Il Messaggero, 13 gennaio 2022
Le truffe degli amori virtuali spiegata da Crepet
Amori virtuali che finiscono quasi sempre con truffe e denaro delapidato. Imprenditori sessantenni che si lanciano in passioni con giovanissime straniere, anziane signore che regalano la loro liquidazione al toy boy di turno.
Dottor Paolo Crepet, che sta succedendo?
«Bisogna dire che persone raggirate ci sono sempre state, basti pensare a Wanna Marchi e ai vari santoni».
Però adesso il fenomeno sembra aumentato, stiamo diventando più ingenui?
«Sebbene siano storie diverse hanno tutte un comune denominatore, ed è la solitudine. Ci sono due tipi di solitudine: quella sociale, che spesso è voluta. E poi c’è la solitudine che fa male, quella che ti fa sentire solo anche tra migliaia di persone. Non è un problema di ingenuità, ma è un bisogno di riempire vuoti. E il digitale, i computer, non hanno fatto altro che aumentare questo tipo di necessità».
Da psichiatra come valuta questi comportamenti?
«C’è chi ha strumenti individuali e sociali per combatterla, ma c’è anche chi non riesce a pensare che ci si invecchia. E il discorso vale soprattutto per il signore che è andato in Africa. Un atteggiamento, il suo, molto maschile: ti senti un evergreen, un giovane senza età, e quindi fai tutte quelle cose che nessuno giudicherebbe così severamente se le avesse fatte un quarantenne. La verità è che la vita è spesso noiosa, ripetitiva, priva di sollecitudine dal punto di vista emotivo. E allora si finisce con l’inseguire il sogno».
Molte di queste persone hanno famiglia, figli, non sono, poi, così sole.
«Questo non vuol dire niente. Puoi sentirti solo a cena con tutta la famiglia, puoi sentirti solo seduto sul divano accanto a tuo marito, sapere che non puoi parlare di certe cose. È una sorta di condanna, a volta la famiglia. C’è gente che non comunica da anni le proprie emozioni».
È un fenomeno tutto moderno?
«Le mamme e le nonne non vivevano di queste cose, primo perché non c’erano i computer, il virtuale, e poi perché avevano una qualità di vita, forse peggiore, ma che era piena di tante cose: figli da curare, spesa da fare, era molto pèiù duro vivere».
Anche in quegli anni si sognavano passioni e amori.
«Sì ma la tua passione rimaneva ferma al manifesto della ragazza in bikini. E quando tornavi a casa, tutto rientrava nella routine. Non pensavi certo di contattarla. Ora tutto sembra possibile ed è diventata tanta la gente che vive più nel virtuale che nel reale. Puoi avere una bella macchina, bei vestiti, però poi torni a casa e non c’è nulla che riesca a emozionarti».
Il Covid ha accentuato il fenomeno?
«Può avere aggiunto solitudine, perché nella vita prima del virus, si usciva, si andava a lavorare, si mangiava con gli amici. Tutto questo è stato sconvolto come mai è successo nella storia dell’uomo, le scuole non erano mai state chiuse finora. Ma se voglio aiutare le persone mi devo porre anche un altro problema: se quel signore non va in Africa che fa? È un mondo molto presuntuoso che ti fa diventare sempre più anziano e nello stesso tempo ti dice cosa devi fare. Qualche ora di felicità non crea danno, anche il mondo dei più anziani ha bisogno di gioia».