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 2022  gennaio 09 Domenica calendario

Intervista a Massimo Resti (spiega come si curano i bambini con il Covid)


 Massimo Resti dirige la pediatria dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. A preoccuparlo non è tanto il fatto che adesso si ricoverino bambini per Covid, cosa che un tempo non succedeva, ma le potenziali conseguenze. Nei più piccoli il virus è stato associato al Long Covid, cioè a strascichi che possono durare a lungo e soprattutto in certi casi alla Misc, una sindrome che porta il sistema immunitario a danneggiare i vasi sanguigni.
Quali casi vengono ricoverati negli ospedali pediatrici?
«Fino a qualche settimana fa facevamo pochissimi ricoveri. Ora ci siamo trovati invasi. Non ne abbiamo mai visti così tanti, da noi sono stati anche 21. Spesso si tratta di lattanti o comunque bambini molto piccoli».
Come vengono curati?
«Inizialmente abbiamo usato le linee guida della fase iniziale di pandemia, intervenendo per limitare i sintomi come febbre e dolori. Però non vanno più bene da un punto di vista organizzativo, le stiamo riscrivendo con i colleghi della rete degli ospedali pediatrici, Opi, in questo momento presieduta da noi».
Ci sono casi gravi?
«Molto raramente. Il Covid è quasi sempre lieve salvo che per i bambini fragili, come cardiopatici, immunodeficenti, o oncoematologici. Per loro le attenzioni ovviamente sono maggiori. Comunque anche i bambini infetti e non gravi sono difficili da gestire in ospedale, come avviene per gli adulti. Vanno trovate zone per loro e siamo costretti a rimandare pazienti programmati. E la positività riguarda spesso anche il genitore, che ovviamente resta sempre in ospedale».
Perché i bambini che prima si infettavano poco, ora prendono la variante Omicron?
«Non abbiamo una risposta a questa domanda. All’inizio a livello internazionale ci si chiedeva come mai non si infettavano, restavamo a bocca aperta di fronte a questa circostanza. Ora è cambiato tutto, anzi sono particolarmente suscettibili. Io credo che Omicron utilizzi recettori diversi rispetto al Covid iniziale e i bambini si infettano di più. È ancora presto per capire se a queste infezioni faranno nascere casi di Long Covid come abbiamo visto in passato».
Quindi anche i bambini hanno il Long Covid?
«Si, affaticamento, astenia, testa vuota sono sintomi che si trovano nei bambini che hanno avuto l’infezione, anche non grave, come nell’adulto.
Ma a preoccuparci è un’altra patologia».
Quale?
«La cosiddetta Misc, malattia infiammatoria sistemica. Non sappiamo ancora come mai viene a chi ha avuto il Covid, si tratta di uno sbilanciamento del sistema immunitario, che continua a mantenere un forte risposta anche quando il nemico, cioè il virus, se ne è andato. Provoca una vasculite, un danno dei vasi sanguigni. Nei mesi scorsi, non vedevamo casi di Covid ma a Firenze abbiamo curato una quarantina di Misc. Ecco, adesso temiamo che si ripresenti dopo questa ondata. Ci vorranno ancora un po’ di giorni per capire se lo farà».
Perché la vaccinazione tra i bambini da 5 a 11 anni non decolla?
«Probabilmente i genitori sono un po’ preoccupati. E poi per vaccinare i bambini non c’è stato un impegno forte come per gli adulti. In certi casi l’attesa di un appuntamento è lunga. E magari la grande circolazione di questi giorni tra persone contagiate e in quarantena ha fatto rinviare tanti appuntamenti».
Se un bambino si infetta subito prima o subito dopo il vaccino cosa succede?
«Niente di grave. Chi si infetta prima, magari senza neanche accorgersene, non corre rischi a ricevere comunque la somministrazione. Se il contagio arriva dopo la prima dose, anche a pochi giorni di distanza, magari la malattia è un po’ più lieve perché c’è già una risposta immunitaria».
Perché devono essere vaccinati i bambini più piccoli?
«Fino ad ora si parlava di effetto gregge, ora questo concetto è caduto. La somministrazione serve a proteggere se stessi. Per questo ora vediamo un’impennata di casi tra i non vaccinati: non sono protetti da chi invece ha scelto di ricevere il medicinale. Questo accade perché con Omicron i vaccinati si possono infettare, anche se generalmente non fanno una malattia grave, e così trasmettere il coronavirus».