Linkiesta, 13 gennaio 2022
Le cancellettiste insoddisfatte contro Amadeus
Il vantaggio d’essere ben oltre la mezza età è che hai già visto tutto. Hai già visto le militanti del cancelletto furibonde con Amadeus (2020); hai già visto Sabrina Ferilli condurre Sanremo (1996); hai già visto Claudia Mori a X Factor (2009).
Da quando Amadeus ha annunciato il ritorno di Sabrina Ferilli a Sanremo, ad affiancarlo per una sera in un turno di coconduzione, io penso tantissimo a quant’era avanti la Mori, in quel 2009 che pare secoli fa. Era giurata a X Factor, allora in onda sulla Rai, e una sera proiettarono due sue immagini giganti. Una trentenne mentre cantava – sexy e soda come sanno esserlo le trentenni – e un fermo immagine d’una puntata precedente, in cui era una di noi, signore oltre la mezza età. La Mori fece un monologo che all’epoca guardammo chiedendoci se fosse impazzita, e oggi sarebbe normalissimo: sosteneva che il gesto di mettere al confronto due sue immagini in due età diverse fosse sessista. Utilizzò la splendidissima frase «avete fatto una cosa leggermente schifosa», e io per la combinazione di avverbio e aggettivo tredici anni dopo le sono ancora grata: accade così raramente di sentire parole sagacemente combinate, in televisione. Claudia Mori aveva capito prima di noi che a fare la vittima vinci sempre, e l’aveva pure messo in bella prosa.
E quindi, quando sono state annunciate le donne del Sanremo 2022, la prima cosa che ho pensato è stata: oddio, speriamo che nessuno metta a confronto le foto della Ferilli del ’96 e di quella del 2022, speriamo non ci tocchi la replica di quelle vibranti accuse di sessismo.
Mentre io pensavo alla Mori, le militanti del cancelletto pensavano a indignarsi. Quel povero gruppo di lavoro di questo secondo (ma sembra il ventesimo) Sanremo pandemico s’è messo lì e ha fatto tutte le cose a modino per piacere ai postmodernisti, ci ha messo la nera, ci ha messo la travestita, ce ne ha messe addirittura due oltre la mezza età, e insomma pensavano di poter stare tranquilli, gli illusi. E invece no, perché le opinioniste non retribuite dipendono dall’esistenza d’uno scandale du jour, e quindi martedì erano pronte a spiegarci quant’è sessista Amadeus che, tenendo ognuna delle femmine lì una sola sera, non dà loro modo di crearsi una visibilità. E in effetti come dimenticare la luminosa carriera che ebbe Patty Brard dopo aver condotto tutte le serate; e come farà Ornella Muti a farsi conoscere, se di Sanremo non fa tutt’e cinque le puntate.
Il guaio è che c’è un mondo dove accadono le cose normali, tipo guardare Sanremo, e in quel mondo lì voi dovrete spiegare a vostra zia che c’è la signora Coriandoli in quota femminile, è per questo risultato che all’università ha fatto (vostra zia, non la signora Coriandoli) tante battaglie femministe. E poi c’è il mondo dei cancelletti, in cui niente basta mai, e Amadeus è uno schifoso maschilista, e non dall’altroieri. Forse già dal 2020, quando disse che la fidanzata di Valentino Rossi, una di cui fino a quel momento nessuno sapeva neanche il nome, stava un passo indietro rispetto a lui, cioè a uno di cui sa il nome anche chi non abbia mai guardato il motociclismo. Sicuramente lo è, schifoso maschilista, da domenica.
È accaduto infatti che domenica la moglie di Amadeus si sia fatta intervistare da Mara Venier. L’intervista non l’ha vista nessuno – nessuno che militi a botte di cancelletti, intendo: guardano solo le frattaglie sui siti dei giornali – ma tutti avevano una vibrante opinione: che schifo, che vergogna, che arretratezza.
La frattaglia che ha catalizzato l’isteria collettiva è stata che «la moglie di Amadeus», così chiamata nei titoli sui siti, ha detto d’aver rinunciato alla carriera per lui e per avere una famiglia.
Analizziamo i vari strati di questa indignazione nuziale.
La moglie di Amadeus. Ah, certo, senza dignità di nome. Ma stanno parlando della moglie d’un uomo famoso che parla delle proprie scelte in quanto moglie di uomo famoso. Lo so che voi imparate sempre i nomi di quelle che fanno i balletti nei quiz e quindi se avessero scritto Giovanna Civitillo avreste capito al volo, ma non sono tutti svegli come voi. E vi assicuro che, se domani fa notizia Nicola Carraro, nei titoli ci sarà scritto «il marito di Mara Venier»; esattamente come c’era scritto «il marito di Salma Hayek» quando François-Henri Pinault donò fantastiliardi per la ricostruzione di Notre Dame: a prevalere è la fama, non il genere sessuale.
Ha rinunciato. Ah, certo, non poteva rinunciare lui, vero, i figli non sono anche di lui, vero. Benedette ragazze: ma voi avete presente la vita d’una ballerina? Pensate davvero che si facciano le prove per i balletti da incinte o allattando? Voi che vi mettete in malattia col premestruo? (Ti giuro, cara prima che verrai a dirmi che non ho rispetto per i cicli dolorosi e sono una privilegiata inconsapevole, che mi siedo sul bordo del tuo letto e ti leggo tutte le cartelle cliniche della mia endometriosi, prima col tono di Nanni Moretti e poi con quello di Macron).
Ha dovuto rinunciare alla sua carriera perché Amadeus è un maschio prevaricatore. Questa, confesso, è la mia preferita. Non solo la Civitillo, che ci tenete tanto a chiamare per nome, è una povera scema che non può aver deciso da sola che non voleva più lavorare. Non solo la menate tanto sul fatto che ognuna è donna come vuole (pure col pisello, come dimostra una coconduttrice di questo Sanremo), ma poi pretendete l’obbligo dell’ambizione. Non solo la vostra idea di femminismo è più prescrittiva d’una religione monoteista. Ma non concedete neanche alla signora la stima necessaria a pensare che si sia saputa fare due conti, e possa aver deciso che forse, se non era diventata la Carrà fino all’incontro con Amadeus, forse non lo sarebbe diventata più, e tanto valeva fare bene la moglie d’un personaggio pubblico (che è un mestiere assai più impegnativo che fare i cancelletti su Twitter).
Mi piace moltissimo che, per criticare un uomo, si usino le parole e le scelte di sua moglie. Che mica possono essere un’elaborazione sua, poverina: è pur sempre una donna, mica saprà pensare. Soprattutto, mi piace moltissimo che le donne che militano per le donne siano sempre così intimamente convinte che le donne siano tutte cretine da non prendere mai in considerazione l’ipotesi più semplice: che la moglie di Amadeus sia una donna di spettacolo che vive da vent’anni con un uomo di spettacolo, e che sappia come si fa a far finire la propria intervista su tutte le homepage. «Ho rinunciato alla carriera» è un modo. «Fate leggermente schifo» è un altro.