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 2022  gennaio 13 Giovedì calendario

2022: meno merci e prezzi in salita

In questo inizio di 2022, c’è una contraddizione apparente. Ogni giorno ci rendiamo conto della penuria di merci disponibili: chi vuole comprare un’auto, chi certi mobili all’Ikea, chi materiali per costruzione lo sa. La spiegazione è che ci sono colli di bottiglia nel commercio internazionale. Se però guardiamo le statistiche di questo commercio internazionale notiamo che – secondo l’Unctad, la Conferenza su Commercio e Sviluppo delle Nazioni Unite – nel periodo luglio-settembre 2021 gli scambi di merci globali hanno toccato i 5.600 miliardi di dollari, una crescita dello 0,7% rispetto al trimestre precedente: è in assoluto il livello più alto di tutti i tempi. Rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, il 2020 colpito dalle distruzioni agli scambi provocati da pandemia e lockdown, l’aumento è stato del 24%, nota la Wto (l’Organizzazione Mondiale del Commercio). I dati per i flussi dell’intero 2021 saranno resi noti solo ad aprile ma già oggi si può prevedere che si sia trattato dell’anno record per gli scambi globali, ben al di sopra dei valori pre-pandemia. Già: i valori. Perché questi numeri raccontano quanto le merci sono state fatturate e mascherano una situazione che rimane incerta. Se si guardano i volumi, nel terzo trimestre dell’anno scorso non siamo più di fronte a un aumento dello 0,7% ma a un calo dello 0,8%, calcola la Wto. La differenza contabile è data dall’aumento dei prezzi, soprattutto di quelli delle materie prime. Siamo insomma in una situazione nella quale i problemi creati dai colli di bottiglia dovuti a interruzioni logistiche nelle catene di fornitura rimangono e limitano il commercio. Allo stesso tempo, la crescita dei prezzi di molte merci è dovuta a una ripresa della domanda post-lockdown e appunto alla penuria in molte parti dell’offerta. Il 2022 rimane dunque avvolto in una certa incertezza, per quel che riguarda gli scambi mondiali. L’’Unctad nota che la Cina cresce meno del previsto (e il lockdown che sta imponendo ora a milioni di abitanti in almeno tre città peggiorerà la situazione); che ulteriori chiusure, in particolare nella Ue, potrebbero rallentare la domanda di merci; che gli ingorghi in molti porti possono continuare e quindi mettere in difficoltà i flussi di beni; che le tensioni geopolitiche bloccheranno rotte commerciali; che la crisi dei semiconduttori permarrà e colpirà molti settori manifatturieri.