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 2022  gennaio 08 Sabato calendario

Thailandia, in carcere per un top troppo stretto



Al culmine delle proteste per la democrazia in Thailandia, i giovani attivisti avevano organizzato una finta sfilata di moda in una strada di Silom, quartiere di Bangkok famoso per la vita notturna. Un anno dopo la 22enne Jatuphon Saeung, tra i partecipanti al défilé, è stata incriminata per aver posato in abito rosa e pochette, stile che ricordava quello della regina Suthida, la moglie del re. La giovane è stata accusata di lesa maestà, e rischia fino a 15 anni di carcere. La «passerella della gente», com’è stata ribattezzata, doveva essere una parodia della sfilata organizzata quella stessa sera dalla figlia del re, la principessa Sirivannavari Nariratana: una delle tante mobilitazioni della seconda metà del 2020, quando i giovani chiedevano a gran voce dei limiti al potere della monarchia. A quello stesso raduno, il 20 ottobre, aveva partecipato anche Sainam: l’attivista, 17enne, indossava un crop top nero, uno di quei top aderenti corti usati dagli sportivi e tanto in voga con Britney Spears. Una mise considerata una presa in giro del re Rama X. Perché il sovrano, che non si era mai visto con queste magliette aderenti e striminzite in patria, era stato paparazzato mentre pedalava indossandone una che lasciava scoperto l’ombelico durante una vacanza in Europa. Poco più di un anno dopo, Sainam si ritrova tra le decine di partecipanti alla sfilata accusati di lesa maestà. Il famigerato articolo 112 del codice penale thailandese prevede una pena che va da 3 a 15 anni per coloro che «diffamano, insultano o minacciano il re, la regina, l’erede al trono o il reggente». La sua abolizione è una delle principali richieste degli oppositori. Anche se all’inizio delle proteste Rama X aveva chiesto al governo di non invocarla, il premier Prayut Chan Ocha, più realista del re, ha ampiamente utilizzato la legge per incriminare, secondo la rivista «The Diplomat», 124 manifestanti tra il novembre del 2020 e l’agosto del 2021.
Tra i giovani dissidenti, almeno cinquanta sono ancora in carcere o in attesa di giudizio, tutti per aver offeso o minacciato la corona. Anche con un semplice top.