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 2022  gennaio 13 Giovedì calendario

Il testamento politico di David Sassoli

Non è mai facile raccontare l’Unione europea, specialmente in un tempo così complesso, caratterizzato da pericoli inediti ma anche da straordinarie opportunità.
La crisi provocata dalla pandemia è stata un evento devastante quanto inatteso, uno spartiacque fra un mondo che ci è noto, che abbiamo imparato a conoscere, e una scena nuova che ancora facciamo fatica non solo a interpretare ma anche a descrivere.
Le sfide che abbiamo di fronte sono impegnative e chiedono all’Europa una prova di grande unità. Per certi aspetti il virus è riuscito a mettere in evidenza tutte le contraddizioni di un mondo globale senza regole che, specialmente negli ultimi venti anni, non ha fatto altro che produrre vere e proprie fratture nel corpo sociale, mettere in discussione la tenuta dei nostri sistemi democratici e incrinare spesso quel rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni. Oltre a imparare a leggere la complessità con uno sguardo diverso, serve la forza per rilanciare il cantiere europeo e sostenere un’Europa che discuta, che sappia pazientemente trovare le giuste convergenze e fornire risposte ai bisogni delle persone.
Credo che sia nell’interesse dei nostri cittadini rafforzarci insieme e dunque, oggi più che mai, è necessario proteggere la nostra coesione, tutelare la nostra unità.
Abbiamo capito, insomma, che non è accettabile un’economia senza morale, uno sviluppo senza giustizia, una crescita a scapito delle nuove generazioni.
Ecco perché penso che sia importante soffermarsi sul lavoro portato avanti dall’Unione europea in questo periodo, sicuramente fra i più complessi e drammatici della sua storia.
Il Recovery Fund e il Next Generation EU rappresentano non solo la risposta alla pandemia e agli effetti che ha prodotto, ma anche un’opportunità per realizzare nuovi modelli capaci di conciliare la crescita economica con il rispetto per l’ambiente.
Dico questo perché in fondo oggi tutto è connesso e dunque anche il progresso sociale ed economico non può dissociarsi da quello ecologico. La sostenibilità rappresenta quindi la sintesi del nostro agire ma anche il paradigma con cui decliniamo i temi dello sviluppo.
È necessario quindi riappropriarci delle nostre radici e mettere al centro del pensiero un’etica della persona che vada oltre la logica del profitto. Dobbiamo ripartire da questi valori e dalla consapevolezza che l’Europa funzionerà se ognuno riuscirà a fare il proprio dovere, se tutti saremo concentrati sulla ripresa, sulla riduzione delle disuguaglianze e, soprattutto, sull’impegno comune a lasciare alle nuove generazioni un futuro più giusto, con maggiori opportunità. La politica non può essere per pochi.
Incoraggiare un’Europa che discute, che fa politica e che cerca convergenze significa rafforzare la democrazia e rendere i cittadini protagonisti di questa grande comunità. Tuttavia, se vogliamo far diventare il nostro Continente protagonista e vero attore globale, è fondamentale individuare anche strumenti più efficaci, più flessibili e più resilienti. Come scriveva Jean Monnet, “l’Europa sarà forgiata dalle sue crisi” e credo che questo sia da sempre il motore dell’integrazione europea. Sulla politica estera, ad esempio, l’Europa deve far sentire la sua voce e definire i suoi interessi strategici affinché possa svolgere insieme ai nostri partner, in un quadro multilaterale, un’azione di stabilizzazione, di pace e di sviluppo.
È anacronistico che su alcune materie – come appunto la politica estera – il Consiglio dell’Unione europea debba ancora decidere all’unanimità. Come possiamo far innamorare i cittadini di una democrazia che blocca e si blocca, in cui valgono il diritto di veto e l’unanimità?
Servono riforme e, in questo senso, il meccanismo democratico europeo deve essere all’altezza delle necessità e delle aspettative dei nostri cittadini.
Questo tempo ci dice che dobbiamo avere più coraggio e che su certe decisioni l’Europa non può più indugiare. La pandemia non può essere considerata una parentesi ma un forte invito a proiettarci nel futuro, a interpretare i cambiamenti dei nostri tempi e ad aprirci alla complessità del mondo. Un’Europa utile, che sappia guardare in profondità il nostro tempo, che non si accontenti di auto-conservarsi.
Servono grandi riforme ma, prima ancora, serve rilanciare la centralità della politica intesa come capacità di disegnare il mondo che vogliamo e come dimensione essenziale della convivenza civile.

(Questa è la prefazione di David Sassoli al libro “Verso casa. Il lungo viaggio dell’Europa per ritrovare sé stessa”, di Donato Bendicenti, edito da Luiss University Press, in uscita il 10 febbraio)