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 2022  gennaio 09 Domenica calendario

In Russia torna la pena di morte?

La restraurazione politica e ideologica dell’Unione Sovietica, nel trentesimo anniversario della sua scomparsa, è ormai quasi completa in Russia, e non poteva mancare una componente fondamentale: la pena di morte. Mentre la Corte Suprema metteva al bando Memorial, la storica Ong che si occupava di documentare e denunciare i crimini dello stalinismo, stilare liste dei fucilati e trasformare le fosse comuni in cimiteri, il presidente di un altro organismo giudiziario, la Corte Costituzionale, non ha escluso che la Russia rinunci alla moratoria sulla pena capitale. Valery Zorkin ha ammesso che per ora questo provvedimento resta improbabile, ma non ha nascosto la sua disapprovazione per il fatto che la fucilazione non faccia più parte dell’armamentario delle pene inflitte dalla giustizia russa: «A suo tempo, si è trattato di accettare una visione che non era propria della visione del diritto tipica della Russia».
Zorkin si era già distinto, qualche anno fa, per una clamorosa difesa della servitù della gleba, abolita nel 1861 dallo zar Alessandro II, e rimpianta dal presidente della Corte Costituzionale russa nel XXI secolo come una delle “strutture portanti” della società dell’epoca, la cui sparizione avrebbe segnato una sorta di inizio della fine della Russia tradizionale. Nel recupero di un conservatorismo sempre più nostalgico, anche la nuova uscita del giudice più importante del Paese non ha scandalizzato più di tanto. La pena di morte non è mai stata abolita da Mosca, che però ha introdotto nel 1996 una moratoria sulle esecuzioni per poter accedere al Consiglio d’Europa, e dal 2009 la stessa Corte Costituzionale ha intimato ai tribunali di non emettere più sentenze capitali, sostituite con l’ergastolo. La marcia indietro rispetto alla democrazia e ai diritti accelera, e oggi in effetti non è chiaro in nome di cosa scontentare un’opinione pubblica tradizionalmente forcaiola, conservando una moratoria voluta da Boris Eltsin per avvicinarsi all’Europa. Intanto il deputato della Duma Aleksandr Khinshtein, molto legato ad ambienti degli organismi della sicurezza, ha proposto di ripristinare un’altra punizione tipicamente sovietica: privare della cittadinanza russa gli oppositori che “odiano la Russia”. La Costituzione russa stabilisce che nessuno può essere privato della cittadinanza, memore anche di decine di dissidenti, primo tra tutti Aleksandr Solzhenitsyn, espulsi dal proprio Paese senza diritto di ritorno. Ma anche questo tabù potrebbe venire rotto.