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 2022  gennaio 11 Martedì calendario

TIM SALMAN! - NELLA PARTITA TELECOM ENTRA ANCHE IL FONDO SOVRANO DELL’ARABIA SAUDITA “PIF”, BRACCIO ECONOMICO DI MOHAMMED BIN SALMAN: SECONDO “BLOOMBERG”, KKR HA BUSSATO ALLA PORTA DI RIAD PER SINDACARE PARTE DELL’OPERAZIONE, CHE TRA DEBITI E CAPITALE SUPERA I 35 MILIARDI DI EURO - LABRIOLA IL 18 GENNAIO PRESENTERÀ IL SUO PIANO INDUSTRIALE: SARÀ LUI IL NUOVO AD? CANDIDATO DA VIVENDI ALLA SUCCESSIONE DI GUBITOSI, NELLE ULTIME ORE AVREBBE RICEVUTO ANCHE L'APPOGGIO DI CDP... -

Estratto dell'articolo di Sara Bennewitz e Francesca Caferri per “la Repubblica” In attesa che Telecom Italia convochi il cda per nominare il nuovo amministratore delegato, Kkr va avanti per la sua strada cercando partner per finanziare l’Opa sull’ex monopolista della telefonia.

Secondo l’agenzia Bloomberg, il fondo Usa avrebbe bussato alla porta di varie istituzioni per sindacare parte dell’operazione che tra debiti e capitale supera i 35 miliardi di euro, tra cui il Pif, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, braccio economico del controverso principe ereditario Mohammed bin Salman.

Il Pif è uno dei fondi sovrani più grandi al mondo e negli ultimi anni è diventato particolarmente attivo sui mercati internazionali. Il principe — che governa l’Arabia Saudita in nome del padre, l’anziano re Salman — attraverso il Pif con alla testa il fedelissimo Yasir al Rumayyan, ha investito nell’high tech in partnership con la Softback di Masayoshi Son, nello sport (l’acquisizione della squadra di calcio inglese del Newcastle), nello spettacolo e nelle auto elettriche (è azionista di maggioranza di Lucid Motors, principale rivale di Tesla).

In Italia ha già acquisito una partecipazione nel produttore di auto di lusso Pagani automobili. Le operazioni internazionali del PIF sono spesso state contestate: il fondo è emanazione diretta di Mbs, accusato dalle organizzazioni internazionali di numerose violazioni dei diritti umani nel suo Paese. E dalla Cia di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Kashoggi a Istanbul nel 2018. Se Pif finanziasse Kkr, avrebbe comunque un ruolo passivo, nell’operazione. (...)

2 - TIM, SCHIARITA TRA SOCI SULL'AD STRADA SPIANATA PER LABRIOLA FRANCESCO SPINI Francesco Spini per "la Stampa"

L'interregno in Tim sta per terminare. Sul nome del futuro amministratore delegato appare esserci ormai il benestare dei grandi soci. E tanto i francesi di Vivendi - primi azionisti col 23,75% - quanto Cdp, in seconda posizione col 9,81%, sarebbero concordi sul nome di Pietro Labriola, il manager che dal momento dell'uscita di Luigi Gubitosi ha preso le redini dell'azienda come direttore generale.

La sua scelta come ad non era per nulla scontata: dentro Telecom Italia è stata avviata una procedura di selezione che si completerà nei prossimi giorni. Nella lista ristretta a cui hanno lavorato i cacciatori di teste di Spencer Stuart sarebbero comparsi anche i nomi di Aldo Bisio, attuale numero uno in Italia di Vodafone, e di Alberto Calcagno, ad di Fastweb.

Ma è su Labriola che alla fine stanno convergendo azionisti e consiglio. Anche Cassa, a quanto risulta, non ha mostrato sul suo nome alcuna preclusione. Labriola del resto da settimane sta preparando il nuovo piano industriale che dovrebbe prevedere lo scorporo della rete (NetCo) al fianco della società di servizi (ServiceCo).

Un piano simile e nello stesso tempo alternativo a quello di Kkr che, dal canto suo, attende il responso sulla richiesta di due diligence cui ha legato l'eventuale Opa su Tim. Eppure, a quanto riportano fonti autorevoli, la strada per il fondo americano (che, come riporta Bloomberg, starebbe cercando di coinvolgere nell'operazione pure un fondo sovrano dell'Arabia Saudita, il Pif) sarebbe in salita.

Pesano i dubbi nel governo e nel cda. Cresce in particolare quella scuola di pensiero secondo cui con un'operazione autonoma di scorporo (senza passare dall'Opa degli americani) la salita di Cdp nella società di rete potrebbe essere più agevole e meno dispendiosa. Ma si potrà capire qualcosa di più il 18 di gennaio quando Labriola, in una riunione informale, illustrerà ai consiglieri le linee guida del suo piano. Il primo cda è fissato per il 26 gennaio ma ancora prima potrebbe esserne convocato uno straordinario per procedere alla nomina del manager.

E porre così fine allo stallo sull'ad, come ieri ha chiesto la vice ministra dell'Economia, Laura Castelli. Nel frattempo anche Fastweb rilancia la propria strategia. In particolare l'ad Alberto Calcagno ha annunciato che di qui al 2026 l'azienda investirà 3 miliardi di euro. L'obiettivo è quello di portare la copertura 5G al 90% della popolazione, la connessione Fwa a 12,5 milioni di famiglie e imprese e la Ftth a 14,5 milioni.

Calcagno poi resta «convinto della bontà del progetto FiberCop, che va avanti dal punto di vista industriale», a prescindere dalle turbolenze in Tim. «Rete unica o no, non cambia il ruolo di Fastweb: continuiamo a investire nell'infrastruttura che non è più solo rete fissa ma integrata con il mobile, il cloud e la cybersecurity».