Anteprima, 31 dicembre 2021
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Biografia di Piero Bertolazzi
Piero Bertolazzi (1950-2021). Terrorista. Membro delle Brigate Rosse. «Era figlio di un operaio dell’Eni, a sua volta aveva lavorato giovanissimo alla Gulf ma poi era rimasto attratto, come tanti della sua generazione, dalle sirene rivoluzionarie. A Milano frequentò il Collettivo Politico Metropolitano e Sinistra Proletaria (i primi embrioni delle Br) e approdò in breve alla lotta armata. Militanti “regolari” (come si autodefinivano i brigatisti che sceglievano la clandestinità) in anni non ancora di piombo, i lodigiani Piero Bassi e Bertolazzi – il “Biondo” e il “Nero”, il colore dei capelli determinò i loro nomignoli – furono i primi a praticare una sorta di sciopero all’interno dell’organizzazione, chiedendo e ottenendo uno stipendio più alto rispetto a quello dispensato ai militanti. Bertolazzi gestì, insieme ad Alberto Franceschini e Mara Cagol, il rapimento del magistrato genovese Mario Sossi, dopo aver rischiato di uccidere per errore la stessa Cagol durante la fuga verso la “prigione del popolo” nel tortonese dove venne sequestrato e interrogato Sossi, dall’aprile fino al giugno del 1974, quando venne rilasciato vivo. Si rifugiò poi, insieme al “Biondo” Bassi e al reggiano Roberto Ognibene, in una cascina a Robbiano di Mediglia dove le Brigate Rosse tenevano un loro archivio: vennero stanati dai carabinieri dei nuclei di Carlo Alberto Dalla Chiesa e catturati nell’ottobre del ’74. Ognibene, ultimo a essere arrestato, sparò e ammazzò il maresciallo maggiore Felice Maritano, che lo ferì. In carcere, Bertolazzi rivendicò, insieme ai compagni del nucleo storico, le successive azioni terroristiche delle Brigate Rosse, compreso il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. Venne condannato a 14 anni e mezzo per banda armata, arrivarono poi altri anni di galera per i proclami durante i processi, e li scontò senza riduzioni di pena o pentimenti, né senza prendere mai le distanze dai brigatisti che si erano macchiati di omicidi, considerandoli come una sorta di responsabilità collettiva. Nel 1987 fu tra i quattro sottoscrittori – insieme a Renato Curcio, Maurizio Iannelli e Mario Moretti – di un documento dal carcere in cui i brigatisti dichiaravano finita la lotta armata e peroravano la causa della “soluzione politica” per i detenuti. Semilibero dal 1993, in libertà definitiva nel 2001, Bertolazzi aveva fondato una Cooperativa a Piacenza» [Pisa, Rep].