Linkiesta, 10 gennaio 2022
Viva Checco Zalone a Sanremo
Viviamo nel Grande Indifferenziato. È la cosa più importante che abbiamo perso negli ultimi tempi, la differenza: più degli odori e del tatto e della sgradevolezza del contatto con gli altri. Non ho ancora visto il film tratto da “Illusioni perdute”, ma il regista è mio coetaneo, e mi chiedo che tipo di mio coetaneo sia: se di quelli che si ricordano ancora l’odore di povero che c’era in certi bassi, quello che Balzac era il più bravo a farti sentire, o di quelli per cui è normale rimorchiare su Tinder.
La prima cosa che ha fatto il Grande Indifferenziato è stata eliminare le classi sociali. Non eliminarle davvero – figuriamoci – ma eliminarne la percezione. Qualunque allusione al fatto che non siamo tutti uguali viene accolta da grida di «come osi»: se facciamo finta fortissimo che non esistano, allora le classi sociali spariranno.
L’altro giorno il sindaco di New York ha detto una cosa ovvia: che chiudere le attività sociali, per esempio dire alla gente di non andare nei ristoranti, vuol dire affamare chi faccia il lavapiatti per quattro spicci e non abbia abilità sufficienti a guadagnarsi altrimenti da vivere. È partito un coro di come ti permetti di dire che i lavapiatti non potrebbero governare il mondo, dalle Ocasio-Cortez del caso, da quelli per cui l’importante non è dare ai lavapiatti la possibilità di migliorarsi ma dir loro che sono già migliori. La versione americana del pensare che al Quirinale ci possa andare una aspirante miss che vuole la pace nel mondo.
Poiché vale solo ciò che sei e non ciò che sai, al sindaco è toccato precisare che lui il lavapiatti l’ha fatto e sa di cosa parla, ma neanche quello è bastato. L’articolo più interessante che abbia letto, sul New York Times, raccontava d’una foto della madre del sindaco, montata come decorazione d’un bicchiere da brandy, cosa che – ho appreso dall’articolo – è tipica della borghesia americana così piccola da quasi non esser borghesia. Il nostro centrino sotto la gondola, il nostro cellophane sul divano buono. Quelle cose che guardiamo con raccapriccio come kitsch da salotto di nonna Speranza, mentre pretendiamo di spiegare chi sia e cosa voglia e come ragioni chi è qualificato solo per lavare i piatti.
Nove anni fa, probabilmente in ritardo rispetto a molti, ho capito il genio di Luca Medici, in arte Checco Zalone, quando il suo personaggio in “Sole a catinelle” porta il figlio in vacanza dai parenti in Molise, e la casa era precisa identica a casa di mia nonna, c’era pure l’altarino di padre Pio. Quindi questa roba qui esiste e la si può rappresentare. Quindi c’è qualcuno che l’ha vista, non solo noialtri che l’abbiamo guardata e subito rimossa cercando disperatamente di sembrare gente di mondo e sperando nessuno si accorgesse che kitsch siamo e kitsch torneremo.
Mi piace pensare che ci sia una ragione se Checco Zalone è stato il primo ospite ufficializzato di questo Sanremo che si preannuncia persino più un casino di quello scorso. Peggio del 2021 perché ci sono i vaccini epperò gli ospedali continuano a essere troppo pieni per star tranquilli. Perché viviamo nel Grande Indifferenziato e come fai a spiegare che Benigni deve avere il pubblico in teatro sennò il monologo viene una schifezza se poi a mio cugino non gli hai fatto riempire il teatrino parrocchiale, mica oserai dirmi che mio cugino vale meno di Benigni, mica sarai classista? Perché Sanremo è Sanremo, sì, ma lo è davvero se il pubblico se c’è deve tenere le mascherine? E pazienza quello (nella platea dell’Ariston sembravano sempre salme, le mascherine non cambieranno granché), ma non ci sarà ciò che fa, di Sanremo, Sanremo: tutti i programmi trasferiti in massa, i fan che inseguono i loro beniamini per le stradine liguri, i sosia di Liz Taylor e Pavarotti. E se non riesci a fare le prove perché un giorno è positivo un orchestrale e un giorno un cameraman e non c’è allentamento delle quarantene che basti, Sanremo è Sanremo?
Mi piace pensare che ci sia una ragione e non sia solo che Amadeus, al secondo Sanremo pandemico, è evidentemente candidato al Nobel per la pace, e se deve fare il più ingrato dei lavori, la spalla del comico, è bello pensare che gli venga autenticamente da ridere, come in quel pezzettino di Tg1 in cui Zalone gli diceva che dopo il suo monologo per il povero Amadeus resteranno solo gli ingaggi di Telelombardia. (Il direttore di Telelombardia s’indigna per la battuta e twitta impettito «una persona che ride così sguaiatamente su colleghi di un’altra tv noi non la manderemmo mai in onda. Questione di stile». Mannaggia, Amadeus un po’ ci faceva conto).
Mi piace pensare che ci sia una ragione e non sia solo che Vasco non puoi annunciarlo perché cambia idea tutti i giorni, ché lui lo sa che il Grande Indifferenziato non è tale e se c’è lui gli altri ospiti non possono essere quelli che andrebbero un po’ ovunque, se c’è lui dev’essere una questione eccezionale, se c’è lui a compier settant’anni su quel palco gli altri devono essere venerati maestri, mica tommasiparadisi.
Mi piace pensare che non sia solo perché così i biglietti teatrali Zalone ha il traino per iniziare a staccarli subito, grazie al Sanremo che dovrebbe trainare i tour di tutti, i teatri e gli stadi, nella stagione in cui le prevendite languono perché, guarda un po’, se nel 2019 mi fai pagare biglietti per concerti che dovresti fare nel 2020 e che nel 2022 ancora non hai fatto, allora io da quel momento ci penserò cento volte prima di comprare un biglietto in prevendita.
Mi piace pensare che non sia neanche perché Benigni non puoi annunciarlo sennò minimo si trova qualche giornalista sotto casa a chiedergli se parlerà di politica, e comunque Benigni è ormai troppo venerato maestro per annunciarlo come fosse un comico, è più un candidato al Quirinale che un comico (un candidato serio, mica una miss che vuole la pace nel mondo).
Mi piace pensare che Amadeus abbia capito che l’unico modo di uscire vivi da questo secondo Sanremo pandemico, da questo compito infernale che si è accollato non so bene per espiare cosa, da questo rilancio di grandi ospiti tutte le sere con cui complicarsi la vita molto più di quanto fosse fare coppia fissa con Fiorello, sia non fare della teoria, ma dimostrarcelo in pratica, che il Grande Indifferenziato non esiste. Che eccoci qui, abbiamo il più bravo di tutti, ve lo annunciamo con venti secondi che vi fanno ridere più di quanto abbiate riso negli ultimi dieci mesi, e solo perché dieci mesi fa il più bravo di tutti vi ha fatto dono di Helen Mirren immunizada, eccoci, siamo noi, siamo in pochi, ci nascondiamo di notte per paura dei linotipisti ma soprattutto delle masse con uso di cancelletto pronte a dirci che loro sì sarebbero in grado, che cos’hanno meno di voialtri privilegiati?