la Repubblica, 8 gennaio 2022
Così il New York Times si ripensa digitale
Dieci milioni di abbonati digitali entro il 2025, ma anche più del doppio in prospettiva, da attirare soprattutto con i prodotti non legati alla missione originale di pubblicare «tutte le notizie che meritano di essere stampate». Solo tenendo presente questo obiettivo dichiarato del New York Times, si capisce la decisione di investire oltre mezzo miliardo di dollari nel sito The Athletic, dedicato all’informazione sportiva. Perché il futuro della “Signora in grigio” non solo ha inevitabilmente i colori, i suoni e i video della comunicazione digitale, ma si reggerà proprio sulle offerte non tradizionali, che serviranno poi a finanziare la nicchia del giornalismo di qualità.
Da anni ormai la Facoltà di Giornalismo della Columbia University, quella che assegna i premi Pulitzer, quando riunisce gli ex allievi per il weekend annuale di aggiornamento professionale li avverte: sotto i quarant’anni, nessuno compra più i giornali di carta. Nelle scuole americane i bambini studiano coding, e quindi non si addestrano solo ad usare i prodotti digitali, ma imparano a crearli. I compiti si facevano su computer, tablet o cellulare, anche prima che il Covid imponesse l’istruzione in remoto, e quindi è assai improbabile che le nuove generazioni continuino ad andare in edicola. Questo è ovvio, ma non basta a salvare le aziende editoriali, perché gli appassionati utenti del giornalismo di qualità non saranno mai abbastanza per tenerle in piedi. Da qui la necessità di allargare l’offerta alle praterie sconfinate del web e dei social, che vanno dal settore dell’informazione a quello dei servizi o l’intrattenimento, senza alcuna giustificazione per avere la puzza sotto al naso.
Per spiegarci meglio, usiamo un po’ di numeri. Nel terzo trimestre
L’ultimo tassello è l’acquisto del sito “The Athletic” per 500 milioni di dollari
Obiettivo: dieci milioni di abbonati nel 2025
Colosso editoriale dell’anno scorso il New York Times ha guadagnato 455.000 nuovi abbonati digitali. Di questi, 320.000 hanno sottoscritto il giornalismo tradizionale della “Gray Lady”, mentre il resto è stato attirato da giochi, cucina e Wirecutter, il servizio di recensioni per i consumatori messo dietro al paywall a partire da settembre per 40 dollari all’anno. La ceo Meredith Kopit Levien ha celebrato il risultato come «la miglior performance da quando abbiamo il modello digital pay», leggendoci l’incoraggiamento ad accelerare la corsa. Il Times ora ha 8,4 milioni di abbonati, di cui 7,6 sono digitali, e quelli che vogliono l’edizione di carta sono scesi da 831.000 a 795.000. Il 12% sono internazionali, e ciò conferma l’ovvio vantaggio offerto dall’uso della lingua inglese, ma il discorso di fondo è identico per tutti. Così la “Gray Lady” ha fatto ricavi per 509 milioni di dollari, e profitti per 65 milioni, sedendo su quasi un miliardo di contanti da usare per allargare l’offerta, fornita ora da oltre 1.700 giornalisti.
In questo quadro, The Athletic è solo l’ultimo tassello. Abbiamo detto dei giochi, la cucina e Wirecutter, ma è niente rispetto al resto che già esiste, o viene preparato. Il Times ha iniziato ad offrire a pagamento alcune delle sue 50 newsletter, e ha annunciato la creazione di una app radio che attingerà dall’archivio dello show “This American Life”. L’anno scorso aveva acquistato per 25 milioni la compagnia audio Serial Productions, i podcast sono quasi roba vecchia, e punta ad un settore visual di qualità televisiva. Guardando alle generazioni che crescono studiando coding, ha lanciato un’app da iPad per bambini chiamata How To, che insegna a fare di tutto, da infornare la pizza ad inventare nuove lingue. Per ora gratis, ma è facile supporre il passo successivo, se avrà successo. Poi ci sono le promozioni, gli abbonamenti provvisori che convincono a restare, quelli limitati a notizie specifiche.
I puristi che storcono il naso vivono su Marte, e non hanno capito che questo è il futuro sul pianeta Terra. Anzi, i “legacy media” dovrebbero darsi una mossa, come dimostra il fatto che l’ex direttore di BuzzFeed Ben Smith ha appena lasciato proprio gli agi del New York Times, per fondare un nuovo media destinato ai circa 200 milioni di utenti altamente istruiti che parlano inglese nel mondo. È una partita globale, chi si rifiuta di giocarla farà la fine delle carrozze.