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 2021  dicembre 17 Venerdì calendario

Biografia di Mara Carfagna (Maria Rosaria Carfagna)

Mara Carfagna (Maria Rosaria Carfagna), nata a Salerno il 18 dicembre 1975 (46 anni). Politico (Forza Italia; già Popolo della libertà). Ministro per il Sud e la Coesione territoriale (dal 13 febbraio 2021). Già ministro per le Pari opportunità (2008-2011). Deputato (dal 2006). Già vicepresidente della Camera (2018-2021). Ex valletta televisiva. «Per fortuna non siamo rimasti senza donne di sinistra al governo. Per fortuna una c’è. Mara Carfagna. Meno male che Silvio, presidente onorario di “Se non ora quando?”, c’è» (Guia Soncini). «Io sono una leale berlusconiana critica» (a Pietrangelo Buttafuoco) • «Nata a Salerno da una famiglia della buona borghesia cittadina, padre preside, madre professoressa e un fratello maggiore chirurgo plastico, Mara Carfagna si diploma col massimo dei voti al liceo scientifico, studia pianoforte e danza classica al Teatro San Carlo di Napoli e poi a New York. […] La politica […] non ha fatto parte della sua adolescenza: all’epoca il suo sogno era fare la modella. […] “Non è mai stata la più brava della classe, ma la più ambiziosa sì. Una che si prefiggeva un obiettivo e lo raggiungeva”, racconta una ex compagna di scuola» (Giulia Merlo). «La leggenda la vuole impegnata a scuola di danza dall’asilo. “Per 15 anni. Più 8 di nuoto, pianoforte, conservatorio, liceo…”. I suoi volevano fare di lei una nuova Shirley Temple? “Ha toccato un tasto delicato. […] Sono sempre stati esigenti. Ero abituata a incastrare tutto, ogni minuto della giornata. […] Se non ci riuscivo, smaltivo i compiti arretrati nel weekend”» (Luca Telese). «La prima porta del mondo dello spettacolo le si apre davanti a 21 anni, quando si classifica sesta al concorso di bellezza di Miss Italia. Subito dopo, Fabrizio Frizzi la sceglie come co-presentatrice del programma televisivo Domenica in. Contemporaneamente, Carfagna riesce a frequentare anche l’università: si laurea in Giurisprudenza a Salerno nel 2001 con il massimo dei voti» (Felice Florio). «Ha metodo e spirito di sacrificio, sa come districarsi nel serpaio delle reti, invidie, smanie, isterie, malevolenze, lavora con Frizzi, Mengacci, Magalli» (Filippo Ceccarelli). «“Anche in tv, ho sempre fatto scelte fuori dagli schemi”. Ad esempio? “Sì alla Domenica del villaggio e no a Controcampo: stare sullo sgabello per tre ore con le gambe accavallate proprio non mi andava”» (Angela Frenda). «Ci sono sue foto osé. S’intravedono nudità fasciate in una rete da pesca… In una è in posa languida mentre si spreme un limone in bocca. “Ero a Procida: abbiamo usato per set quel che c’era”» (Vittorio Zincone). «Nel 2002 arriva la folgorazione politica: Mara accompagna il padre, militante campano di Forza Italia, a incontrare Berlusconi a Palazzo Grazioli» (G. Merlo). «“Papà lo conosceva da tempo. Tramite un amico comune lo aveva contattato per denunciare una magagna della sinistra nel salernitano”. […] Impatto? “Cordiale. Tra l’altro, gli suonai qualcosa al piano. Ho studiato per anni in Conservatorio. Ma Berlusconi mi rimproverò: ‘Dovresti conoscere più pezzi a memoria’. […] Feci Era de maggio, il mio pezzo napoletano preferito, e l’adagio della Patetica di Beethoven”» (Zincone). «Quando ha scoperto che la politica è meglio della televisione? “Quando Sandro Bondi mi ha offerto l’incarico di Azzurro donna [movimento femminile di Forza Italia – ndr] regionale. Nelle stesse settimane avevo firmato un contratto per Rai 2, ma in una telefonata dissi a mio padre: sono molto più contenta per l’incarico politico. Lui era molto contento: non ha mai visto di buon occhio la mia carriera in tv”» (Amedeo La Mattina). «Quando ho iniziato, nel 2004, responsabile per la Campania di Azzurro donna, avevo dalla mia una grande passione ma poca competenza. E non ho problemi a dirlo. Ho sempre avuto, però, un’alleata: una volontà ferrea». «Alle elezioni politiche del 2006, Mara Carfagna viene eletta alla Camera dei deputati nelle file del partito di Silvio Berlusconi: ha appena 30 anni. Un anno dopo diventa la coordinatrice nazionale della corrente femminile di Forza Italia, Azzurro donna» (Florio). «La candidatura alle politiche del 2006 è stata la sua sliding door? “Sì. Me la comunicò per telefono Sandro Bondi. Ero in macchina per le strade di Roma. […] All’inizio volevo rifiutare. Ci sono state molte cene movimentate a casa dei miei a Salerno. Io lo consideravo un passo troppo grande. Mio padre era il più entusiasta. Alla fine dissi di sì, e cominciò un piccolo calvario: i primi giorni di campagna elettorale furono difficilissimi. Nel partito molti erano ostili. Per il nervosismo, dopo i comizi mi veniva da piangere. Dopo una settimana però cambiò tutto: dovevo girare con un furgoncino di scorta per portare tutti i fiori che ricevevo”. […] Ingresso alla Camera? “Con spaesamento”. Ha avuto qualche tutor? “Sì. Italo Bocchino, deputato di Alleanza nazionale, che avevo conosciuto durante la campagna per le Regionali del 2005, mi ha fatto da guida nelle stanze di Montecitorio”» (Zincone). «Galeotto fu il Telegatto. […] La scena è nota. Il 27 gennaio 2007 – nelle serata di gala per i premi del settimanale Mondadori – uno scoppiettante Silvio Berlusconi si avvicina sornione al tavolo di Mara Carfagna. “Se non fossi già sposato, la sposerei subito. Con lei andrei dappertutto…”, sussurra tra le risate dei presenti alla conduttrice di Piazza grande. “Se fosse mio coetaneo, verrei di sicuro!”, risponde lei. Due battute (?). Diciotto parole in tutto. Sufficienti però […] ad aprire una ferita che […] non si è mai rimarginata. Il premier non ci ha messo molto per capire che la sua gag ai Telegatti […] gli sarebbe costata cara. Lo tsunami lo ha travolto due giorni dopo. Quando sua moglie Veronica Lario gli ha rovinato la giornata (e non solo) con una lettera aperta a la Repubblica: “Interpreto quelle affermazioni come lesive della mia dignità – ha scritto –. Sono parole che, per l’età, il ruolo politico e sociale, il contesto familiare della persona da cui provengono, non possono essere ridotte a scherzose esternazioni. A mio marito e all’uomo pubblico chiedo quindi pubbliche scuse”. […] Il preludio della richiesta di separazione e della pirotecnica stagione delle escort e del bunga-bunga sul palcoscenico della politica tricolore» (Ettore Livini). In quei giorni, del caso si occupò persino il New York Times, pubblicando una foto che la ritraeva sorridente accanto a Berlusconi. «“Tutti sognano di essere citati un giorno dal New York Times, magari per un provvedimento di legge. E invece è triste finirci per una robetta di piccolo cabotaggio. Finirci perché è scattata la caccia all’amante del politico famoso. E tu sei giovane, carina, come aggravante vieni dal mondo dello spettacolo, e quindi sei liquidata come ‘valletta’. E in quella parola c’è tutto il pregiudizio italiano sulle donne di spettacolo. Per loro esiste la presunzione di colpevolezza: dimostrare ogni volta di essere serie. Di non essere donne facili”. […] Come sono stati i giorni successivi alla lettera di Veronica Lario a Repubblica? “Complicati. E tristi. È triste essere attaccata perché sei carina e fai politica per il Polo”» (Frenda). «Ciononostante, l’ascesa di Carfagna continua: a 32 anni è nominata ministro per le Pari opportunità nel governo Berlusconi IV. In questo ruolo, si fa principale promotrice della legge, entrata in vigore con il decreto Maroni nel 2008, che istituisce il reato di stalking» (Florio). «Come nacque quel provvedimento? “Appena nominata ministro delle Pari opportunità, incontrai la mamma di una ragazza, Antonella Multari, uccisa a coltellate a Sanremo dal suo ex mentre passeggiava con un’amica. La perseguitava da tempo, ma nessuno lo aveva fermato: non esisteva una legge che sanzionasse comportamenti di quel tipo. Ne feci una priorità del mio mandato, e anche grazie alla collaborazione delle donne di tutti i partiti portammo la legge a un’approvazione quasi unanime”» (Francesco Olivo). «Il suo percorso era iniziato in salita: nel 2008 toglie il patrocinio ministeriale al gay pride e definisce le coppie omosessuali “costituzionalmente sterili”, ma l’anno successivo realizza la prima campagna contro l’omofobia promossa dal governo e si scusa pubblicamente per le sue parole, ringraziando la deputata dem Anna Paola Concia per “avermi aiutata a sfondare il muro della diffidenza, della quale penso di essere stata allo stesso tempo vittima e inconsapevole responsabile”» (G. Merlo). Tra gli altri provvedimenti da lei adottati nel corso della sua prima esperienza da ministro, il divieto dell’esercizio della prostituzione in strada: «Non intendo entrare sotto le lenzuola degli italiani. Ma combatto la prostituzione in strada. E facendo questo – lo dice la polizia – abbiamo ottenuto un altro risultato. Sottrarre molte donne ai racket, alla tratta, alle nuove schiavitù». «Erano gli anni delle manifestazioni “No Cav”, e Carfagna venne attaccata soprattutto dalla sinistra: la comica Sabina Guzzanti la paragonò a Monica Lewinsky. Seguirono querela e risarcimento danni. A prepararla agli attacchi, però, aveva pensato l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che durante un incontro l’aveva avvertita: “Ricordati che in politica si perdona tutto, tranne la bellezza”» (G. Merlo). «L’abominio psicologico e morale di cui la Carfagna fu vittima, a mezzo di una gogna pubblica impartitale dalla crema del guittismo e del giornalismo della sinistra perbenista, per me grida ancora e sempre vendetta. La vittoria su se stessa e sulle insidie della politica della “schoenste Ministerin der Welt”, la più bella ministra del mondo secondo la Bild, è una specie di riscatto culturale per le brutture e le volgarità che il mondo berlusconiano ha evocato nei suoi nemici, nei suoi odiatori militanti, incapaci di salvaguardare il rispetto signorile, il tatto e la decenza necessari anche alla più spietata lotta politica» (Giuliano Ferrara). Nel 2010 la consacrazione popolare, quando, candidatasi al Consiglio regionale campano, raccolse 55.695 preferenze, primato assoluto nella storia delle elezioni regionali in Italia: ciononostante, rinunciò all’incarico, preferendo continuare la sua esperienza nell’esecutivo. Confermata a Palazzo Montecitorio nel 2013 e nel 2018, il 29 marzo 2018 fu eletta vicepresidente della Camera, carica che mantenne fino al suo ingresso – a suo dire, del tutto inatteso – nel governo Draghi in qualità di ministro per il Sud e la Coesione territoriale. D’altronde, alcune settimane prima, all’indomani delle dimissioni di Giuseppe Conte, «la prima intervista di endorsement a Mario Draghi è stata la sua: datata addirittura 31 gennaio, prima ancora che il nome venisse pronunciato ufficialmente da Sergio Mattarella. Si chiedeva: “Chi meglio di Mario Draghi potrebbe dar vita a un governo di salvezza nazionale?”. Non a caso, quando Fi ancora tentennava per il “sì” al governo del presidente in attesa di valutare anche in base alle scelte della Lega, proprio intorno a lei si sarebbero radunati una trentina di deputati e una ventina di senatori. Tutti preoccupati da un “no” incomprensibile a Draghi e tentati dal seguire Carfagna nel sostegno al “governo dei migliori» (G. Merlo). «Era con un piede fuori da Forza Italia. È entrata con tutto il suo peso politico anti-sovranista nel governo di Mario Draghi. Per Mara Carfagna il coronamento di una carriera costruita in costante crescendo, passo dopo passo. […] Donna (tra le poche di questo governo) e meridionale (altrettanto poche). […] Ha un suo pacchetto di voti in Campania e una ramificazione ormai in altre regioni, da quando guida la corrente “Voce libera”» (Carmelo Lopapa). «Nel corso degli anni, si è spostata dall’ala più conservatrice del partito a posizioni più moderate: non a caso è tra le politiche più cercate per l’ormai quasi mitologica “ricostruzione al centro”. Da Renzi a Carlo Calenda nell’area di centro che guarda a sinistra; da Toti all’Udc in quella che guarda a destra. […] Carfagna però […] non ha alcuna intenzione di lasciare Forza Italia. Anzi, si gode quella che considera una sua vittoria: aver dirottato il partito nell’orbita di Draghi, evitando che rimanesse subalterno alla Lega. Per tutto il resto, leadership compresa, ci sarà tempo» (G. Merlo) • Tra le sue principali battaglie politiche odierne, quella per i diritti civili, in particolare degli omosessuali (contraria nel 2007 al disegno di legge Bindi-Pollastrini sui diritti e doveri dei conviventi, nel 2016 votò invece a favore della legge Cirinnà sulle unioni civili, e nel 2021 ha sostenuto anche il disegno di legge Zan contro le discriminazioni e le violenze legate al sesso, all’orientamento e all’identità sessuale) e delle donne (promotrice nel 2009 della legge contro gli atti persecutorî, nel 2019 fu tra le principali sostenitrici del cosiddetto «codice rosso» a tutela delle donne e dei soggetti deboli vittime di violenza). «Sottoscrive la battaglia terminologica della Boldrini? “Non la vedo come una priorità, e nemmeno come un dato simbolico così rilevante. Chiamatemi come vi pare: l’importante è che io abbia pari diritti, pari opportunità, pari dignità sul lavoro e nella vita in generale”» (Pietro Senaldi) • Sposatasi il 25 giugno 2011 con l’imprenditore Marco Mezzaroma (classe 1967) – tra i testimoni della sposa, l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi –, se ne separò dopo circa un anno, ottenendo in seguito l’annullamento del matrimonio da parte della Sacra Rota. Dal 2013 è legata sentimentalmente all’avvocato e politico (ex deputato prima del Popolo della libertà, poi di Futuro e libertà per l’Italia) ebreo Alessandro Ruben (classe 1966), da cui il 26 ottobre 2020 ha avuto la figlia Vittoria • Voci insistenti circa una sua relazione con Italo Bocchino nella seconda metà degli anni Duemila, sempre negata da lei e sostanzialmente confermata da lui (ma solo in seguito alla pubblica denuncia di Gabriella Buontempo, all’epoca sua moglie). Sempre smentite da entrambi gli interessati, invece, le coeve illazioni circa una sua relazione con Berlusconi, che all’epoca la Carfagna ebbe a definire «un secondo padre» • Affetta da una forte miopia, che la fa spesso apparire con gli occhi insolitamente sgranati. «Mi mancano 10 gradi: porto le mie lentine tutto il giorno. Ho una cornea molto sottile, che vanificherebbe l’operazione» • Cattolica. Particolarmente devota a Padre Pio • «“Io sono una donna di destra. Il mio primo voto è andato al partito di Fini. Prima della svolta di Fiuggi”. Quando si chiamava ancora Msi. “Mio padre, che ha sempre votato Dc e che nel 1994 ha aderito a Forza Italia, per questo motivo considerava me e mio fratello le pecore nere della famiglia”» (Zincone) • «Perché l’apprezza il Cav? “Per la mia rettitudine morale. Sono estremamente onesta. Di me, ci si può fidare”» (Giancarlo Perna) • «Chi non la ama la considera una che ha tradito il partito che l’ha paracadutata in Parlamento e che oggi “si lancia in dichiarazioni da capo politico” senza alcuna legittimazione. […] Lei, invece, che sa di essere poco amata dalle gerarchie che oggi guidano il partito, ha sempre descritto ogni suo sforzo dentro Forza Italia come un tentativo di “rifondare il centrodestra su base moderata e liberale”, contro i freni interni di chi non vuole rendere contendibili le cariche di vertice per “difendere lo status quo”. Proprio questa sarebbe stata anche la ragione del suo gran rifiuto proprio al Cavaliere a far parte del nuovo coordinamento a 5 del partito, dopo che Berlusconi l’aveva nominata insieme a Toti per riorganizzare Fi e l’incarico era durato solo qualche mese a causa di questioni interne. Nei fatti, per ora è l’unica degli ex “delfini” del Cavaliere – da Angelino Alfano a Raffaele Fitto – ad avere ancora un ruolo negli equilibri politici» (G. Merlo). «Il berlusconismo riformato di Mara Carfagna […] sembra occhieggiare a uno stile calvinista» (Guido Vitiello) • «Cosa le è rimasto del suo passato di showgirl? “Dalla danza, che è una disciplina, ho appreso rigore e rigidità. Sono fiera di ciò che ho fatto”» (Perna). «È vero che non le piace rivedere video della sua carriera tv? “No, detesto rivedermi sempre. Anche in un comizio politico”. Cosa le è mancato come ballerina e come pianista? (Risata sonora). “Tutto! Non ho orecchio, non suono senza spartito… Riuscivo solo perché sono una tosta e studiavo moltissimo”» (Telese). «Ho sempre fatto il lavoro in televisione con grande serietà e dignità, ma non era una scelta di vita in quel momento: è stato un percorso obbligato che mi si è presentato davanti. Oggi che faccio politica e mi è stata data questa grandissima possibilità, mi sono resa conto che ci sono ben altre cose che possono gratificare e darti soddisfazione. Mi pento di non averlo scoperto prima, di non essermi dedicata prima all’attività politica. Questo è un messaggio che mi permetto di dare alle donne e ragazze: non è soltanto aspirando a fare la conduttrice, la cantante o la velina che si può raggiungere la massima soddisfazione nella vita». «Nei dieci anni che sono passati dalla sua prima esperienza di governo all’inizio di questa seconda, nel frattempo Mara Carfagna è molto maturata politicamente. Difficilmente adesso qualcuno potrebbe fare battutine ironiche sui suoi passati da showgirl e da partecipante al concorso di Miss Italia» (Giusy Franzese) • «Secondo molti, è una leader naturale all’interno di uno schieramento, ancora imprecisato, certo evanescente, ma il cui profilo si può già disegnare nell’aria. Il partito degli antipopulisti. Studia da leader? “Studio per essere all’altezza dei compiti che ricopro”, risponde lei, ritraendosi in guscio. “Penso che la politica debba essere il Beruf di Max Weber, cioè professionismo, ovvero competenza – che non è mai abbastanza – ma anche vocazione. Perché la cosa più bella è buttarsi a capofitto su un obiettivo, come per me è stata la legge sullo stalking, o l’impegno a favore dei diritti delle donne”» (Salvatore Merlo).