Specchio, 9 gennaio 2022
Macron dalla parte dei cacciatori
L’ennesimo regalo del Governo ai cacciatori». Così diverse Ong, attive nella difesa degli animali, hanno salutato un decreto pubblicato dalla Gazzetta ufficiale francese lo scorso 26 dicembre. Vista la tempistica, in pieno nelle vacanze natalizie, doveva passare inosservato. Ma così non è stato. Il provvedimento riduce il lasso di tempo tra i decreti, mediante i quali ogni prefettura apre la stagione della caccia, e la loro operatività da 20 giorni ad appena sei. «Riduce così la nostra capacità a fare dei ricorsi», sottolinea Yves Vérilhac, direttore generale della Lpo, la Lega di protezione degli uccelli, che critica «il lavoro di smantellamento della legislazione ambientale» da parte di Emmanuel Macron.Una cosa è certa. Mai nessun presidente aveva favorito la caccia come lui, dimezzando, ad esempio, il costo delle licenze. Ha pure cercato di autorizzare alcune cacce tradizionali, ancora in voga in certe regioni del Paese, come quella con la colla, poi bloccate solo grazie all’opposizione degli ecologisti e della giustizia amministrativa. Senza contare che la Francia resta il Paese dell’Ue dove l’attività è più favorita. La stagione è la più lunga (considerando tutti i tipi, complessivamente dieci mesi). Ed è consentita sette giorni su sette. Non solo: viene autorizzata sul numero più elevato di specie, 89 (20 sono volatili minacciati di estinzione secondo l’Unione mondiale per la conservazione della natura). Se poi si guarda alla politica rispetto ai lupi, in Francia stimati oggi a circa 600 (2mila in Italia), ogni anno lo Stato ne fa abbattere una quota ai cacciatori per frenarne la riproduzione (110 nel 2021): una possibilità mai utilizzata in Italia, da noi un tabù. Macron ha un filo diretto con Willy Schraen, presidente della Federazione francese dei cacciatori. Ma perché li favorisce così tanto? Sono poco più di un milione e rappresentano un bacino di elettori importante (che alle urne, per far pesare la loro influenza, vanno davvero, a differenza dei sempre più numerosi astensionisti). Nel 2020 i cacciatori in Francia erano 19,6 ogni mille abitanti (in Europa dietro solo alla Norvegia, con 94,3, e allo stesso livello della Spagna, mentre in Italia, in quarta posizione, siamo scesi a 8,8). Secondo le malelingue, la passione per l’attività venatoria permette a Macron, che sconta un’immagine troppo urbana e di “presidente dei ricchi”, di avvicinarsi al mondo rurale e di fare “popolo”. Le elezioni presidenziali si avvicinano. Si terranno il prossimo aprile e il risultato non è scontato.