15 dicembre 2021
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Biografia di Giancarlo Giorgetti
Giancarlo Giorgetti, nato a Cazzago Brabbia (Varese) il 16 dicembre 1966 (55 anni). Politico. Dottore commercialista. Revisore contabile. Dal 2015 è vicesegretario federale della Lega (in pratica, il secondo uomo più importante nel partito dopo Matteo Salvini) • «Il Gianni Letta padano» • «Il Verdini sempre verde» • «Il leghista bocconiano» • Già sindaco di Cazzago Brabbia, dal 1995 al 2004. Eletto alla Camera dei Deputati per la prima volta nel 1996, rieletto nel 2001, 2006, 2008, 2013, 2018. Già membro della commissione dei dieci saggi, nominati dal presidente Napolitano nel 2013. Già Sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport (dal 2018 al 2019, con il Conte I). Dal 13 febbraio 2021 è Ministro dello Sviluppo Economico (con Draghi) • «L’uomo che ha gestito tutti i passaggi delicati del Carroccio da vent’anni a questa parte» (Mariolina Sesto, Il Sole, 12/2/2021) • «“Sono più importanti i suoi silenzi che le sue parole”, dicono di lui, unanimi, i colonnelli leghisti della prima ora» (Cristina Giudici, Il Foglio, 15/3/2018) • «Plenipotenziario delle segrete cose, addetto alle nomenclature e alle poltrone, con una predilezione per le banche, l’unico leghista che dà del tu a Mario Draghi, ricambiato. L’unico che fa ombra al Capitano» (Pino Corrias, Il Fatto Quotidiano, 2/10/2021) • È stato definito: schivo, riservatissimo, astuto, colto, mite, preparato. Coltiva frequentazioni con il Vaticano, la diplomazia americana, la galassia economico-finanziaria del Nord. Rilascia pochissime interviste. «È il più pericoloso di tutti perché è intelligente» (Vauro) • Ha detto: «La politica è sacrificio. È come una malattia, ma alla base c’è un atto di presunzione che ti fa credere che le cose che pensi e che fai tu facciano bene anche agli altri».
Titoli di testa «Il futuro è dei giovani come Giorgetti, ma non diciamolo troppo forte perché sennò si monta la testa» (Umberto Bossi, prima del malore).
Vita Nato a Cazzago Brabbia, un pugno di case sul lago di Varese, 800 abitanti, la metà dei quali si chiamano Giorgetti. Il padre, Natale, è pescatore, «come quasi tutti in paese prima che il ddt cancellasse d’un colpo i posti di lavoro» (Marco Cremonesi, Corriere della Sera, 22/3/2005). La madre è operaia in un’azienda tessile • Cresce nel Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile dell’MSI. Studente modello. Diploma di perito aziendale. Laurea con lode in Economia Aziendale alla Bocconi di Milano. Tesi: Gli stadi Italia 90, sui mondiali di calcio, «visti come un romanzone di appalti e sprechi» (Giovanni Cerruti, La Stampa, 7/10/2004). Sono gli anni di Mani Pulite. «Da sindaco di una lista civica, mi sono ritrovato nella Lega quasi senza accorgermi» • Il Giorgetti che conosciamo oggi «saltò fuori direttamente dal fumo del sigaro di Bossi. L’altro celebre fondatore della Lega, l’architetto Leoni, si aggiustò il papillon e disse al capo: “C’è questo ragazzone di Varese che sa di numeri e di economia. È sveglio. È persino laureato alla Bocconi”. E il Bossi di allora, che all’università di Medicina di Pavia ci andava per finta (“studio il cuore alle alte temperature, diventerò un elettro-dottore” diceva alla prima moglie che poverina gli credeva) rimase impressionato. Accese il sigaro, sbuffò in meditazione, disse: “Candidiamolo”. E così fu» (Corrias). Giorgetti entra in Parlamento nel 1996, a nemmeno trent’anni. Ci resterà per sempre. «Al suo primo mandato era quasi “vicino di banco” di Sergio Mattarella: l’attuale capo dello Stato era capogruppo dei Popolari democratici - L’Ulivo e sedeva di fianco a Giorgetti, separato solo dal corridoio di passaggio tra uno “spicchio” e l’altro dell’emiciclo» (Affari Italiani, 12/2/2021). In pochissimo tempo, il «ragazzone di Varese» si fa un nome. Diventa l’uomo di collegamento della Lega con i centri dell’economia e della finanza. «Un po’ Lenin un po’ Cirino Pomicino. Non è un trascinatore di folle né un oratore incendiario. Ama il basso profilo, non indulge alle ampolle di acqua del Po e all’armamentario folkloristico leghista. Ai fazzoletti verdi preferisce frequentazioni in gessato e conosce a menadito i forzieri del Nord» (Alberto Statera, la Repubblica, 25/3/2010). «Sa anche come dire no e come sparire per giorni e giorni» (Cerrutti). «Nel 2001 avrebbe dovuto essere il sottosegretario ai trasporti. Poi, la frenata: le sue doti sono meglio spese alla guida della commissione Bilancio, lo snodo vero della spesa nazionale. Ma anche lì, nel cuore di Roma Ladrona, Giorgetti non dimentica il borgo. Scrive interi articoli della Finanziaria, ma riesce a far riconoscere a Varese la dop del gorgonzola. Studia con Tremonti la “restituzione delle fondazioni bancarie ai territori” e intanto si adopera per salvare il Varese calcio dal tracollo. E quando l’avventura della banca della Lega, la Credieuronord, volge al peggio, eccolo catapultato nel cda per cercare di salvare il salvabile […]» (Cremonesi) • L’11 marzo 2004, quando Bossi ha il coccolone, si prende l’incarico di tenere i rapporti con il Capo malato. «Ogni giorno in ospedale, quand’era ricoverato a Varese. E poi, a maggio, l’organizzazione della fuga all’alba, Bossi in ambulanza, lui a far compagnia alla moglie Manuela, destinazione una allora misteriosa clinica svizzera. Giorgetti che porta al quotidiano La Padania un foglietto autografato da Bossi. Giorgetti che porta a Radio Padania la straziante cassetta con la voce di Bossi. Giorgetti che scatta le prime tre fotografie del Capo. Il rapporto diretto con Bossi qualche nemico in casa Lega gliel’ha procurato. Con il ministro Roberto Calderoli i rapporti non sono mai stati dei migliori, con Roberto Maroni pare sia in freddo […] A chi gli domanda di cose di Lega risponde sempre svicolando: “Io faccio quel che mi ha detto Umberto e aspetto che torni al suo posto” [...]» (Cerruti) • «Quando i giornali lo chiamano “delfino” non gradisce. Non solo perchè nella Lega non ha mai portato bene, ma perchè è convinto - e non è l’unico - che senza Bossi sarebbe tutta un’altra storia. “Io sono entrato nella Lega per lui”» (Cerruti) • «Da allora è passato indenne attraverso ogni mutamento e guerra intestina della Lega. Dentro e fuori il Cerchio magico del Senatùr. Dentro e fuori dalla protesta dei “barbari sognanti” guidati da Bobo Maroni che scalzarono Bossi e la vecchia guardia dalla guida del partito. E oggi borderline, ma al contempo insostituibile, anche nel “cerchio blu” del segretario federale Matteo Salvini» (Giudici).
Draghi «È stato lui a convincere Salvini a dare un via libera, condizionato ma convinto, all’ex presidente della Bce. Giorgetti e Draghi si conoscono da quando non erano famosi, ma anche dopo che lo sono diventati si sono incontrati molte volte, anche se nessuno l’ha mai saputo perché entrambi sono di una riservatezza quasi patologica (e comunque sempre a casa Draghi a Roma e mai in quella di Città della Pieve, nonostante le mitologie di questi giorni). Giri d’orizzonte “dalla politica allo sport”, raccontano in casa Lega, con Giorgetti che chiedeva consigli ma ne dava anche. “Io conosco le idee di Draghi e so come si comporta”, ripete Giorgetti. E un collega leghista racconta: “Draghi premier? Giancarlo ne parla da un anno almeno”» (Alberto Mattioli, La Stampa, 5/2/2021).
Retroscena «La storia dei buoni rapporti fra Giorgetti e Draghi è lunga e interessante. Si conobbero nel ’96, quando il primo era un deputato leghista di prima nomina, ma già con uso di mondo e buone relazioni e il secondo direttore generale del Tesoro. Giorgetti diventò presidente della Commissione Bilancio della Camera nel 2001, proprio quando Draghi lasciò il ministero. Quindi non hanno fatto in tempo a lavorare insieme, ma ad annusarsi sì. Poi sono restati in contatto. Ne è nata una specie di corrispondenza d’amorosi sensi politico-economici, dichiarata più volte da Giorgetti e mai da Draghi, ma non è che il presidente della Bce risponda al telefono proprio a tutti: con Giorgetti lo faceva» (ibidem).
Profezie/1 «Il 6 novembre 2019, ospite in tivù, Salvini disse: “Draghi presidente della Repubblica? Why not?”. Già, perché no? A cantargli le lodi dell’ex presidente della Bce era stato Giorgetti» (ibidem).
Profezie/2 «La profezia di Giorgetti: Governo tecnico e Draghi premier» (titolo de La Stampa, 25/10/2019). Draghi ha appena lasciato la presidenza della Bce. Tre mesi dopo, la pandemia congelerà tutto per un anno.
Profezie/3 «Giorgetti, che appunto dichiara pochissimo, fece sensazione nel dicembre scorso con un’intervista al Corriere che riletta oggi appare profetica: “Al governo sono incapaci e Conte cadrà presto”. E dopo? Draghi “sarebbe quello che ci vuole”. Detto fatto» (Mattioli).
Profezie/4 «Tre mesi fa ho detto a Salvini; guarda che tu devi sperare che vinca Biden. E sai perché? Perché Renzi è suo amico, o almeno crede di esserlo, e con lui alla Casa Bianca si sentirà più forte, penserà di avere l’arma nucleare, e magari sarà disposto a forzare la mano e a rischiare. Sta accadendo. Ho visto che ha anche postato una sua foto con il nuovo Mr. President, come a dire: in Italia mi sottovalutate, ma io ho amici potenti» (ad Antonio Polito, Corriere della Sera, 15/12/2020).
Ministro «Il varesotto ha suggerito a Draghi i nomi degli altri ministri leghisti da assoldare (Erika Stefani e l’amico Massimo Garavaglia, piazzato al Turismo), suggerendo di escludere dall’esecutivo l’ala più radicale della Lega. Poi ha ottenuto per sé il dicastero dello Sviluppo economico, quello che allocherà nei prossimi anni una delle fette più sostanziose del Recovery fund» (Emiliano Fittipaldi, Domani, 20/2/2021).
Profezie/5 «Ministro, quante possibilità ci sono che Berlusconi faccia il presidente della Repubblica? “Poche”. Allora, perché Salvini rilancia la sua candidatura? “Per evitare di parlare di altre cose serie”. Quali sono le altre cose serie? “Draghi. La vera discriminante politica per i prossimi sette anni è che cosa fa Draghi. Va al Quirinale? Va avanti col governo? E se va avanti con chi lo fa?”. Lei che cosa vorrebbe? “Vorrei che rimanesse lì per tutta la vita. Il punto è che non può”. Perché? “Perché appena arriveranno delle scelte politicamente sensibili la coalizione si spaccherà. A gennaio mancherà un anno alle elezioni e Draghi non può sopportare un anno di campagna elettorale permanente”. Fino ad oggi non si è preoccupato dei partiti. “Da gennaio la musica sarà diversa. I partiti smetteranno di coprirlo e si concentreranno sugli elettori”. Morale? “L’interesse del Paese è che Draghi vada subito al Quirinale, che si facciano subito le elezioni e che governi chi le vince”. Dopodiché cambierebbe il ruolo del Quirinale. “Draghi diventerebbe De Gaulle”» (Andrea Malaguti, La Stampa, 27/9/2021).
America Dal marzo 2014 presiede la parte italiana del Gruppo di Collaborazione fra la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America e la Camera dei Deputati della Repubblica Italiana. Da tenere d’occhio i suoi viaggi oltreoceano • Nel 2018, mentre Michele Geraci era sottosegretario al Mise, l’Italia stipulava il memorandum d’intesa con la Cina e Xi veniva accolto trionfalmente a Roma, Giorgetti volò a Washington • Nell’ottobre 2021 rimase in America sei giorni. Motivazione ufficiale: procacciare investimenti. Motivazione sussurrata: gli americani vogliono garanzie sulla linea atlantista della Lega.
Amori Sposato con Laura Ferrari (che nel 2008 ha patteggiato una condanna a 2 mesi e 10 giorni per una truffa alla Regione Lombardia).
Denari Reddito dichiarato nel 2020: 99.541 euro (nel 2018 era di 126.959 euro). Stipendio da deputato: 5.000 di indennità, 3.503,11 di diaria e 3.690 euro di rimborso spese (a cui si aggiungono 1.200 euro annui di rimborsi telefonici e da 3.323,70 fino a 3.995,10 euro ogni tre mesi per i trasporti). Stipendio da ministro: zero (per effetto di un decreto voluto dall’allora premier Enrico Letta, un parlamentare che diventa ministro non può comulare i due stipendi). Ha maturato il diritto alla pensione e all’assegno di fine mandato: pari all’80% dell’importo mensile lordo dell’indennità, moltiplicato per il numero degli anni di mandato effettivo.
Religione Bossi lo chiamava «il pretino». Non manca mai alla messa domenicale, anzi: quando può, ama aggiungerne qualcuna durante la settimana. Una volta l’anno sale a piedi sul Sacro Monte di Maria, sopra Varese, lungo le 14 cappelle devozionali, sempre recitando il rosario. Fu lui a organizzare l’incontro privato tra Matteo Salvini e il cardinal Ruini.
Tifo Grande sostenitore del Southampton, squadra di calcio inglese (Francesco Giorgetti, il fratello minore, è presidente di “ItalianSaints”, il club dei tifosi italiani). Il suo idolo è l’ex capitano Matthew Le Tissier (quando era presidente della commissione Bilancio teneva in ufficio la sua maglia, la numero 7). In subordine, tifa Varese e Juventus.
Curiosità Da ragazzo faceva il portiere, «quello che sta da solo tra i pali, para quando può e quando incassa il gol abbassa la testa e resta muto» (Corrias) • Oggi pratica il nuoto • Libro preferito: Il giocatore di Dostoevskij • Legge elettorale preferita: il Mattarellum • Unico dirigente del Pd che stima: Stefano Bonaccini («uno che conosce l’Italia che produce») • Giulio Tremonti lo fece entrare nell’Aspen Institute, lui ricambiò facendolo entrare nel fan club del Southampton • Al tempo della sua designazione tra i saggi scelti da Napolitano, il giornale on-line L’indipendenza (anti-maroniano) lo indicò come uomo vicino al club Bilderberg • Nel 2021, ai tempi della vaccinazione contro il Covid, gli fecero Moderna • Ogni venerdì torna a Cazzago Brabbia • Autore del decalogo Il militante ignoto, molto amato dalla storica «base» della Lega • Quando Libertà e Orione, i labrador neri di Umberto Bossi, ebbero 11 cuccioli, e il Senatur decise di regalarli in cambio di offerte per la Scuola Bosina, istituto privato varesino in cui s’insegna, tra l’altro, il dialetto locale, lui fu tra i primi ad aggiudicarsene uno • I compagni di partito lo chiamano «Gianca» • Cugino del banchiere Massimo Ponzellini • Non usa Facebook né Twitter • Non tiene comizi • Non frequenta i salotti romani • «Ho tre amici in tutto e nessuno fa politica» • «Parla talmente riservato che un giorno Bossi gli ha chiesto: “Ma sei massone?” E lui ridendo: “Magari!”. Che è il suo modo di dire e non dire. Come piace ai leghè, gli uomini di lago, che “sono il mio dna”» (Corrias).
Titoli di coda «Ha mai pensato a fare lei il front-man della Lega? “Quella di cui parla lei mi sa che è la politica di copertina”. In realtà parlavo di politica di visione. “Preferisco guardare lontano restando dietro. Se fai il front-man finisce che ti perdi nelle risse. Guardi quello che è successo a Letta”. Che gli è successo? “L’hanno preso e scaraventato nella mischia. Ecco, io no, grazie”» (Malaguti).