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 2022  gennaio 12 Mercoledì calendario

Usa, boom dei disoccupati per scelta

Il posto fisso è sul divano. Senza lavoro e senza pensieri. Ansia per la diffusione della variante Omicron, sussidi statali garantiti, pensione anticipata: nel mese di novembre le aziende degli Stati Uniti hanno registrato una raffica di licenziamenti. Paradosso: più persone stanno a casa, più aumentano le offerte per un impiego. Anche con salari notevoli. Ma i potenziali lavoratori non ne vogliono sapere. È il girone degli ignavi americani al tempo del Covid.

Il numero di cittadini statunitensi che hanno lasciato il lavoro è salito a 4,5 milioni, per un totale di quasi 7 milioni di disoccupati più o meno volontari su una popolazione di circa 330 milioni di abitanti. Il 3% dei lavoratori, in novembre, ha lasciato volontariamente la propria posizione. Per ogni persona inoperosa, lo stesso mese, c’erano 1,5 posti di lavoro disponibili. Il dato più alto registrato da vent’anni.

La domanda dei consumatori è in aumento, mentre l’economia americana è in continua ripresa dopo la recessione causata dalla pandemia e dalle conseguenti restrizioni. Le riaperture delle attività hanno raggiunto livelli record, ma molti americani restano in disparte. Per una serie di fattori: alcuni genitori si prendono cura dei figli piccoli perché non possono permettersi un’assistenza all’infanzia. Altre persone hanno paura dei contagi, soprattutto con la diffusione di Omicron. Altre ancora rimandano il ritorno al lavoro perché sopravvivono con le indennità di disoccupazione elargite dal governo all’inizio della crisi sanitaria.

Le dimissioni sono aumentate in ogni settore: nell’istruzione, nei servizi sanitari, nel commercio, nei trasporti, nei servizi pubblici, nelle attività finanziarie e nei servizi professionali. Indecisione, paura, indolenza, apatia. E l’agognata pensione. Secondo Goldman Sachs, la maggior parte dei 5 milioni di americani che ha lasciato il lavoro dall’inizio della pandemia ha più di 55 anni. Ed è andata in pensione in anticipo o in modo naturale.

Le aziende statunitensi, rimaste senza personale, aumentano le richieste di occupazione e offrono bonus sostanziosi alla firma del contratto. Le assunzioni crescono, ma non abbastanza per colmare il vuoto lasciato da chi ha preferito farsi da parte. Per Kathy Bostjancic, economista della Oxford Economics, è probabile che l’offerta di lavoratori cresca col calare della crisi sanitaria. E che gli americani, una volta finita l’emergenza, riprendano la ricerca di un impiego. Ma sono solo stime.

La realtà, fotografata da Usa Today, parla del 54% degli americani che, secondo un sondaggio di ZipRecruiter, preferisce lavorare da remoto. Molti dipendenti, a loro volta, stanno lasciando gli impieghi che richiedono una presenza fissa in ufficio. Altro dato: il 19% degli americani non è soddisfatto del modo in cui i datori di lavoro li hanno trattati durante la pandemia. Con conseguente stress emotivo e psicologico. Parecchi lavoratori della ristorazione e del commercio al dettaglio si sono stancati dei bassi salari e dei rischi per la salute associati alla loro attività, mentre il 13% dei lavoratori si è licenziato perché la propria occupazione non forniva un giusto equilibrio tra lavoro e vita privata. E allora, meglio il divano.