offendere nessuno.