ItaliaOggi, 8 gennaio 2022
Chiamate il booster richiamo
L’italiano dispone ancora di proprie parole o deve forzatamente adattarsi a quelle inglesi, che poi di solito provengono dagli Stati Uniti? A volte si dubita delle potenzialità della lingua di Dante. Motivatamente, c’è da dire.
C’è poco da stupirsi: il booster sta soppiantando il richiamo. Basta guardare i dati (il report, come anglicamente amano scrivere i compilatori per rendere più appetibile la relazione pubblicata) che si leggono sul sito del governo. Ecco apparire il totale della «dose addizionale/richiamo (booster)». Il normale cittadino capisce al volo in che consista il richiamo; fatica molto di più a comprendere il booster, parola completamento nuova per malati e no.
L’Accademia della Crusca, non sempre all’avanguardia e, peggio che mai, di solito trascurata, rileva che booster in inglese medico indica «una dose di vaccino che accresce e rinnova gli effetti di un’inoculazione precedente». In italiano, guarda un po’, in questi casi la letteratura medica usa almeno fin dalla prima metà dello scorso secolo la parola richiamo. Non è dunque una neoformazione, perché ha decenni di vita alle spalle. È un termine conosciuto al pubblico italiano, anche nell’uso medico, perché molti l’hanno già incontrata proprio in campo vaccinale. Sono comuni da anni i «richiami dell’antitetanica», senza che nessuno abbia mai contestato la parola.
Al ministero della Salute si sono inventati, con una circolare del 27 settembre scorso, il famigerato booster, così da intortare la gente. Prima hanno usato le virgolette, dopo le hanno omesse. È in tal modo conculcata un’efficace possibilità per far capire con facilità le proposte ministeriali. Infatti, un turbine di mezzi di comunicazione si è buttato a divulgare il poco decifrabile booster, soffocando così il ben più accessibile richiamo.
Il presidente dell’Accademia della Crusca giudica l’uso di booster «inutile e incomprensibile», soprattutto considerato che esso è rivolto a tutta la popolazione, presso la quale la competenza linguistica inglese è distribuita in modo disomogeneo. Sono molte le malattie che richiedono la somministrazione di più dosi di vaccino: «In italiano in questi casi abbiamo sempre detto richiamo, per esempio per l’antitetanica, e nessuno ha mai contestato questo termine».
Sono in particolare gli enti pubblici a doversi far carico del rispetto di una lingua che dispone di strumenti propri senza doversi arrabattare nel ricorso Oltralpe. È così per le Poste, le quali non trasportano, consegnano, distribuiscono, recapitano, bensì si occupano di delivery, come se ci trovassimo a Londra, in luogo dell’ordinaria fornitura. In tal modo dizioni, prima conosciute come pacco ordinario o pacco celere, sono oggi sommerse da delivery express, delivery standard, delivery globe, delivery Europe, delivery International express, delivery web, non sempre con rispetto della lingua inglese.
La Crusca ha ragione quando nota che nomi simili «probabilmente vogliono evocare l’aggiornamento tecnologico di una logistica al passo con i tempi, ma l’efficienza sarebbe identica se espressa con una più comprensibile nomenclatura italiana».
La pandemia è stata del resto occasione come poche altre per sfoggiare termini stranieri. Un caso clamoroso è il lockdown, una procedura di sicurezza che isola un edificio, un’area estesa, un’intera città, impedendone temporaneamente uscita e ingresso. Ha causato la clausura di larga parte della popolazione italiana (e non solo). È un prestito integrale dall’inglese d’America, indicante il confinamento di prigionieri nelle loro celle. Ebbene, oggi il termine è diffuso come se non esistesse alcuna corrispondente parola italiana. Si possono invece suggerire segregazione, confinamento, isolamento. Sono termini con più significati? Vuol dire che non si è mai sentito parlare del contesto, che permette, putacaso, di distinguere l’operazione secondo molteplici circostanze: militare, chirurgica, bancaria, matematica, elettorale …
Capita fin troppo spesso che, pur disponendo del termine italiano addirittura sancito dalla legge, si guardi fuori d’Italia. Ecco quindi lo smart working che tende a far piazza pulita del lavoro agile, disciplinato fra l’altro dall’articolo 18 della legge n. 81 del 2017, confondendosi sovente con il telelavoro. Similmente lo stalking è individuato come atti persecutori, senza ricorrere a forestierismi, dall’articolo 612-bis del codice penale, introdotto dalla legge n. 38 del 2009 e modificato dalla legge n. 78 del 2013. Quanto al green pass, è proprio il passaporto verde.