il Fatto Quotidiano, 12 gennaio 2022
Intervista a gIANMARIA
“I miei vennero a riprendermi in questura”
Cosa aveva combinato, gIANMARIA?
Con gli amici avevamo fatto graffiti su un muro, già imbrattato con piselli e svastiche.
Che graffiti?
Mi facevo pubblicità per un pezzo, allora mi chiamavo GiammXOXO.
Ma su quale muro?
Di una chiesa storica, qui a Vicenza. Patrimonio Unesco.
Bella cazzata.
Erano le tre di notte, non girava nessuno. Le volanti ci accerchiarono. Un blitz.
Una lavata di capo.
Macché, ci fu il processo. Perdono giudiziale. Alla prossima finirò in galera.
Genitori disperati.
Alle medie pregavano i prof di non bocciarmi.
Studente scarso.
Alle superiori scelsi lingue, però non era la mia strada. Ripiegai, a caso, su Ragioneria. A scuola stavo male fisicamente. Anche l’economia non è cosa. Per fortuna a giugno farò maturità in un centro studi.
Cosa legge, a vent’anni?
Poeti. La Beat Generation, Bukowski. Sanguineti. In un mio brano, Ascolta, cito D’Annunzio, La pioggia nel pineto.
A X-Factor è arrivato secondo: si è dimostrato in gamba. Che dicono i suoi?
Per la prima volta sono fieri di me, anche se mamma dice che faccio canzonette: non ha capito che da tre anni questa è la mia vita.
Suo padre?
È scosso da Suicidi.
Ricorda il romanzo di Nick Hornby Non buttiamoci giù.
In effetti mi sono ispirato al film tratto dal libro. Ma nella mia canzone il tetto è solo lo scenario, volevo raccontare i drammi di queste persone, descriverne le psicologie.
Nei suoi testi c’è la fragilità di una generazione, e la complessità del quadro familiare.
I miei si separarono quando ero piccolo. Li ho odiati, è stato utile. Ora li perdono. Crescendo ho capito le sfumature dell’incomprensione. E che non devi idealizzare né emulare chi ti mette al mondo. Li ringrazio per non avermi incoraggiato nell’arte. La loro indifferenza mi ha spinto a trovare nella musica la cura per la mia sensibilità esposta. Prima avevo coltivato passioni effimere.
Tipo?
Basket, skate, boxe.
La boxe?
Mi preparavo per gli incontri. Ma andavo sempre Ko.
Trovò impiego in pizzeria.
Sino all’estate scorsa. Impastavo, infornavo. Mi piaceva condire.
Poi il percorso verso la finale di X-F.
Dopo la fine sai che non hai neppure iniziato la gavetta. Ti sembra strano non avere più accanto chi ti sistema i capelli, chi cura gli arrangiamenti. Ma è giusto. Artisti si diventa dopo un lungo cammino. Io capisco le cose se mi trovo nella zona oscura, non quando aumentano i follower perché ti hanno visto in tv.
Avrà soppesato i consigli dei big.
La condivisione di Vasco sui social e le chiacchierate con Samuele Bersani mi hanno aiutato a resettarmi per tenere a freno il mio ego e per non sminuirmi. Ho superato l’inconsapevolezza di me stesso.
A X-F era favorito, poi ha vinto Baltimora e lei si è lanciato in una corsa.
Mi sono tolto la giacca, mi dava fastidio, e volevo salutare il Forum. Emma mi aveva detto: non farlo, penseranno che vorrai togliere la scena a Baltimora. Allora mi sono messo a correre intonando il suo pezzo.
Venerdì esce il suo Ep Fallirò. Un titolo da ansia di prestazione o paraculata?
La prima. So che fallirò e cadrò mille volte. Il mio percorso è appena cominciato. Me lo dice la strada. A Milano sono invisibile, un nulla nell’universo.
A Vicenza, invece?
Rischio di incontrare le mie ex con altri.
Questo la fa soffrire?
No, sono stato sempre io a lasciare. Voglio andarmene perché mi piace una di fuori.
Lei, Sangiovanni, Madame. Perché i nuovi idoli sono tutti di Vicenza?
Dicono perché qui c’è una base americana importante. E che i soldati hanno importato la trap. Boh. Quelli non si mischiano con gli italiani.
Duetterà con Madame?
L’idea c’è. Madame è molto importante per me. Siamo simili, e complicati.
A marzo in tour, pandemia permettendo.
Vorrei live veri, come quello di Salmo. O quelli di De Gregori e Morgan, mi ci portò mio padre. Concerti con il pubblico che non rischia la salute, e cantanti che non bluffano in playback.