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 2021  dicembre 27 Lunedì calendario

Biografia di Dame Margaret Natalie Smith

Dame Margaret Natalie Smith, nata a Ilford (Gran Bretagna) il 28 dicembre 1934 (87 anni). Attrice britannica, meglio nota con il diminutivo di Maggie. Vincitrice dell’Oscar alla miglior attrice per La strana voglia di Jean (1970) e alla miglior attrice non protagonista per California Suite (1978). Oltre alle statuine d’oro, anche due Academy Awards, cinque BAFTA, quattro Emmy, e un Tony Award, insieme a vari premi per Screen Actors Guild e Golden Globes. È stata insignita del titolo di Lady Commander of the Order of the British Empire e Order of the Cavalier of Honor.
Titoli di testa «Se hai girato molti film e sei diventata molto vecchia è inevitabile diventare un’icona. Magari piuttosto impolverata».
Vita Si è trasferita a Oxford a quattro anni, padre patologo e madre segretaria che pensava che la giovane Maggie non sarebbe mai arrivata sul palco, «con una faccia come quella» [Standard.co.uk] • Prima studia in una scuola per ragazze, poi per far piacere ai genitori di iscrive a Oxford ma in gran segreto frequenta una scuola di recitazione locale • Ottiene il suo primo ruolo a 17 anni, al Playhouse Theatre di Oxford. Interpreta Viola ne La dodicesima notte di Shakespeare • «Bramavo essere brillante e quasi sicuramente non lo ero mai. Sospetto fossi piuttosto senza speranza. Non so perché. Credo fosse solo molto strano» (al The Guardian) • Durante gli anni Cinquanta è comparsa in tante produzioni televisive • Del 1956 il debutto a Broadway in New Faces • Poco dopo, il primo film da protagonista, Senza Domani (1958): «Quando cominciai a fare l’attrice la questione non era la fama, ma la recitazione» • «Maggie Smith, un’attrice più vicina a Shakespeare che alla mondanità» [CdS] • Negli anni Sessanta è impegnata in una serie di ruoli secondari che lasciano comunque il segno, come I Cinque ladri d’oro e Il Magnifico Irlandese • Nel 1963, con un ruolo insignificante nel film International hotel, riesce a oscurare persino Elizabeth Taylor, che interpreta il personaggio principale. Ma è nel 1965 che il mondo si rende conto davvero del suo talento quando la vede in Desdemona nell’Otello al fianco di Laurence Olivier [Rogolino, Elle] • Sempre nel 1965 recita in Molto rumore per nulla con la regia di Franco Zeffirelli. Scrive il Corriere: «La più brava è Maggie Smith: sembra, secondo il Financial Times, che Shakespeare abbia pensato a lei scrivendo la parte di Beatrice» • Nel 1970, in La Strana voglia di Jean, veste i panni di una professoressa anticonformista con tendenze fasciste negli anni Trenta. Paolo Mereghetti: «Tratto da un bel romanzo (1961) di Muriel Spark che aveva già avuto una fortunata riduzione teatrale, interpretato dalla coppia Stephens-Smith (coniugi anche nella vita, vedi sotto Amori) e girato sui luoghi dell’azione, è soprattutto un ammirevole ritratto di donna, una bella occasione per M. Smith che si guadagna un Oscar come miglior attrice protagonista» • Nel 1972 George Cukor la vuole in In viaggio con la zia. In seguito viene coinvolta in alcuni mistery come Invito a cena con delitto (1976) e Assassinio sul Nilo (1978) • In California Suite (1978), una commedia divisa in capitoli, interpreta Diana, un’attrice britannica lunatica di ritorno da una catastrofica cerimonia di premiazione, demoralizzata per la sua carriera e il matrimonio con Sidney, un omosessuale interpretato magistralmente da Michael Caine. Ruolo che le fa ottenere il suo secondo Oscar, questa volta come attrice non protagonista • Maggie Smith, ribattezzata dal critico Pauline Kael «Our Lady of the wrists», «Nostra Signora dei polsi», per via della grande espressività delle sue mani [Ward, il Foglio] • Secondo il critico Walter Kerr, l’attrice Maggie Smith «somiglia a un paio di forbici che tagliano persino quando sono chiuse. La grande gamma della sua espressività viene tutta da quelle sue mani, che a volte risultano più grandi e più mobili di lei, e da quella velocità del parlare, quasi una voce registrata a doppia velocità, ma senza che si perda nulla della comprensibilità» [ibid.] • A teatro, la sua grande passione, non si risparmia. Tanto Shakespeare ma anche Cechov, Ibsen, Schaffer, Cocteau, Wilde, Ionesco etc. • Negli anni Ottanta e Novanta diventa una presenza fissa sul grande schermo con i personaggi più diversi. Qualcuno la ricorda in Camera con vista (1986) nei panni di Charlotte o in Hook - Capitan Uncino (1991) di Steven Spielberg come una Wendy anziana, o ancora in Sister Act I e II (1992-1993), nelle vesti della rigidissima madre superiora del convento di Santa Caterina di San Francisco. È anche la duchessa di York nel Riccardo III (1996) di Richard Loncraine • In Un tè con Mussolini (1999) di Franco Zeffirelli è accanto a Cher e Judi Dench. Diceva di lei il Maestro: «Attrice straordinaria, l’Inghilterra fatta persona. Nel mio film raccoglie in sé l’anima della sua terra e la respinge al tempo stesso. Ma se qualcun altro osava parlare male della sua patria, prorompeva: devo farlo io, voi non ne avete il diritto» • In Gosford Park (2001) di Robert Altman è la vecchia contessa di Trentham, impellicciata e ingioiellata, una velenosa pettegola senza un penny • Dal 2001 al 2011 si trasforma nella magica professoressa Minerva McGranitt di Harry Potter: «Ora ci sono anche delle persone molto piccole che mi salutano» [al Graham Norton Show]• «Vice direttrice di Hogwarts e capo dei Grifondoro, nonché professoressa di trasfigurazione appassionata di quidditch e membro dell’Ordine della Fenice, ha un ruolo decisivo nella battaglia finale di Harry contro le forze dell’oscurità. Smith ha dato una svolta spiritosa e bonaria a questo personaggio con una interpretazione imponente in cui sembra sentirsi perfettamente a suo agio» [Rogolino, Elle] • Nel 2008 ha scoperto di avere un cancro al seno: «Mi sentivo un po’ strana. Non credevo fosse nulla di serio perché anni prima avevo avuto un nodulo ed era benigno» [The Telegraph] • Dopo la chemio, «ci si sente orribilmente nauseati. Mi tenevo ai corrimano e mi dicevo: “Puoi farcela”» • Nonostante le cure, decide di non lasciare il set di Harry Potter e il Principe Mezzosangue, quinto capitolo della saga, ma ammette: «Nel corso delle riprese ero sempre stanca, molto provata dalla mia battaglia contro il cancro. Avevo perso già buona parte dei capelli e per recitare ho dovuto indossare una parrucca. Questo è stato chiaramente l’ultimo dei problemi, ma un’esperienza del genere ti mette veramente al tappeto. Non sai mai se potrai uscirne viva» • Dal 2010 al 2016 è Violet in Downton Abbey: «Visto che ormai tutti mi credono più vecchia di Dio, mi porto avanti coi miei personaggi: la vagabonda di Bennet è sui novant’anni, Violet deve averne almeno 110...» [a Manin, cit.] • «Nei panni di Violet Crawley, vedova contessa di Grantham, Maggie Smith ci ha regalato tante linee brillanti e un sacco di risate. È un personaggio crudo, ma con una tenerezza nel cuore, nascosta molto bene…» [Newner.com] • Nel 2014 ha fatto sapere di non aver mai rivisto un episodio di Downton Abbey • «Mentre giravo una scena di Downton con Penelope Wilton (Isabel Crowley) mi sono sorpresa a traballare. Perché mi succede?, mi sono chiesta. Perché sono vecchia» [Manin, CdS] • «Ma cosa contano i capelli bianchi se poi a baciarti arriva George Clooney? Nel corso di Text Santa, equivalente inglese del nostro Telethon, l’intero cast di Downton Abbey ha girato un video scherzoso dove Clooney compare in un divertente cameo. Arrivato chissà come nei salotti di casa Grantham, si ritrova la metà femminile del castello, dame e cameriere, a ronzargli intorno. Ma lui ha occhi solo per l’imperiosa Old Lady. E così «Lord Hollywood», come lei lo chiama, le mormora parole galanti e le bacia la mano guardandola in modo tale che Violet-Maggie perde il self control e pure i sensi. Ma solo per gioco e per beneficenza. In realtà, il più emozionato era Clooney» [Manin, CdS] • «È buffo ritrovarmi alla mia età assediata quando esco per strada. Non mi era mai successo prima. Ci voleva la tv. È terribile. Io amo andare a zonzo e non posso più farlo» [Manin, CdS] • «Tra i suoi lavori più recenti non si può non menzionare Miss Shepherd di The Lady in the Van (2015) di Nicholas Hytner, un’anziana senzatetto che vive in un pulmino giallo spostandosi per le strade di Londra. Quando si stabilisce di fronte alla casa di un importante scrittore, tra i due nasce un’amicizia complice e frizzante. Prova che questa leggenda inglese è in grado di indossare gli abiti pregiati di una contessa e quelli usati di una senzatetto con la medesima classe e umiltà artistica» [Rogolino, Elle] • «Lei può catturare in un istante più di quanto diversi attori possano trasmettere in un intero film. Può essere vulnerabile, feroce, oscura ed esilarante allo stesso tempo e sul set porta la stessa energia e curiosità di un giovane attore al debutto» (Nicholas Hytner) • Anche se Harry Potter e Downton Abbey l’hanno resa più popolare che mai, Maggie Smith non ha mai ritenuto queste esperienze soddisfacenti: «Non sento veramente di aver recitato in queste opere» • «Volevo tornare sul palcoscenico, mi sembrava di aver lasciato tutto il mio lavoro incompleto». Così nel 2019, dopo dodici anni di assenza dal teatro, torna sul palco del Bridge Theater di Londra con A German life. A 85 anni recita in un monologo da 100 minuti in cui racconta la testimonianza di Brunhilde Pomsel, donna di Berlino che lasciò la scuola a 15 anni con eccelse doti da stenografa e che nel 1933 finì nell’ufficio di Goebbels, ministro per la propaganda del Terzo Reich. «Un’interpretazione che per i critici britannici è “l’evento teatrale dell’anno”. Si tratta di un tour de force – circa cento minuti da sola in scena – in cui l’attrice sfodera un talento raro: un suo gesto, un’occhiata, una pausa bastano a trasmettere mille emozioni» [De Carolis, CdS].
Amori Nel 1967 sposa l’appassionato e molesto attore Robert Stephens. Hanno due figli: Toby Stephens e Chris Larkin, entrambi attori. Larkin ha cambiato cognome perché non voleva la strada spianata dal successo dei genitori [Standard.co.uk] • Dopo il divorzio da Stephens nel 1974, nel sposa l’autore Beverley Cross. Un grande amore terminato con la morte di lui, nel 1998: «Non credo che troverò nessuno che prenderà il posto di Bev» [Standard.co.uk] • Anni dopo, a 60minute, ha spiegato di essere ancora in lutto per la morte del marito: «Non lo so, mi sembra inutile. Andare avanti da soli senza nessuno con cui condividere la vita. La madre di Jane Birkin, Judy Campbell, una volta mi ha detto una cosa straordinaria quando è morto suo marito. Che era una sensazione strana non essere più il numero 1 di qualcuno» • «Dicono che passa, ma non è così. È terribile, non puoi farci niente. Solo lavorare. Ma poi, appena smetti, il silenzio torna, più assordante che mai» • Cinque nipoti: «L’aver partecipato a Harry Potter mi ha fatto salire nella loro considerazione e mi ha aiutato a educarli» [Manin, CdS].
Curiosità «È vero che non tollero gli sciocchi, e quindi loro non mi tollerano, e la cosa mi irrita. Forse è per questo che sono abbastanza brava per interpretare le vecchie signore irascibili» (al Guardian nel 2014) • Il film che ha adorato girare è La segreta passione di Judith Hearne, perché ammirava molto il regista, Jack Clayton • «Aveva ragione Bette Davis, la vecchiaia non è per femminucce. E non si addice alla televisione. Che costringe a una vicinanza pericolosa. A teatro invece sei lontana dal pubblico. E questo consente di mantenere il mistero» [Manin, CdS] • Vive nel piccolo villaggio di Lurgashall in West Sussex, Inghilterra, in una casa di mattoncini rossi del XIV secolo, comprata nel 1981 assieme al marito Beverly Cross. La proprietà conta cinque camere dal letto, tre fienili, un vigneto, una stalla e tantissimi alberi da frutto. Secondo il sito Velvetropes, ha costretto Google Maps a censurare la sua abitazione • «Spesso i giornalisti fanno domande così personali che nemmeno le persone a te più care si sognerebbero di fare».
Titoli di coda «Maggie Smith, Maggie Smith, Maggie Smith tutta la vita» (Mauro della Porta Raffo in un articolo dal titolo Cose per cui è valsa la pena vivere pubblicato su ItaliaOggi).