7 dicembre 2021
Tags : Elserino Piol
Biografia di Elserino Piol
Elserino Piol, nato a Limana (Belluno) l’8 dicembre 1931 (90 anni). Imprenditore. Manager. «Ha un curriculum che ne ha fatto una figura del tutto singolare che combina l’esperto, il manager, l’imprenditore in informatica. Ha attraversato da protagonista l’intero percorso dell’industria italiana della tecnologia: dalla Olivetti, in cui ha lavorato dal 1952 al 1996l creando società del calibro di Omnitel e Infostrada, al venture capital del fondo Kiwi con cui ha permesso la nascita di realtà come Tiscali e Yoox» (Eugenio Occorsio).
Vita «Sono vissuto a Belluno durante la guerra, da sfollato, per un anno e mezzo. Ricordo che frequentavo le scuole medie in via Mezzaterra. Da bambino, ho trascorso tutte le vacanze in Valmorel» (al Gazzettino) • Si diploma perito industriale a Milano. A 21 anni entra in Olivetti come programmatore di macchine a schede perforate per Olivetti Bull, joint venture tra Olivetti e Compagnie de Machines Bull • «Nel 1958 Adriano Olivetti mi nominò dirigente. Avevo 28 anni, da sei ero in azienda. Un semplice perito elettronico, senza la laurea. Non sarebbe potuto accadere in nessuna altra impresa italiana» (a Paolo Bricco) • «Dopo aver trascorso un anno sabbatico negli Stati Uniti alla Harvard Business School, nel 1965 è direttore marketing del gruppo Olivetti e ha anche la responsabilità della pianificazione dei prodotti. Sono gli albori dell’informatica: proprio nel 1965 Olivetti presenta un calcolatore da tavolo molto innovativo, programmabile con schede magnetiche: il P101. Negli anni Settanta Piol si concentra sul marketing dei nuovi prodotti elettronici: macchine contabili, telescriventi, periferiche di stampa. Negli anni Ottanta collabora con il nuovo amministratore delegato, Carlo De Benedetti, diventa direttore generale nell’83, e va a caccia di buoni affari da finanziare. Negli anni Novanta si apre l’era delle telecomunicazioni: Piol diventa presidente prima di Omnitel (telefonia cellulare) e poi di Infostrada. Nel boom di Internet diventa una sorta di guru della new economy; si mette in proprio fondando con Oliver Novick la società di venture capital Pino Venture Partners, che finanzia start up innovative, tra cui Tiscali» (Diario) • In Olivetti è stato membro del consiglio di amministrazione dal 1987 al 1996 e vicepresidente dal 1988 al 1996; amministratore delegato di Olivetti Systems & Networks dal 1990 al 1992, quindi direttore operazioni del Gruppo Olivetti • «Ero in California, dove lavoravano trecento ingegneri della Olivetti. Ero con Elserino Piol, che mi disse: “Ci sono due ragazzi in un garage che stanno facendo progetti, passiamo un attimo…”. Vidi ’sti due, erano Wozniak e Jobs, che trafficavano con delle piastre elettroniche. Steve Jobs mi chiese se fossi disposto a mettere un milione di dollari di allora, 1980, per avere il 20% dell’azienda. Io dissi a Piol: “Ma non stiamo a perdere tempo con questi due ragazzi, abbiamo cose più serie da fare”. Da mangiarsi le mani. Anzi, le mani non bastano...» (Carlo De Benedetti ad Aldo Cazzullo) • «Steve Jobs andò a far visita alla Olivetti di Ivrea nei primi anni ’90. “Era molto affascinato dall’attenzione che noi italiani davamo al design e all’immagine – ha raccontato Piol –. Ricordo che ci rimase male quando gli dicemmo che l’architetto Pellini, che all’epoca disegnava i nostri modelli, si trovava a Milano: insistette per andare nel capoluogo lombardo e incontrarlo”. Jobs tenterà anche di avere Mario Bellini tra i suoi. L’inventore della Programma 101, il primo desktop del mondo, fu contattato personalmente da Steve Jobs, allora ancora poco noto. Bellini rispose che avevo un contratto di consulenza esclusiva con Olivetti e che quindi non poteva collaborare con Apple» (Michela Dell’Amico) • «L’introduzione della telefonia mobile è stato forse il più grande successo di mio fratello Carlo. Grazie anche alla mente di Elserino Piol» (Franco Debenedetti a Sergio Rizzo) • «Alla fine degli anni Ottanta Piol comincia a capire che il futuro sta nelle telecomunicazioni. E si inventa Omnitel, ovvero il numero due della telefonia mobile in Italia. Tutto nasce nel 1988. Hotel Carlyle, New York. A colazione sono seduti Piol, De Benedetti, George Blumenthal, patron della Cellular Communication International, e Peter Cohen, banchiere Lehman. Blumenthal racconta del suo esperimento: ha appena acquistato la licenza per la telefonia mobile a Porto Rico, “perché lì la gente si telefona molto di più che non a New York”. A De Benedetti e soprattutto Piol si illumina una lampadina, e i due capiscono che la telefonia mobile può essere il modo di salvare l’azienda. Il 19 giugno 1990 viene formalmente costituita Omnitel Sistemi Radiocellulari Italiani (Osr). Nel 1991 c’è l’asta per le frequenze, nel 1993 inizia la campagna di lancio, che sarà affidata a un giovane manager come Francesco Caio. Nel 1994 le prepagate Omnitel si vendono al ritmo di 25 mila al giorno, e alla fine dell’avventura, con la vendita a Vodafone, la creatura di De Benedetti-Piol crea un colosso da 25 miliardi di valore» (Giancarlo Bertollini) • «Il primo a introdurre il venture capital in Italia fu Jody Vender con la sua Sopaf nei lontani anni Ottanta. Poi è stata la volta di Elserino Piol e dei fondi Kiwi. Scoppiata la bolla della new-economy il venture capital è diventato un argomento tabù nel Bel Paese: meglio non parlarne» (Giorgio Lonardi) • «Il 29 giugno 1983 per un giorno l’Italia sembrò la Silicon Valley. A Venezia, presso la Fondazione Cini, era in programma una “Giornata Olivetti” intitolata “Venture Capital”: con Carlo De Benedetti, Elserino Piol e Bruno Visentini c’erano diversi americani importanti, fra i quali il mitico Donald Valentine, fondatore di Sequoia, il più famoso venture capital delle startup tecnologiche. Secondo la ricostruzione dell’Archivio Storico Olivetti “nei primi mesi del 1980, in una fase di accelerato sviluppo dell’elettronica, l’Olivetti si pone il problema di monitorare con maggiore attenzione i progressi della tecnologia e, ove necessario, di poter acquisire l’innovazione nel modo più tempestivo. Su indicazione dell’amministratore delegato Carlo De Benedetti, Elserino Piol si reca pertanto negli Stati Uniti con l’obiettivo di creare una rete di collegamenti con gli ambienti più innovativi nelle aree di Boston e della Silicon Valley in California. In quell’occasione Piol viene a contatto con il mondo del venture capital, ancora pressoché sconosciuto in Italia e in gran parte dell’Europa”» (Riccardo Luna) • Nel 2000 ha investito tre miliardi di lire nel portale di abbigliamento di lusso Yoox di Federico Marchetti (nel 2018 acquistato dal gruppo Richemont per 5,4 miliardi di euro). «Marchetti lavora all’idea per tre mesi, giorno e notte. Ci crede, ma ha bisogno di soldi. Cerca investitori ma non conosce nessuno. O nessuno vuole investire per primo. Prende le Pagine Gialle e trova il nome di Elserino Piol, il padre del venture capital in Italia, fondatore del fondo Kiwi management. Lo chiama. Piol, dopo averlo ascoltato, gli offre a una velocità incredibile tre miliardi di lire e gliene promette altri tre, se il sito fosse andato online entro sei mesi. L’investitore fa un investimento ad alto rischio, perché ha grandi ambizioni. Cercava talenti con la voglia di crescere in modo rapido e Marchetti lo era. “Sarò eternamente grato a Piol, che da subito ha creduto in me e nel mio sogno”, dice Marchetti» (Millionaire) • Dal luglio 2006 a giugno 2015 è stato presidente di Fedoweb, la federazione degli editori che operano su internet. Oggi è presidente onorario • Da ultimo s’è reinventato talent scout di giovani imprenditori. «Piol si è dedicato fra i primi in Italia al finanziamento di imprese esordienti. Con i suoi fondi ha supportato centinaia di start-up e molte sono quotate in Borsa. E cosa fa adesso? “Un fondo d’investimento ha bisogno di almeno 10 anni per raccogliere risultati da una start-up. Alla mia età mi sembra giusto dedicarmi ad altro. Adesso lavoro sempre nel settore ma come talent-scout. Aiuto gli imprenditori a mettere a fuoco un’idea per poi diffonderla fra potenziali investitori. Ho tre compagni d’avventura: Mario Citelli, compagno di una vita professionale fin dai tempi della Olivetti, e poi Umberto de Julio e Oliver Novick. Abbiamo fondato Neon, società che crea contatti tra start-up italiane e fondi venture”» (a Renata Fontanelli nel 2012) • «Se fossimo negli Usa, Piol sarebbe una via di mezzo tra Warren Buffett e Steve Jobs» (Pier Luigi Celli) • «In pratica Piol è il vero papà dell’informatica italiana. E conosce tutti quelli che lavorano nel settore in Italia e all’estero. In più è persona molto simpatica e che scrive anche molto bene» (Giuseppe Turati) • Ha scritto quattro libri: La società dell’informazione. Una prospettiva senza confini, con Alberto Ronchey (Giuffré, 1997); Il sogno di un’impresa. Dall’Olivetti al venture capitalism (Il Sole 24 Ore, 2004); Per non perdere il futuro. Appunti per l’innovazione e la competitività dell’Italia (Guerini e Associati, 2008); Adaption business model. L’Olivetti dopo Adriano, con Mario Citelli, (Editore goWare, 2016) • «Il sogno di un’impresa è quasi un giallo, alla ricerca dell’assassino dell’Olivetti (il ragionier Colaninno?). “Anche De Benedetti avrebbe potuto vendere a AT&T, realizzando una plusvalenza personale, ma non se la senti di tradire Ivrea”, afferma caustico Piol. Ancora. I complici in piazzetta Cuccia a Milano. Quando, negli anni Settanta, Fiat e Mediobanca, “non lungimiranti”, portarono allo scorporo e alla vendita del settore elettronico. L’informatica è un campo di battaglia dove i morti non si contano. Onusto di “gloria e di esperienza”, afferma disincantato, “se un giudizio negativo deve essere espresso dovrebbe riguardare non chi ha fallito, ma chi non ha mai provato”. [...] “Piol è un visionario, insieme abbiamo vissuto un’avventura affascinante e straordinaria”, è De Benedetti a parlare. “Sapevamo che saremmo morti. Ma oggi ai vertici di tutte le principali imprese di telecomunicazioni ci sono manager che vengono dall’Olivetti”» (Fausto Orzes).
Famiglia Dal 2015 vedovo di Marisa Ceragioli. Due figli, Andrea e Alessandro, quest’ultimo venture capitalist a New York.
Vizi Fumatore incallito di sigari toscani • Indossa sempre bretelle rosse.