la Repubblica, 13 gennaio 2022
La nuova vita di Federica Pellegrini
MILANO – Almeno sei chilometri al giorno. Ogni 50 metri, una trentina di bracciate. A ogni allenamento le spalle che ruotano 3.600 volte, cioè 30 mila a settimana, 120 mila al mese. Lo ha fatto per vent’anni, Federica Pellegrini. «E gli ultimi due, non sono stati i più facili della mia carriera. Da adesso in poi comincio a vivere». È stata una lunga traversata, quella della più grande, vincente e longeva nuotatrice italiana. Tutto quello che non è venuto in superficie, dall’argento ad Atene 2004 a 16 anni e 12 giorni, la più giovane azzurra di sempre, all’oro a Pechino 2008, ai 6 titoli mondiali, 7 europei, al record del mondo nei 200 stile sul quale c’è scritto ancora il suo nome (dal 2009), è stato nuotato sott’acqua. Underwater, docu-film che dopo l’uscita evento con première a Milano alla presenza degli affetti di Fede a cominciare dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, dal 20 gennaio sarà per Amazon su Prime Video. In 93 minuti racconta tanto sommerso e anche alcuni abissi, come la bulimia dell’adolescenza. Ma soprattutto le ultime due durissime stagioni che l’hanno portata l’estate scorsa a Tokyo 2020, dopo il rinvio per pandemia dei Giochi, a 33 anni alla 5ª finale olimpica nella stessa gara, i suoi 200 stile: nessun’altra donna c’è mai riuscita prima di lei. «Ho vissuto una lotta interna: dentro c’era la donna che spingeva per un’altra vita, dall’altra la sportiva che diceva solo: un’altra Olimpiade. Non è stato facile. E anche accettare le telecamere che mi seguivano nell’intimità, nel dietro le quinte, specie nel pre-gara».
L’obiettivo in presa diretta è di Sara Ristori, la produzione di Fremantle, la distribuzione di Notorious Pictures, le musiche di Samuel dei Subsonica. Documento sportivo con aggiunta di filmati Vhs di repertorio. Interni domestici con Matteo Giunta, il suo allenatore e futuro sposo che piange a dirotto a ripensare al 4° posto di Rio. Lacrime, risate, liti, paure, felicità. C’è tanta famiglia: mamma Cinzia, papà Roberto. «Non ho mai avuto un amico del cuore, per me è sempre stato più importante l’amore di un uomo». Mancano gli ex fidanzati ma anche gli ex allenatori tra i ricordi, tranne quello del tecnico mentore Alberto Castagnetti scomparso nel 2009: «Mi ha impressionato riascoltare la sua voce. Dopo la sua morte ho vagato cambiando coach ogni sei mesi prima di trovare Matteo. Io? Appaio per quello che sono, con un carattere che non piace a tutti anche se ho imparato ad aprirmi un po’. Sono sempre stata una combattente fino alla fine perché avevo passione per il mio sport. Cosa farò? Non so sciare, non so giocare a tennis, non so l’inglese, non so cucinare. Devo organizzare il mio matrimonio. Andrò a Pechino per le Invernali con il Cio. Cosa lascio? Sono contenta se posso essere stata un buon esempio». Anche sott’acqua.