30 dicembre 2021
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Biografia di Maurizio Marinella
Maurizio Marinella, nato a Napoli il 31 dicembre 1955 (66 anni). Imprenditore. Delle cravatte. Storica bottega aperta nel 1914 dal nonno Eugenio, venti metri quadrati fra la Riviera di Chiaia e piazza Vittoria («Quanto di più autenticamente inglese si possa immaginare a Napoli», scrisse Matilde Serao) Oggi ha una settantina di dipendenti e negozi a Roma, Milano, Parigi, Barcellona, Londra, Lugano, New York, Tokyo, Hong Kong, ecc. «La cravatta non deve pendere né a destra né a sinistra, deve stare ben ancorata al centro».
Vita «A 5-6 anni i miei amici andavano alla villa Comunale a giocare a pallone mentre io, su ordine del nonno, dovevo venire in negozio per respirarne l’aria. Mi spiegava: tu non devi parlare, tu devi dare la mano solo se te la danno. Ho vissuto un conflitto aspro col negozio fino ai 12 anni quando, senza dire che ero figlio di Marinella, ho cominciato a fare le consegne. Le prime mance mi hanno rimesso in pista rispetto agli altri bambini. Poi mi ha insegnato molto lo sport: pallanuoto, anni di serie A col Posillipo. Mi ha aiutato a combattere, a non darmi mai vinto, a sacrificarmi per un obiettivo. E quell’allenamento resta anche oggi. A me non è mai stata data la possibilità di pensare a una cosa diversa dal negozio» • «Tutte le mattine alle 6,30 scende nell’atelier della Riviera di Chiaia» (Dino Messina). Ai clienti offre caffè e sfogliate mignon • «Fino alle 9 il ritmo è differente, meno frenetico. I clienti si fermano per una chiacchiera, per bere un caffè. L’atmosfera è diversa, la vendita di una cravatta diventa quasi secondaria e si vive completamente il rito dell’accoglienza» (a Forbes) • «In cento anni la mia famiglia ha avuto più debiti che crediti. Avete scritto voi giornalisti che rifiutai cento miliardi di lire nel 2001 da un gruppo olandese. Indiani, francesi, inglesi, giapponesi, americani fanno ancora offerte. Qualcuno mi dice: ma allora giochi al rialzo? Difficile convincerli. Sono due i discorsi che porto dentro. Mio padre nei momenti critici mi diceva: “Il primo piatto è sicuro, il secondo è incerto. Quindi: andiamo avanti così”. A 88 anni, prima di morire, il nonno fu chiaro. “Maurizio, ora tocca a te dimostrare che si possono fare cose importanti anche a Napoli. Senza partire. Hai capito, Maurizio?” Marinella è la napoletanità vincente, dovrà essere sempre così […] A 18 anni chiesi di girare. Conobbi gente importante che è la nostra clientela, oggi. Telefonai a Pietro Barilla per un incontro. Ricordo l’indirizzo. Villa Barilla, viale Barilla, Parma... Ordinò 70 cravatte, temeva fossero poche e mi riempì la 850 Fiat di sughi, biscotti e pasta. Sono tornato da lui una volta al mese, di mercoledì. Persona stupenda. Come Gianni Agnelli che mi chiamò a Torino. Con una cortesia infinita, mi chiese di allestire la vendita di cravatte, un’ora solo, dopo i consigli di amministrazione. Un pensiero gentile per i dirigenti Fiat. Nello studio di Andreotti ho poi conosciuto Francesco Cossiga, da presidente regalava un cofanetto con sei cravatte ai Capi di Stato. Sono diventati così nostri clienti Kennedy, Bush padre e figlio, Kohl, Schroeder. Clinton dopo il G7 di Napoli mi ha scritto una bellissima lettera. Tra i politici italiani, Craxi, D’Alema, Berlusconi che prendeva 300 cravatte al mese quando era premier. Non siamo mai riusciti a regalare una cravatta ai presidenti italiani. Da De Nicola a Napolitano, ci hanno consentito solo un piccolo sconto» (ad Antonio Corbo) • «Mio padre e mio nonno rifornivano Eduardo De Filippo e Totò. Eduardo si faceva fare persino delle maglie di lana da mettere sotto gli abiti e dei mutandoni pesanti perché era molto freddoloso. Mio padre diceva che nessuno portava lo smoking con il portamento di Totò. La maggior parte degli attori e dei personaggi stranieri vengono da noi o ci contattano e si fanno fare o comprano le cravatte. Ricordo uno dei miei primi clienti fu un Helmut Berger molto giovane» (ad Antonio Lodetti) • «La vera crescita si ha negli anni Ottanta, quando Francesco Cossiga, allora Presidente della Repubblica, diventa un vero e proprio ambasciatore del marchio prendendo l’abitudine di portare in dono ai Capi di Stato, nelle loro visite ufficiali, una scatola contenente cinque cravatte Marinella. Il marchio comincia così a fare il giro del mondo. Il G7 organizzato a Napoli nel 1994 spalanca definitivamente le porte al di là dei confini italiani. Gli organizzatori decidono, infatti, di offrire a tutti i Capi di Stato presenti, una scatola contenente sei cravatte Marinella, facendo, così, un’enorme pubblicità al marchio» (ad Affaritaliani) • «A lungo la boutique di Riviera di Chiaia è stata il negozio con il record mondiale di vendite per metro quadro» (Giulia Crivelli) • «Davvero ci sono 85 modi di annodarla? “Questi sono i soliti americani, bravissimi a fare elucubrazioni mentali. Di nodi se ne fanno due o tre, spesso nella vita uno solo. Io ne so fare sei o sette”. Non è ancora riuscito a metterla al Papa. “Lì è un attimino più difficile, ma sarebbe un sogno per me”. Quante ne ha? “Non tantissime, forse una cinquantina”. Le sa fare? “Non so cucire, ma le saprei tagliare e assemblare”. Quanto tempo ci vuole? “Noi ci mettiamo 45 minuti dal taglio. Tutte fatte a mano, eh. Mi fa piacere dare lavoro alle signore di qui, sarte bravissime”. Qual è stato il fatturato 2017? “Diciassette milioni: abbiamo chiuso con +10 per cento. Ma lavoriamo con il freno tirato: realizziamo 160 cravatte al giorno a fronte di una richiesta di 800”. Allora da cosa è dato l’incremento? “Vendiamo anche altro, fin dagli inizi: camicie, maglioni, scarpe. E abbiamo creato una linea di accessori per donne, perché i mariti non potevano tornare a casa con la centesima cravatta senza portare qualcosa alle mogli”. […] Il ricordo più bello con suo padre? “Quando andammo insieme a Londra, avevo 16 anni: mi presentò come il futuro erede, mi sentivo importante. La città era così diversa... Le cabine, i pullman, le guardie, la regina... Fu una full immersion di emozioni”. Una immagine di lei bambino. “Quando mio padre mi ha portato al Circolo Posillipo e ci siamo messi a giocare a pallanuoto. Avevo quattro anni. C’è una foto”. Suo nonno come lo ricorda? “Rigoroso, serio, severo. Ero un po’ terrorizzato. Stavo in un angolo in negozio; appena mi muovevo lui mi guardava e restavo fulminato”. I momenti più emozionanti della sua vita? “Tanti. Quando ho cominciato a giocare a pallanuoto in serie A, con il Posillipo. Mi aiutò mio padre. Tra noi c’erano 50 anni di differenza: io aprivo il negozio, spazzavo, facevo le consegne. Le giornate non finivano mai, la sera ero stanco... Ma lui insisteva...”. Per questo ha impiegato 14 anni a laurearsi? “Seguivo i corsi serali per lavoratori, delle volte mi addormentavo...”» (a Elvira Serra nel 2018) • «Più che la crisi della cravatta vedo una crisi generale del modo di vestire, gli uomini hanno meno voglia di scegliere l’accessorio, la camicia, il fazzoletto da taschino… Mio nonno diceva: puoi mettere anche lo stesso vestito grigio tutti i giorni della settimana, ma se cambi camicia e cravatta il vestito sembrerà diverso. Oggi purtroppo non è più così, ma la crisi è in tutto il mondo: perfino Barneys New York sta per dichiarare bancarotta» (a Roberto Rho nel 2019) • A gennaio 2008 voleva chiudere il negozio di Napoli a causa della spazzatura, ma cambiò idea grazie ad una telefonata del commissario De Gennaro: «Ho voluto fare un ultimo gesto d’amore per Napoli» • Nel 2011 nominato da Giorgio Napolitano Cavaliere della Repubblica • Nel 2015 è entrato fare parte della consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Sviluppo • Nel 2017 il MoMa (The Museum of Modern Art) di New York per la mostra Items: is fashion modern? ha esposto quattro cravatte di Marinella Marinella, unico marchio italiano presente • Nel 2018 ha rilevato una quota di minoranza di Adamley Textiles, tra le più antiche stamperie a mano inglesi. «Mi capita spesso di visitare la sede dell’azienda, nel Cheshire. Un posto incantato, immerso in una campagna inglese quasi fuori dal tempo, anche se all’interno della fabbrica c’è un mix perfetto tra mano dell’uomo e tecnologia» (a Giulia Crivelli) • Nel dicembre 2020 ha ricevuto una multa di 400 euro. «Un reporter di Fanpage con telecamera nascosta è entrato nella sua storica bottega di Riviera di Chiaia per acquistare una cravatta e l’ha pagata in contanti. Cosa c’è di strano? Napoli era in zona rossa, dove i negozi di abbigliamento devono stare chiusi. Il reporter si era fatto precedere da una telefonata con la quale un commesso gli aveva detto che “le cravatte le stiamo vendendo sul sito Internet, ma se lei viene, aumm aumm, la facciamo entrare”. E il pagamento in contanti, e senza scontrino, era imposto dalle circostanze» (Vincenzo Iurillo) • Nel 2021 Forbes lo ha inserito nella lista dei 100 top manager d’Italia. «Marinella ha ricordato le tante offerte ricevute per spostarsi altrove e, in particolare, un aneddoto che risale agli anni ’90. “L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ci regalò un negozio nelle Trump Towers, sulla Quinta Strada a New York. Mio padre non volle accettare. Scrivemmo una lettera a Trump ringraziandolo, ma sottolineando che per noi era importante rimanere a Napoli. E poi abbiamo aperto negozi in Giappone, a Milano, a Roma. Anche adesso ci sono alcuni che ci tirano per la cravatta e vorrebbero acquistare il nostro marchio. Ma noi vogliamo andare avanti perché vivo un’emozione particolare tutte le mattine”» (a Valerio Iuliano).
Politica Nel 2010 Silvio Berlusconi gli propose di candidarsi col Pdl a sindaco di Napoli, lui ci pensò e poi rifiutò.
Famiglia Divorziato da Lia Pellegrino • «Che cravatta aveva quando si è sposato? “Fino al giorno prima non ce l’avevo! Quando andai a salutare i ragazzi mi dissero: ‘Mauri’, ma te la vuoi prendere questa cravatta che oggi ti sposi?’. Ne presi dal banco una blu con un piccolo cerchietto bianco. È famosa quella a punta di spillo che usava Berlusconi”» (a Elvira Serra) • Un figlio, Alessandro (1995), che lavora nell’azienda di famiglia.
Religione Credente e praticante: «Osservo il magro e il digiuno. Se me lo chiede la Chiesa io obbedisco» (ad Agostino Gramigna).
Vizi Indossa solo cravatte difettate, «come mio nonno e mio padre. Mio nonno indossava cravatte poco rappresentative perché diceva che il cliente non avrebbe mai comprato la stessa del commesso. Mio padre sosteneva che se ne indossi una troppo bella poi il cliente non riesce più a sceglierne un’altra» (a Elvira Serra) • «Mi scateno poco, i colori mi piacciono ma ho bisogno di un colore rassicurante quindi scelgo dei toni con il blu».