Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  gennaio 13 Giovedì calendario

Chi vota chi

Prima era il riserbo, o l’incertezza, totale. Ora dodici giorni dalla prima votazione per eleggere il capo dello Stato, lo scenario non è molto cambiato. I parlamentari, per dirla con Eugenio Montale, sono ancora fermi al «codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». Ma alcuni nomi, timidamente, cominciano a essere pronunciati. Eccoli.
Partito democratico
I democrat, abbottonatissimi finora, vivono con un po’ di sollievo le dichiarazioni di Enrico Letta a DiMartedì (La7): «Mattarella per me sarebbe il massimo». Stefano Ceccanti esulta: «Lo avevo detto dall’inizio, pian piano stanno nuotando tutti in questa direzione». Matteo Orfini anche: «Deciderà il Pd, ma la condizione della pandemia obbliga la permanenza di Draghi al governo e il sacrificio di Mattarella». Se Franco Mirabelli avesse «una bacchetta magica» toglierebbe «dal tavolo il nome di Silvio Berlusconi». Quanto a Mattarella crede «che vada rispettata la sua volontà».
Per molti nel Pd, come Anna Rossomando, «prima dei nomi va definito il metodo», serve un «accordo per una maggioranza più ampia possibile», capace di esprimere «una persona di alto profilo, autorevole ed europeista convinto». Suggerimenti? Ancora nessuno. Marianna Madia aspetta «l’orientamento del partito». Anche Walter Verini, attende e conta nel “simul stabunt simul cadent”: o si starà insieme o si cadrà tutti insieme. Anna Ascani si limita a dire: «Seguirò le indicazioni del Pd come ho sempre fatto». Le «attende» anche Filippo Sensi. Per l’ex ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, «è troppo presto per un nome». Monica Cirinnà dice: «Non lo so». Alessandro Zan: «Discuteremo nel gruppo. Mi piacerebbe votare una donna». «Da donna di partito», invece, Caterina Bini aspetta «le riflessioni interne», auspica «un alto profilo» ma «se Mattarella accettasse e ci fossero le condizioni sarebbe assolutamente straordinario». Anche Alessandro Alfieri invoca un «alto profilo, europeista, atlantista, che ci mantenga nelle alleanze consolidate, sia capace di mantenere la coesione sociale e sia garante della Costituzione». Nomi? «Una figura come è stata quella di Mattarella, che non si può tirare per la giacchetta. È una figura che va tutelata». Comunque va tolto di mezzo Berlusconi «che crea imbarazzo più al centrodestra che a noi». Anche per Eugenio Comincini bisogna prendere atto che «a più riprese Mattarella ha detto no». Enrico Borghi, vice capogruppo Pd alla Camera: «La mia posizione la definirà il partito».
Attende la riunione anche Chiara Braga che chiede di «rispettare la scelta di Mattarella». Esclude Berlusconi e attende «un metodo» Alessia Morani. E Micaela Campana dice: «Decideremo insieme». Qualche nome in più i dem lo fanno con la garanzia dell’anonimato: in cinque rispondono Mattarella, tre Draghi, uno Enrico Letta, due Franceschini, due Casini.
Lega
La Lega è compatta nel tacere e attendere lumi da Matteo Salvini. Per Francesco Scoma «è troppo presto per fare un nome per il Quirinale». Jacopo Morrone «aspetta indicazioni di Matteo». Preferisce non rispondere Federica Zanella. Riccardo Molinari conferma «l’appoggio leale della Lega, e credo di tutto il centrodestra» a Berlusconi «se scenderà in campo»: «Non è un segreto che è una figura divisiva, ma Berlusconi ha mille risorse», dice. E a Radio Anch’i o definisce l’ipotesi del Mattarella bis «abbastanza bizzarra: noi abbiamo sempre detto che il caso Napolitano è stato eccezionale». Paolo Grimoldi dice: «Attendo direttive». Nino Minardo: «Ancora non lo so». Nell’anonimato tre senatori del Nordest indicano di votare Umberto Bossi: «Perché è questo quello che vorrebbero i nostri elettori».
Forza Italia
Una cosa è certa: il convitato di pietra, Silvio Berlusconi, è all’origine di molti silenzi e cautele. Quei 505 voti da trovare prima di decidere se candidarsi costringono molti parlamentari a mantenersi nel vago. Certo, c’è chi già pronuncia forte il suo nome. Maurizio Gasparri: «Vedremo se dalla quarta votazione in poi». Il giornalista-deputato Giorgio Mulè: «Se si candida Berlusconi, il voto non potrà che essere per lui. Magari alla quarta votazione, dopo aver votato scheda bianca». Auspicano la discesa in campo e la salita al Colle di Berlusconi anche Paolo Barelli Alessandra Gallone, Andrea Cangini, Nazario Pagano, Marco Perosino, Adriano Paroli, Fiammetta Modena Fulvia Caligiuri, Massimo Mallegni. E c’è anche chi segue la linea della cautela. «Voterò ciò che mi dirà il gruppo, spero Berlusconi», dice Pier Antonio Zanettin. Annagrazia Calabria: «Vorrei votare dalla prima Berlusconi». Mentre in attesa di certezze Alberto Barachini e Andrea Causin rispondono: «Non lo so». Catia Polidori: «Spero che si candidi Berlusconi, tutti possiamo votarlo». Gi anfranco Rotondi spera, ma intanto ha fatto un nome fuori dalla politica: il suo oncologo Ermanno Lea.
Fratelli d’Italia
Isabella Rauti: «Se il candidato del centrodestra sarà Berlusconi lo voterò. Se cambiasse lo scenario voterò un altro candidato di centrodestra. Mattarella mi sentirei di escluderlo, come ha fatto lui stesso». Giovanni Donzelli voterà, dice, «sicuramente un patriota. Se Giorgia Meloni indicherà Berlusconi lui. Altrimenti un altro. Draghi no: non lo è». Daniela Santanchè è netta: «Se Berlusconi sarà in campo lo voterò, lo dice anche Giorgia Meloni. Per il resto ho solo una certezza, non voterò Mattarella». Alfredo Urso voterà «come da indicazione del centrodestra». Lucio Malan non ne ha a ncora «la minima idea». Andrea de Bertoldi aspetta «la linea del partito e della coalizione». E Claudio Barbaro preferisce non rispondere.
Coraggio Italia
Nel partito fondato da Giovanni Toti e Luigi Bugnaro, il senatore Massimo Berutti spiega: «In assemblea abbiamo sostenuto una mozione all’unanimità per appoggiare la candidatura di Berlusconi. La situazione è in evoluzione e noi possiamo solo sperare che tutto il centrodestra proceda in quella direzione. O faremo una nuova valutazione d’intesa con i nostri alleati e nel rispetto del nostro Dna politico». Per Emilio Carelli, ex M5s ora Coraggio Italia, «la prima opzione è Mario Draghi», ma attende di vedere cosa faranno le forze in campo. Osvaldo Napoli, ex Forza Italia ora in Coraggio Italia: «Il voto è segreto. Non posso dire a chi lo darò, ma sarà qualcuno di non divisivo». Marco Marin, ex sciabolista plurimedagliato alle Olimpiadi negli anni Ottanta e Novanta ricorre a una metafora del suo mondo: «Vengo dallo sport, voterò con la mia squadra. La maglia che porto quella è della mia coalizione, ma tutti indossiamo quella della nazionale».
Movimento 5 Stelle
In attesa che venga definita la posizione ufficiale l’indecisione è tanta. «È troppo presto», dichiara Daniele del Grosso. E Daniele Pesco: «Aspetto le indicazioni del gruppo». Un ampio fronte interno spinge per il Mattarella-bis, ipotesi emersa nell’assemblea di Palazzo Madama e che raccoglie consensi anche a Montecitorio. Nove senatori, chiedendo l’anonimato («non è il momento dei personalismi») si dicono favorevoli all’ipotesi. C’è però anche il gruppo dei «lealisti» nei confronti del leader Giuseppe Conte. Fra loro Gianluca Castaldi e Gabriele Lanzi: «Voteremo seguendo l’indicazione che arriverà dal presidente Conte e dal Movimento». «Ognuno di noi ha una propria idea» aggiunge Marco Croatti, «dato che il Presidente della Repubblica compie atti che riguardano i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, per poter contare nei prossimi 7 anni, occorre far parte di quella coalizione che lo eleggerà quindi mi atterrò alle indicazioni del presidente Conte». Pierpaolo Sileri, senatore e anche sottosegretario, preferisce invece non rispondere, come Laura Bottici, Vincenzo Presutto e la sottosegretaria Rossella Accoto. Nell’ampia galassia pentastellata ci sono anche 8 inquilini di Palazzo Madama critici sulla linea Conte che hanno indicato come candidato per loro ideale il magistrato Nicola Gratteri, «sul quale potrebbe esserci la convergenza con i parlamentari che hanno a cuore i temi della legalità. Puntare su un profilo di questo genere, lontano dai giochi della politica, riporterebbe il Movimento allo spirito iniziale che aveva animato la nostra nascita e che rischia di perdersi se ci impantaniamo nelle trattative con il bilancino con Forza Italia o con il Pd». Alla Camera, Maria Edera Spadoni auspica il «confronto con le altre forze politiche» per individuare una personalità di rilievo, mentre per Laura Castelli e Davide Crippa «è troppo presto per decidere».
Liberi e uguali
Pierluigi Bersani, nell’intervista rilasciata al Corriere, dichiara che «Draghi è sicuramente in pole position, pur con tutte le subordinate del caso». E, aggiunge, «se questa fosse la decisione della compagnia, del collettivo, mi adeguerei, come ho sempre fatto». Però non si ferma lì: «Ma il punto è un altro: vogliamo dirlo che andrebbe cercata un’alternativa?». Stefano Fassina: «Vorrei una figura per accontentare la stragrande maggioranza dei cittadini italiani. Il centrodestra deve sgomberare dal campo Berlusconi, perché è una figura divisiva. Indeciso ancora Nicola Fratoianni, ma anche lui ha una sola certezza: «Non voterò Berlusconi». Per Nico Stumpo, Articolo Uno, «l’elezione del presidente della Repubblica non è un gioco a premi». Occorre valutare bene sulla base degli accordi possibili. Quindi, conclude «seguirò le indicazioni del mio partito». Loredana De Petris assicura che lei e i colleghi di partito voteranno «il nome di massima garanzia costituzionale che alla fine sceglieremo insieme a Pd e 5S». Per Federico Conte è comunque ancora prematuro indicare i nomi.
Italia viva
Michele Anzaldi aspetta «che i partiti si parlino e ci diano un carnet di 23 nomi». Ma un nome lo fa:«Di mio voterei Emma Bonino». Un nome che viene fatto più volte da chi preferisce non comparire. Un senatore dice: «Tra gli sbandamenti dei partiti si rischia di non vedere figure di alto profilo istituzionale e di grande esperienza, per questo voterò Emma Bonino». Per Ettore Rosato «è troppo presto» per fare nomi. Sempre da Italia Viva Gennaro Migliore dichiara: «Decideremo insieme». Roberto Giachetti (Iv) ci scherza su: «Io non sono disponibile». Poi aggiunge: «Io voterei a occhi chiusi per Draghi, ma mi rimetto al partito».
Gruppo Misto
Qualche nome, raro, arriva dal gruppo misto, dove sono confluiti ex pentastellati, ex forzisti, sostenitori di Draghi. Un vero terreno di caccia per le alleanze. Gregorio De Falco, ex M5S, il nome di una donna lo fa : «Voterò per una persona che avrebbe meritato di più, Rosy Bindi». Per l’ex ufficiale della Guardia Costiera che fronteggiò Schettino intimandogli di tornare a bordo della Concordia, l’ex parlamentare Pd «si è messa contro tutti, non ha fatto i suoi interessi come presidente dell’Antimafia. È stata una persona libera». Enrico Costa di Azione ne fa un altro: «Marta Cartabia». Matteo Richetti, ex Pd ora nel gruppo misto con Azione: «Draghi a Palazzo Chigi e Cartabia al Quirinale». Sandra Lonardo, ex Fi ora nel partito Noi Di Centro fondato dal marito Clemente Mastella, non ha dubbi: «Voto Silvio Berlusconi, spero che il centrodestra compatto voglia portare avanti la sua candidatura». Roman i, ex FI: «Quando venerdì si riunirà il centrodestra dirà se si candida e con quali numeri e il leader del centrodestra Salvini gli darà il suo appoggio, non mi potrò sottrarre per la storia a cui sono appartenuto». Nicola Morra dice «no ad ex premier, come Berlusconi, Draghi e tantomeno Amato (perché non Giolitti?)». Auspica «un uomo che sappia rinviare alle camere provvedimenti anticostituzionali» e sarebbe pronto anche a votare «l’oncologo di Rotondi». Maria Rosaria Abate pensa che servirebbe «un nome di rottura, un profilo come il procuratore Gratteri. Una persona che non sia solo un conoscitore della costituzione, ma che sia un garante della legalità, perché nel nostro Paese abbiamo bisogno di legalità»; Margherita Corrado ancora è indecisa, «ma posso escludere sicuramente di votare tutti i nomi circolati finora, a cominciare da Draghi, Berlusconi e da Mattarella stesso». Daniela Cardinale spiega che deciderà dopo essersi confrontata. Elio Lannutti, Italia dei Valori, spiega che «è in corso un ampio confronto con vari esponenti del Gruppo Misto per individuare un nome di alto rilievo istituzionale e fuori dal mondo dei partiti, su cui ottenere un’ampia convergenza e condivisione. Alcuni dei nomi che circolano sono quello di Nicola Gratteri e del costituzionalista Paolo Maddalena». A conferma delle parole di Lannutti, in forma anonima, 8 senatori del Gruppo Misto dichiarano l’intenzione di votare proprio Gratteri, 3 indicano Paolo Maddalena e due auspicano il Mattarella-bis. Alla Camera, l’ex 5 Stelle Andrea Ceccon i annuncia: «Non voterò Draghi, Mattarella e Berlusconi, aspetto proposte serie dei grandi partiti, voterei col sorriso il Nobel della fisica Giorgio Parisi o Paolo Maddalena». Da Alternativa Francesco Forciniti dice: «Non ho ancora un’idea ma sicuramente non voterò Berlusconi o Draghi». Emanuela Corda e Pino Cabras punteranno su «un garante della Costituzione». Jessica Costanzo non fa nomi: «Ci stiamo lavorando». Raffaele Trano il nome lo sa ma non lo dice: «Per non bruciarlo». Giuseppe D’Ambrosio vuole «una figura al di sopra delle parti».