Corriere della Sera, 9 gennaio 2022
Intervista a Renato Brunetta
ROMA «Quando la situazione si fa calda, bisogna tenere la testa fredda».
Che intende dire, ministro Brunetta?
«Che in Italia questo non sta avvenendo. Troppo nervosismo non fa bene a nessuno. Non alla politica, non ai media, non agli opinion leader. Paradossalmente, l’istituzione più tranquilla è proprio il governo, nonostante venga dipinto erroneamente come luogo di risse e di baruffe».
A Palazzo Chigi sul decreto sono volati gli stracci.
«È vero il contrario. Il governo è il luogo della calma, dei toni bassi, delle approvazioni unanimi. Da febbraio a oggi, su 109 provvedimenti è successo solo due volte che la Lega si sia astenuta in Consiglio dei ministri. Dove sono le liti e le spaccature? Il premier Draghi ci ha ringraziato alla fine del Cdm del 5 gennaio per il clima e il lavoro svolto».
Se il premier era così contento, perché ha chiesto a Speranza, Bianchi e lei di mettere la faccia su un provvedimento decisivo e divisivo come l’obbligo vaccinale?
«Il processo decisionale è stato articolato, complesso e maturo. Draghi risponderà lunedì con la calma e lo stile che lo contraddistinguono».
Le è stato rimproverato un eccesso di trionfalismo. Viste le polemiche, canterebbe di nuovo le lodi del decreto?
«Io sono uno che non scappa mai e si assume le responsabilità delle proprie decisioni, anche se di sera, al buio e al freddo davanti a Palazzo Chigi. Ho solo rivendicato la verità. Il decreto legge è stato approvato all’unanimità e l’Italia è il primo Paese Ue ad aver introdotto l’obbligo vaccinale per gli over 50 e il green pass per i fruitori dei servizi pubblici e privati».
Lei si era battuto per imporre il green pass rafforzato al lavoro pubblico e privato, ma la Lega ha messo il veto. Non è una sconfitta per il fronte rigorista?
«In Forza Italia eravamo tutti d’accordo. Berlusconi, Tajani, Gelmini, io... Ma poiché vogliamo che il governo sia coeso attorno a Draghi, pur non essendo passata la nostra proposta abbiamo accettato la soluzione molto seria dell’obbligo over 50, che non è un compromesso».
Non è un compromesso la soluzione da lei proposta di rinunciare al super green pass per i fruitori dei servizi?
«Lo avevo proposto già a ottobre e avrei preferito, adesso, l’obbligo di green pass rafforzato. Ma forse non è chiaro che Garavaglia si era alzato e se ne stava andando? E occorre sempre tenere a mente il quadro complessivo delle misure. Chi lavora e ha più di 50 anni deve comunque avere il super green pass. E con il green pass base per i servizi spingiamo un’altra quota di persone a vaccinarsi. Un risultato straordinario, con la maggioranza unita».
Grillo si è scagliato contro l’obbligo «orwelliano»…
«Non mi sembra che gli esempi citati dal fondatore del M5S siano i più commendevoli. Se da noi si grida alla dittatura sanitaria per il green pass, cosa sarebbe successo se si fosse adottato lo stile di Xi Jinping? Suvvia».
È perché il voto del Quirinale si avvicina, che il governo rincorre il virus?
«Non è vero che ci siamo mossi tardi! Imparino le tecnicalità anche quelli che pontificano in tv. Bisogna dare alle persone un tempo congruo per vaccinarsi. È buon senso, non rincorsa del virus».
Avrei preferito l’obbligo
di green pass rafforzato per i servizi
Ma forse non è chiaro che Garavaglia si era alzato e se ne stava andando?
Le regole sono troppo complesse, come dice Toti?
«La complessità delle norme rispecchia la complessità della realtà che viviamo. Sicuramente abbiamo tutti bisogno di maggiore chiarezza e migliore comunicazione. L’obbligo vaccinale universale è facile a dirsi e difficile a farsi. Comporterebbe ugualmente la definizione di eccezioni ed esenzioni e un meccanismo sanzionatorio complicato».
Per Burioni, Ricciardi e altri virologi 100 euro sono una barzelletta. Rafforzerete la multa per gli over 50?
«I lavoratori over 50 hanno la sospensione dal lavoro senza retribuzione se non si vaccinano, una sanzione pesante. Restano fuori pensionati, disoccupati, casalinghe, inabili al lavoro, su cui però gravano altre restrizioni. Cosa vogliono gli amici virologi, 1.000 euro a un disoccupato?».
Il governo impugna la chiusura delle scuole. Ma che farete se fra una settimana metà delle classi saranno in dad?
«Le scelte del governo vanno tutte nella direzione di tenere aperto il Paese. Nessun Paese europeo ha deciso di chiudere le scuole, che sono un hub sociale».
State valutando altre restrizioni, come coprifuoco e blocco degli spostamenti?
«Pensare a nuove chiusure non è la nostra scommessa. La malattia è cambiata e, nella stragrande maggioranza dei casi, poco rilevante per chi ha tre dosi di vaccino. Dobbiamo porci altre domande. È utile tenere in quarantena persone perfettamente in grado di lavorare, rischiando di chiudere attività produttive ed essenziali, compresi gli ospedali? È utile il contact tracing in queste condizioni di amplissima circolazione del virus?».
Per raffreddare la curva bastano le circolari che ha firmato con Orlando, o sullo smart working farete di più?
«Basta attivare tutta la flessibilità già consentita, nel pubblico e nel privato. E lo dimostra il caso di Palazzo Chigi, che ha esteso da settimanale a semestrale l’arco temporale della programmazione dello smart working, per cui è possibile realizzare il lavoro a distanza senza limiti».
Il premier Draghi finirà paralizzato dai veti?
«Non mi sembra proprio. Anche stavolta il governo ha deciso nell’interesse del Paese. E il presidente lo spiegherà in conferenza stampa».
Il governo è morto, come teme Giorgetti? O ha ragione Salvini, che resta e chiede a Draghi di cambiar marcia?
«La Lega è partner essenziale della maggioranza. Il governo ha gestito con grande efficacia materie complesse, in territori sanitari sconosciuti. Il risultato finale è un Paese cresciuto al 6,3% e forse di più nel 2021, che ha saputo garantire il massimo delle aperture economiche con il massimo della sicurezza sanitaria».
Teme il voto anticipato?
«Non si andrà a votare. Non è nell’interesse di nessun partito e sarebbe da irresponsabili buttare via un anno di credibilità, che persino la Germania ci invidia».