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 2022  gennaio 09 Domenica calendario

Le firme contro Blair riguardano anche noi

Forse più di altri popoli gli inglesi amano le decorazioni; e non vi è uomo politico del Regno Unito che non speri di concludere la sua carriera piegando le ginocchia di fronte a un’alta personalità della corte o allo stesso sovrano per consentirgli di posare una spada sulla sua spalla e di pronunciare solennemente la formula di rito. Il titolo più diffuso è quello di «barone», a cui il decorato aggiungerà il nome della località con cui desidera essere identificato. La cerimonia non è soltanto decorativa. Da quel momento l’insignito sarà membro della Camera dei Lord (il Senato della Gran Bretagna) e potrà partecipare alle sue sedute.
Ma vi sono anche ordini cavallereschi che accolgono nuovi membri promuovendoli al cavalierato e autorizzandoli a chiamarsi knight (cavaliere) per il resto della loro vita. La cerimonia più solenne è quella dell’ordine della giarrettiera, il più autorevole del Regno; e il regista della cerimonia è tradizionalmente il sovrano (oggi la regina Elisabetta II) che dopo avere letto al decorato i suoi futuri diritti e doveri, ne completa la vestizione cingendo il suo collo con un collare di fronte a una platea composta da tutti i membri della famiglia reale. Vi sarà anche una cerimonia nella grande sala del castello di Windsor e, subito dopo, un banchetto alla presenza della famiglia reale. Terminato il pranzo, tutti gli ospiti formeranno una processione che si trasferirà nella cappella di San Giorgio per presenziare a una celebrazione eucaristica.
Il premiato, in questo caso, dovrebbe essere Tony Blair, leader del partito laburista dal 1994 e primo ministro dal 1997 al 2007. Ho usato il condizionale perché più di un milione di inglesi hanno firmato negli scorsi giorni una petizione con cui chiedono alla regina di non conferire a Blair l’ordine di cui è stato insignito. Il caso sarebbe esclusivamente un curioso esempio di folklore britannico se il motivo della petizione non concernesse, almeno moralmente, anche altri Paesi, fra cui principalmente gli Stati Uniti assecondati da Australia, Germania, Italia, Polonia. Tutto cominciò quando Washington decise di sbarazzarsi del leader dell’Iraq, Saddam Hussein, colpevole di avere invaso il Kuwait e sostenuto gruppi terroristici, ma soprattutto di possedere armi chimiche, biologiche e nucleari. La Gran Bretagna di Tony Blair non esitò a raggiungere gli Stati Uniti sul campo di battaglia. Gli inglesi volevano conservare il prestigio di cui avevano goduto in passato nel Medio Oriente e recitare per gli americani il ruolo dell’alleato indispensabile. Gli altri Paesi fecero ragionamenti non troppo diversi e il governo italiano, molto criticato da una parte della sua opinione pubblica, si limitò a stanziare truppe in Iraq del nord a Nassiriya, dove ha ancora una presenza militare. La ricerca delle armi chimiche, biologiche e nucleari si è conclusa con la constatazione che le armi non c’erano e così finì una delle più inutili guerre del Ventesimo secolo.