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 2022  gennaio 08 Sabato calendario

Intervista al politologo Antonio Stango

Si contano sulle dita di una mano i video provenienti dal Kazakistan dopo il blocco di internet. Con l’arrivo dei rinforzi dalla Russia, il bagno di sangue nell’ex repubblica sovietica del Kazakistan è inevitabile. Mosca ha la possibilità in questo modo di rimettere gli stivali sul suolo che un tempo le apparteneva, un territorio ricchissimo di terre rare, uranio petrolio e gas. Abbiamo chiesto al politologo Antonio Stango di spiegarci perché il presidente Tokayev ha permesso che il costo del gas salisse.
Nel Paese da tempo c’è un forte malcontento per la mancanza di democrazia, di una riforma terriera che ha permesso la vendita degli appezzamenti alla confinante Cina e per la svalutazione della moneta. L’aumento del gas è stata l’ultima goccia?
Premesso che le precedenti manifestazioni erano molto più circoscritte, come quella dell’anno scorso a ridosso delle elezioni per chiedere che venissero ammessi anche partiti di opposizione, a mio avviso le autorità kazake hanno deciso di aumentare in modo abnorme il prezzo del gas perché non hanno il polso reale della società, pur essendo il Kazakistan abitato solo da 19 milioni di persone ormai soprattutto di etnia kazaka. È stato un errore di calcolo del presidente. Se la nomenklatura non fosse rimasta confinata nella propria torre d’avorio dove si spartisce gli enormi proventi dell’esportazione delle materie prime, avrebbe capito che aumentare il gas a questo livello durante un periodo di forte inflazione dovuta alla svalutazione della moneta significa creare una miscela esplosiva. Va sottolineato che i mezzi di trasporto, comprese le auto private, sono a gas, un fatto che rende questa decisione ancora più inopportuna, tanto che il presidente dopo i primi giorni di protesta ha fatto marcia indietro reintroducendo il prezzo del gas calmierato per altri sei mesi. Ma alla popolazione non può bastare: tra 180 giorni gli stipendi saranno probabilmente ancora più bassi, circa 500 euro al mese il salario medio. Per questo le manifestazioni sono continuate.
A chi giova questa situazione, considerato che Tokayev ha chiesto l’aiuto della Russia, come previsto dal patto di mutuo soccorso ?
Giova comunque a Tokayev perché con la scusa della sommossa popolare sta esautorando il clan del potentissimo ex presidente, Nursultan Nazarbayev, cominciando proprio da lui. Nazarbayev, che di fatto ha continuato a governare il paese nel ruolo di presidente dal Consiglio di sicurezza, è stato infatti rimosso, come è stato licenziato anche il capo dell’intelligence. Sarà interessante capire come si posizionerà il miliardario Timur Kulibayev, il genero di Nazarbayev che è da anni a capo della gestione delle risorse energetiche del paese e ha un patrimonio personale di svariati miliardi di dollari. Di certo è anche lui nel mirino di Tokayev. Che, secondo me, ha temuto una congiura di palazzo e ne sta approfittando per togliere di mezzo la cricca che poteva averla ordita. Del resto in Kazakistan non ci sono partiti di opposizione che avrebbero potuto organizzare questa sommossa popolare finora inedita e avere un piano di gestione del potere alternativo.
Anche la Russia ne sta traendo vantaggio, qualcuno sta ventilando che il Cremlino abbia mandato le truppe come in Crimea per organizzare un referendum di annessione. Ci crede?
Non credo che Putin abbia questa intenzione; la minoranza russofona che vive in Kazakistan è ormai molto ridotta e la maggioranza di etnia kazaka non ha alcuna intenzione di fare parte della Federazione Russa. Invece è una garanzia per Tokayev avere alleato Putin per farsi difendere dalle sue forze speciali, anche contro eventuali cospirazioni interne.