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 2021  dicembre 20 Lunedì calendario

Biografia di Steven Zhang (Zhang Kangyang)

Steven Zhang (Zhang Kangyang), nato a Nanchino (Cina) il 21 dicembre 1991 (30 anni). Dirigente d’azienda. Presidente di Suning International, divisione internazionale di Suning Holdings Group (dal 2016). Dirigente sportivo. Presidente dell’Inter (dal 2018). «Anima da cinese, ma mente globale» (il suo motto) • «Steven Zhang in realtà è il nome “occidentalizzato” – si scrive Zhang Kangyang – del figlio dell’imprenditore cinese Zhang Jindong, fondatore e azionista di maggioranza di Suning.com, una delle più importanti società cinesi, che opera nel settore della vendita al dettaglio» (Furio Zara). Trasferitosi a quindici anni negli Stati Uniti per ragioni di studio, «ha fatto il liceo a pieni voti presso l’esclusivo Mercersburg College, Pennsylvania, Stati Uniti, poi ha declinato un invito del glorioso Mit di Boston per scegliere Scienze dell’economia alla Wharton School. Le successive esperienze in Morgan Stanley e JP Morgan lo hanno fatto tornare a Nanchino pronto per diventare il ministro degli Esteri di Suning, colosso che il padre ha creato nel 1990 partendo da un negozio di elettrodomestici» (Luca Taidelli). Il 28 giugno 2016 suo padre, tramite il gruppo Suning, acquistò il 68,55% delle quote dell’Inter, assegnando al figlio un posto nel consiglio d’amministrazione, ma lasciando per il momento la presidenza della squadra all’indonesiano Erick Thohir, succeduto nel 2013 a Massimo Moratti. Prima di allora «Steven non aveva mai visto una partita di calcio. È lui stesso a confessarlo. Non aveva idea di come funzionasse questo gioco tanto popolare, quali fossero le sue regole e i suoi meccanismi. […] Nei suoi primi mesi in Italia, Steven Zhang […] è occhi e orecchie del papà, che conduce i suoi affari dal quartier generale di Nanchino. Ma non solo. È stato mandato lì con la promessa favolistica del “tutto questo, un giorno, sarà tuo”, a patto che […] dimostrerai di essere all’altezza. […] Si è subito distinto per una certa educazione, per uno stile asciutto fatto di tanti silenzi, poche espressioni, enorme attenzione. […] Ha trascorso così il primo periodo in Italia, […] tra emissario sul campo e scaltro apprendista. […] Nel frattempo la sua immersione nell’universo interista sembra lasciare i primi segni. Chissà se per freddo calcolo o per una reale attrazione per la storia e l’impianto valoriale del club, Steven Zhang pare abbracciare con trasporto la causa nerazzurra. Una sinergia che simultaneamente costruisce con Milano. […] Squadra e città sembrano somigliarsi e crescere insieme, in un gioco di specchi di cui fa parte anche Steven. Non a caso, tempo dopo, la nuova sede sorgerà proprio nel cuore pulsante dell’avanguardismo cittadino, tra scintillanti grattacieli e parchi verdi e curatissimi, simboli di dinamismo e modernità, i nuovi valori del club e i tratti caratteristici di Zhang» (Federico Corona). Il 27 settembre 2017, su impulso del padre, il consiglio d’amministrazione dell’Inter «ha attribuito al figlio del boss ampi mandati e una quarantina di diverse deleghe, che riguardano l’area sportiva ed extrasportiva, poteri che potranno essere esercitati con firma singola a differenza di tutti gli altri dirigenti interisti (dall’ad Antonello a Williams, Gardini, Williamson e Gandler), che in ossequio al “four eyes principle” hanno poteri di firma congiunta, ossia ne servono due per poter operare. Il potere del non ancora 26enne Steven Zhang era già cresciuto nel cda di giugno, in cui aveva ricevuto le deleghe sportive, mentre ora avrà anche le altre. […] La bizzarria della situazione è che Zhang da semplice membro del cda ha un margine di manovra molto maggiore dell’ad Antonello, fatto curioso in qualsiasi consiglio, e, ovvio, anche dell’ineffabile Thohir, che rimane ancora presidente ma ormai è fuori da tutto» (Andrea Sorrentino). «Manca ancora qualcosa per spazzare via i dubbi che ancora aleggiano su di lui e sulla serietà del progetto Suning: un risultato e un gesto che avvicini il popolo alla proprietà. Arrivano entrambi lo stesso giorno, il 20 maggio 2018. Dopo un’epica partita contro la Lazio, l’Inter ritrova la Champions League nei minuti finali dell’ultima giornata, a distanza di sette anni dall’ultima volta. A fine gara, mentre giocatori, dirigenti e membri dello staff festeggiano con grandi abbracci l’obiettivo raggiunto, Steven Zhang passeggia a bordo campo con le mani in tasca e si lascia andare a un pianto solitario. Sembra volersi ritagliare un momento intimo nel chiasso della gioia collettiva. Il suo modo pudico di commuoversi è una doppia rivelazione: mostra il lato sensibile di un ragazzo apparentemente freddo e cattura tutto il suo coinvolgimento nel progetto Inter. Un gesto che, arrivato in un momento così importante, recide ogni perplessità sul suo interesse per i destini sportivi del club e restituisce valore allo slogan “Inter is coming”, coniato come annuncio di un rinascimento interista. Steven Zhang inizia a essere visto non più come un ragazzo in vacanza studio in Italia, ma come un credibile futuro presidente. Investitura che arriva ufficialmente il 26 ottobre successivo. E c’è sempre lo sfondo di Milano nel video celebrativo che l’Inter studia per l’insediamento del 21esimo presidente della sua storia, con Steven che osserva la città con lo sguardo di chi la sente ormai sua e dichiara: “Io sono pronto, e voi?”. Il benestare arriva anche da Massimo Moratti, che attraverso una lettera scritta come un padre in esilio usa parole al miele per descrivere il nuovo presidente e mettere tutti in guardia: “Sono sicuro che farà bene. Grave errore sottovalutarlo per l’età o la poca esperienza. È sveglio e moderno nel modo di concepire il futuro e comunicare. Generoso nei sentimenti, ma verso chi lo merita. Insomma, per me siamo in buone mani”» (Corona). Anche grazie a una serie di notevoli investimenti deliberati da Zhang, il 2 maggio 2021 la squadra riuscì a conquistare il diciannovesimo scudetto, a undici anni dall’ultimo, risalente all’èra Moratti. «Il pomeriggio di domenica 2 maggio ho provato un’emozione indescrivibile, che non si può immaginare né comprendere, vivendo in prima persona l’abbraccio di tutta la città e vedendo i nostri tifosi così felici. Un’emozione resa ancora più grande perché arrivata in questo periodo così difficile della vita di tutti noi, trasmettendo speranza e gioia, come soltanto lo sport è in grado di fare. Un’emozione che resterà nella nostra memoria per sempre. […] Questo è il frutto del grande impegno di tutti, dentro e fuori dal campo. Con orgoglio siamo il primo club guidato da una proprietà straniera ad aver vinto uno scudetto. Questo grande trionfo corona la visione, l’impegno, le risorse che la proprietà ha dedicato al club a partire dal suo ingresso». «Vincere lo scudetto a 29 anni, 4 mesi e 11 giorni non era mai riuscito a nessuno. Essere il più “rapido e giovane” presidente dell’Inter a vincere il campionato è un traguardo notevole, lo stesso che lo porta a togliersi la cravatta e a trasformarsi in uno sbandieratore sul tetto dell’HQ della sua Inter» (Alessandro Pagano). La crisi legata alla pandemia da Covid-19 ha però inciso pesantemente non solo sui bilanci dell’Inter, ma ancor più su quelli del conglomerato di cui la squadra fa parte. «Nell’èra della “Prosperità comune” teorizzata dal presidente Xi Jinping i debiti corporate vanno saldati, a qualsiasi costo. Ovunque. Great Matrix vanta un credito da 250 milioni di dollari nei confronti del presidente dell’Inter, Zhang Kangyang, più noto come Steven, e, in solido, del padre Zhang Jindong, fondatore di Suning. La sentenza della Corte di giustizia di Hong Kong va onorata, e le banche cinesi creditrici su consiglio degli avvocati ora guardano anche ai beni personali che il presidente dell’Inter potrebbe avere in Italia. Cadono velocemente i paletti tra patrimoni personali accumulati dai tycoon e quelli delle aziende sull’orlo del default. La parabola di Suning vale per tutti gli altri grandi gruppi privati prima osannati e, oggi, in crisi. Quando nell’ottobre del 2018 Steven assunse a soli 27 anni la presidenza dell’Inter, Suning registrava 347 milioni di ricavi, +9% rispetto al 2017 e +45% sul 2016. “Un gigante del commercio”, si legge sul sito ufficiale della squadra. Tre anni dopo, oberata dai debiti, Suning è stata salvata in extremis, tra gli altri, dalla municipalità di Shenzhen e da Alibaba, che ne ha acquistato il 24% delle azioni. Il ricavato non è stato però utilizzato per ripagare il debitore Great Matrix, che ha fatto causa agli Zhang. La sentenza della Corte di Hong Kong va eseguita, così sotto la lente delle banche cinesi creditrici finiscono i beni personali che Steven, presidente della divisione internazionale della holding, potrebbe avere in Italia. Quelli di suo padre in Cina sono già stati congelati per tre anni, e al termine del salvataggio Jindong, 58 anni, si è dimesso da tutte le cariche operative dell’impero Suning. La Muraglia non blocca il recupero del debito, così le banche cinesi hanno avviato gli accertamenti. Se le azioni dell’Inter sono custodite nella “cassaforte” del Lussemburgo, secondo gli avvocati la strada del recupero porta direttamente ai beni di Steven Zhang, ovunque essi siano» (Rita Fatiguso). Anche per tale motivo, negli ultimi mesi si sono più volte rincorse voci circa una possibile vendita della società calcistica, puntualmente smentite: «Il nostro è un progetto a lungo termine, con una visione chiara e definita. Le nostre radici, solide, ci spingono a guardare lontano. Il nostro sguardo è rivolto al futuro, con grande ambizione e una mentalità vincente ricostruita e ritrovata» • Grande clamore destarono, nel marzo 2020, gli insulti rivolti via internet da Zhang al presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino. «Intorno alla mezzanotte di martedì 3 marzo, Steven Zhang si è spogliato. Ha smesso gli abiti del giovane presidente per rimanere solo un giovane arrabbiato. E, come accade per molti giovani arrabbiati di questi tempi, il primo pensiero è stato quello di prendere in mano lo smartphone e sfogare la sua rabbia attraverso una storia Instagram. “Sei il più grande e triste pagliaccio che io abbia mai visto. Giocare con il calendario e mettere sempre la salute pubblica al secondo posto: vergognati!”. Questo il contenuto della sua invettiva, scritta con font scanzonato e corredata da emoticon per amplificarne il messaggio – già di suo non esattamente tenero –, rivolta al presidente della Lega Calcio Paolo Dal Pino, insediatosi solo un mese prima e già alle prese con uno dei momenti più complicati della storia del calcio. […] Le ragioni di Zhang, che cercava a tutti i costi di evitare le porte aperte per Juventus-Inter in un momento in cui il contagio da coronavirus cominciava la sua espansione, si sono sbriciolate sotto il peso di un linguaggio considerato unanimemente irrispettoso e inadeguato. Ai limiti della calunnia. […] Le reazioni di buona parte dei media e della politica sportiva hanno oscillato tra lo sdegnato e il paternalistico. […] Qualche malpensante, in quei giorni ancora confusi in cui la minaccia di Sars-Cov-2 non si era ancora manifestata in tutta la sua potenza, aveva letto dietro quell’attacco un misero tentativo di far giocare il match scudetto senza il favore dei tifosi di casa juventini. Sono bastati pochi giorni, tuttavia, per vedere quell’attacco feroce sotto un’altra lente. Per capire quanto Zhang, cinese trapiantato in Italia, fosse coinvolto e preoccupato per un’emergenza con cui il suo Paese aveva fatto i conti prima di tutti, e di cui sapeva che l’errore più grande sarebbe stato quello di sottovalutarne la portata. Per rendersi conto che Zhang non cercava di tutelare l’Inter – o almeno non solo l’Inter –, ma la salute pubblica. E, se il messaggio poteva in un primo momento apparire retorico, il tempo, e i numeri drammatici cresciuti esponenzialmente nelle settimane successive hanno riabilitato quel gesto. Hanno perfino giustificato, almeno in parte, i modi puerili e i toni volgari con cui l’ha compiuto, e su cui nemmeno ora che le ragioni sono evidentemente dalla sua parte intende ritrattare, come dimostrano le dichiarazioni rilasciate pochi giorni dopo al Financial Times: “Sono stato fin troppo leggero”» (Corona) • Celibe • «Ha volto glabro e capelli a spazzola» (Sorrentino). «Ha il viso di un adolescente, i modi garbati, la posa di chi è abituato a comandare con un cenno, senza alzare la voce» (Zara). «Un giovane capo capace di trasmettere serietà e freschezza, che non porta la cravatta ma una camicia sbottonata eppure appare autorevole. Che non si pone con l’atteggiamento borioso di chi si compiace di comparire nella lista degli under-40 più influenti stilata da Fortune e a 29 anni è già proprietario di un club, ma nemmeno con la soggezione di chi deve a tutti i costi apparire all’altezza della situazione. […] Moratti aveva detto di lui: “La grande educazione lo fa sembrare timido, ma non lo è”. L’impressione, infatti, è che Zhang abbia in dote quel carisma lieve che spesso, per paradosso, risulta il più forte, quello che meglio attecchisce, ben più dell’autoritarismo sguaiato. Vedere un padrone che fa la coda per accreditarsi alla cena aziendale può trasferire un’idea di scarso carattere o eccessiva umiltà, ma anche di forza calma. È anche così che si è guadagnato l’amicizia di molti (tra cui Luca Percassi, figlio del presidente dell’Atalanta) e un rispetto trasversale» (Corona) • «È pienamente calato nella realtà milanese, il Paese di Bengodi per uno con le sue passioni: l’alta moda e gli incontri con i grandi stilisti da immortalare nei selfie, il buon vivere in genere e il buon cibo in particolare, i viaggi-lampo nei paradisi italiani da Capri alle Cinque Terre alla Sardegna ai laghi, qualche sfizio da milionario con le auto di lusso» (Sorrentino). «Nel suo parco macchine spicca una Pagani Huayra, costruita a San Cesario sul Panaro nel modenese, del valore di 2,3 milioni di euro: vi ha fatto apporre la scritta “Nerazzurra”. Sui social è molto attivo, ha sempre dimostrato l’amore per l’Inter, spesso incita staff e giocatori, è consapevole delle responsabilità e dell’importanza del ruolo che ricopre» (Zara) • «I problemi economici esistevano anche prima, ma la pandemia li ha accelerati. C’è necessità di rivedere il sistema calcio, avere cambiamenti nella tecnologizzazione, digitalizzazione, e aumentare la capacità attrattiva del fenomeno calcio per le nuove generazioni. Dobbiamo innovare, guardare al futuro. Bisogna provare. Ovviamente questo va fatto in accordo con Fifa e Uefa. La Superlega era solo un esempio di questi tentativi da fare» (ad Andrea Di Caro e Gianni Valenti) • «È il più giovane presidente della storia dell’Inter: come si sente quando glielo ripetono sempre? “Sì, me lo dicono spesso, ma non ci penso troppo. L’età non dovrebbe essere uno svantaggio, anzi il contrario. Significa avere più energia, più tempo per imparare, per migliorare e per cambiare. Una cosa che nell’industria del calcio manca. Se penso ad altri settori o a ciò che accade in Cina o negli Stati Uniti, la gente che ha la mia età gestisce società che valgono miliardi. Persone come Mark Zuckerberg o Elon Musk sono partite anche prima di me: mio padre ha iniziato alla mia stessa età. Chissà, forse uno dei motivi per cui l’industria del football non sta crescendo così velocemente come dovrebbe è proprio perché manca della gente giovane”. Dal commercio online ai media, Suning oggi è un conglomerato con otto settori. L’Inter in fondo è solo una piccola attività… “È vero, l’Inter è un’attività piccola all’interno di Suning, ma allo stesso tempo è una responsabilità enorme. All’inizio della nostra operazione forse non l’abbiamo realizzato del tutto. È un club di football, ma è anche un’anima e un marchio, a cui la gente dedica molte delle sue energie”» (Stefano Agnoli) • «Vogliamo stabilmente stare tra i grandi club europei. Per lo scudetto non è facile. Sei-sette club sognano di vincere lo scudetto ogni anno, poi la realtà è diversa. Godiamoci quello conquistato».