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 2022  gennaio 09 Domenica calendario

Che fine ha fatto Gazebo (quello di I like Chopin)

I like Chopin divenne il tappeto sonoro di un periodo preciso, quei dorati Anni 80 la cui persistenza è ben lontana dall’esaurirsi non solo nei continui revival, ma anche in certi tratti del nostro stile di vita attuale. Il suo interprete era, anzi è, Paul Mazzolini alias Gazebo, responsabile di uno dei tormentoni più languidi che si ricordino, I like Chopin appunto, che alla lunga divenne insopportabile come tutti i tormentoni, ma grazie all’atmosfera malinconica propiziata da un pianoforte ruffiano rese benissimo l’atmosfera del tempo, garantendone la penetrazione nel cervello del pubblico.
Oggi Gazebo prepara un nuovo disco dopo un album-omaggio alla dance italiana di quarant’anni fa, da Tarzan Boy a Self Control, e in attesa di completare il nuovo disco racconta come la musica gli cambiò la vita per sempre quando mollò l’altra sua passione, i motori, per dedicarsi anima e corpo alle canzoni: «C’è stato un periodo in cui correvo in Formula Tre, ed ero anche veloce, ma dovevo stare in pista dalla mattina alla sera, così a un certo punto ho dovuto fare una scelta». Nato a Beirut, figlio di un diplomatico, il cantante tifa tiepidamente Roma – «ci soffro pure, ma me ne faccio una ragione» -, ed è sempre stato attratto dalla natura: «In realtà avrei voluto fare il veterinario e dopo aver fatto il liceo sarei dovuto andare a studiare in Francia, dove però sono molto selettivi e soprattutto avrei dovuto fare materie scientifiche per le quali non stravedo... Così alla fine ho scelto Lettere e la musica».
Il vero sogno di Paul Mazzolini però si è realizzato da poco, materializzandosi in una tenuta da trenta ettari in Toscana dove l’artista intende costruire «una sorta di borgo musicale con sala d’incisione e studio, in un ambiente bello come la campagna toscana». Campagna chiama animali e Gazebo ne ha, due cagnolini meticci e «due asinelli dolcissimi, Ernesto ed Evaristo». Non legge molto perché «il tempo è tiranno e ne ho poco», ma i riferimenti letterari affiorano appena si gratta la superficie smaltata delle canzoni: «Il personaggio del Viale del tramonto è nel brano Masterpiece, mentre I like Chopin si basa sulla poesia di Baudelaire Corréspondances, su Parigi e il momento romantico dei poeti maledetti, e poi di Liszt e Chopin. Ecco, io mi sono immaginato Chopin in un quadro di Renoir e in una poesia di Baudelaire».
Distilli il fior fiore del male del decadentismo ed ecco fiorire una gemma pop come I like Chopin, per cui andavano matti in tutta Europa. Nella scena new wave italiana era il tempo di Gaznevada, Garbo, Faust’O, che con la truppa fiorentina di Litfiba, Diaframma e Neon allargava il solito panorama neomelodico di casa nostra. Una realtà lontanissima rispetto a quella attuale, dove le band si fanno largo in tv: «Io non ce la faccio a guardare i talent – dice Gazebo -, cozza con la mia idea di artista, che non nasce per clonazione allo scopo di conquistare un pubblico televisivo. Alla fine diventa una cosa circense in cui manca uno spessore creativo. Non ne esce di sicuro un Battisti».
In compenso ne sono usciti i Maneskin, il cui successo lo inorgoglisce: «Probabilmente sono l’eccezione che conferma la regola, hanno fatto un lavoro molto intenso e sono riusciti a sfondare, cosa di cui sono orgoglioso. Detto questo, quanti Maneskin sono usciti dalle tante edizioni di talent show che si sono svolte?». Padre di due figli di 32 e 27 anni «cresciuti in studio di registrazione», studente a Sciences Po a Parigi il primo e ingegnere elettronico l’altra, Gazebo può guardare all’oggi della musica con la serenità di chi ha già avuto il massimo, ma di sicuro non smette di suonare. Due i progetti su cui è impegnato, nuovo disco a parte: «Un lavoro su brani di Demetrio Stratos e la collaborazione con un gruppo torinese, la Banda Belzoni». Il cuore di Gazebo però batte ancora per gli anni da cui proviene musicalmente, al punto che nel disco dei pezzi italiani Anni 80 ha fatto ricorso agli strumenti analogici dell’epoca: «Un’opera di archeologia musicale».