Anteprima, 10 dicembre 2021
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Biografia di Lina Wertmüller
Lina Wertmüller (1926-2021). All’anagrafe Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Espanol von Braucich. Regista. È stata la prima donna nella storia a essere candidata all’Oscar per la miglior regia, nel 1977 per il film Pasqualino Settebellezze (candidato anche per la sceneggiatura). Nel 2020 ha ricevuto l’Oscar alla carriera • Discendente da una nobile famiglia svizzera, figlia di Federico, giornalista, nato a Palazzolo San Gervasio (Potenza), costretto a cambiar mestiere per le sue idee antifasciste (divenne avvocato). Madre romana. Infanzia nella capitale, quartiere borghese di Prati, fu cacciata da undici scuole per cattiva condotta. Trascinata da Miriam Mafai, s’infiammò alle manifestazioni politiche degli anni Quaranta: «Eravamo delle ragazzine, leggevamo tanto. La mia prima volta, al processo di Sasà Bentivegna, partigiano dei Gap, imputato davanti al tribunale militare, urlavamo» (a Barbara Palombelli). Al liceo Cicerone incontrò Flora Carabella, futura moglie di Marcello Mastroianni con cui s’iscrisse all’Accademia teatrale diretta da Pietro Scharoff. Già animatrice e regista degli spettacoli dei burattini di Maria Signorelli, fu aiuto regista di Fellini per Otto e mezzo, nel 1963 fece il suo esordio dietro la macchina da presa con I basilischi (premiato al Festival di Locarno), nel 1964 diresse per la tv il Giamburrasca con Rita Pavone. Poi Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972), Film d’amore e d’anarchia: ovvero stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza (1973), Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974) ecc. • Sull’abitudine (poi in parte abbandonata) di dare ai suoi film titoli lunghissimi: «I produttori volevano titoli brevi perché secondo loro funzionavano di più, e io invece glieli facevo lunghi. Per uno scherzo quasi ottocentesco; mi divertiva che non se li ricordassero tutti» (da un’intervista di Silvana Mazzocchi) • Dopo una serie di film di non grande risonanza (tra questi nel 1984 Sotto... sotto... strapazzato da anomala passione, in cui recitava Veronica Lario), nel 1990 diresse Sabato, domenica e lunedì, con Sophia Loren, che ottenne un grande successo. Poi Io speriamo che me la cavo (1992), dall’omonimo libro di Marcello Dell’Orta, che fu accusato di dare un’immagine del Sud distorta e da terzo mondo: «In alcune zone del Napoletano dove l’ignoranza invece, è una cosa seria, vorrebbero linciare scrittore e regista con crudele piacere» (Pietrangelo Buttafuoco). Seguono Ninfa plebea (1996) e Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica (1996) • «Se ne è andata nella sua casa dietro piazza del Popolo, quella in cui ha vissuto gli anni felici con il grande amore della sua vita, il marito Enrico Job, scomparso nel 2008, e dove amava ricevere gli amici, adagiata sul divano in vestaglia rossa e piedi nudi, gli iconici occhiali bianchi, la sigaretta e quel sorriso indomabile da Gianburrasca» [Finos, Rep] • «È morta ieri a Roma, nella sua bella casa liberty a due passi da Piazza del Popolo, tra le braccia dell’amata figlia trentenne Maria Zulima Job e di Alessandro, compagno della ragazza. “La sua salute si era recentemente aggravata ma non ha sofferto, se n’è andata serena”, rivelano in lacrime i due giovani. Oggi la camera ardente in Campidoglio, sabato alle 11 i funerali nella Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo. Hanno espresso cordoglio, tra i tanti, anche il capo dello Stato Sergio Mattarella, i presidenti di Senato e Camera Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, il ministro Dario Franceschini» [Satta, Mess].