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 2022  gennaio 07 Venerdì calendario

La vera storia di Bambi


Se gli animali della foresta potessero parlare protesterebbero per la versione che ha accompagnato la storia di Bambi, il giovane amabile capriolo (nel cartone animato è un cerbiatto) che ha commosso tutto il mondo: la storia, pubblicata in Austria nel 1923, ha infatti aspetti molto più oscuri e nascosti di quanto narrato nel film Bambi, prodotto da Walt Disney e uscito negli Usa nel 1942. Come rivelato dal Guardian, la Princeton Press pubblicherà a metà gennaio il testo integrale del libro scritto da Felix Salten, pseudonimo di Sigmund Salzmann, cosa che servirà a fare chiarezza sulla storia di Bambi, così come fu concepita dall’autore.
Jack Zipes, professore emerito di letteratura tedesca e comparata presso l’Università del Minnesota, autore tra l’altro di una edizione critica delle favole dei Fratelli Grimm, ha tradotto il testo originale del libro, da cui fu tradotto in inglese un testo che era una riduzione della storia originaria. Secondo Zipes il libro era in realtà rivolto al mondo degli adulti, e riflette l’atmosfera causata dal crescente e aggressivo antisemitismo tedesco.
In sostanza i nazisti bandirono nel 1935 il libro Bambi, una vita nei boschi, scritto da Felix Salten, ebreo di origine ungherese, perché ritenuto propaganda ebraica, cioè un’allegoria politica sul trattamento degli ebrei: i nazisti avevano intuito qual era il significato metaforico della storia.
I sentimenti espressi dagli animali simboleggiano quelli umani, che Salten mette quasi sullo stesso piano. L’autore è forse memore della norma ebraica «non cucinare il capretto nel latte della madre» e di affermazioni come quella del profeta Isaia «il lupo dimorerà con l’agnello», dove la metafora è evidente: la morte della madre di Bambi è uno dei momenti critici e più commoventi della storia. I cacciatori, che hanno ucciso la madre, uccideranno altri animali e nessuno si sentirà mai al sicuro. Bambi potrà sopravvivere grazie all’intervento di un maestoso cervo che rivela di essere suo padre. Un altro momento tragico è l’incendio del bosco, in cui tutti sono in pericolo: è possibile che Salten abbia intuito la direzione che avrebbero preso gli eventi con il diffondersi dell’antisemitismo in Europa. Gli stessi venti che secondo Edgar Morin (come ha detto nell’intervista a Maurizio Molinari su Robinson del 24 dicembre) caratterizzano la nascita e lo sviluppo di estremismo e populismo oggi e che non devono essere sottovalutati per le conseguenze tragiche che potrebbero avere.
Il testo usato per la produzione di Bambi fu profondamente modificato ed edulcorato rispetto all’originale bandito dai nazisti, per farne una versione adatta al pubblico giovanile cui era diretto.
Secondo Zipes il senso della storia nella forma originaria avrebbe avuto un impatto negativo sui giovani, perché avrebbe fatto capire che alla fine Bambi e tutti gli altri animali selvatici nella foresta sarebbero stati uccisi dai cacciatori.
L’uso di animali che esprimono sentimenti umani è uno strumento facile per creare empatia e per superare i preconcetti e i pregiudizi negativi sugli ebrei e sulle minoranza da parte di molti lettori: così per Salten fu possibile parlare della persecuzione degli ebrei, senza essere didattico, e incoraggiare il lettore a sentire più empatia verso i gruppi oppressi e avere spirito critico verso i loro oppressori. «Anche molti altri scrittori, come George Orwell, hanno scelto gli animali per esprimere determinate idee perché si possono affrontare più liberamente problemi che potrebbero irritare i lettori. Non si vuole che inorridiscano, ma che alla fine dicano: questa è una tragedia», dice Zimes sottolineando che la nuova traduzione tenta anche di rendere in inglese per la prima volta il modo in cui parlano alcuni personaggi del romanzo di Salten. Quando parlano in tedesco, hanno uno stile viennese, ed è quindi facile riconoscere che non stanno parlando come parlano gli animali, ma che sono esseri umani. Al contrario, la traduzione inglese, pubblicata nel 1928, ha un tono e una forma antropomorfica: la versione proposta per il film doveva rispondere agli interessi di Disney che amava le storie di animali da salvare, cosa che avrebbe catturato l’interesse dei bambini e non solo.
Il destino di Felix Salten non fu diverso da quello del suo Bambi: quando la Germania annette l’Austria nel 1938, Salten riesce a fuggire in Svizzera. A quel punto, aveva venduto i diritti cinematografici per soli mille dollari a un regista americano, che poi li avrebbe venduti a Disney. Salten stesso non guadagnò mai un centesimo dall’animazione della storia. Privato dai nazisti della cittadinanza austriaca, trascorre i suoi ultimi anni solitario e disperato a Zurigo, dove muore nel 1945. Il film intanto era stato realizzato e presentato nel 1942 e vincerà diversi Oscar.
La pubblicazione del testo originale del libro Bambi, una vita nei boschi ci permetterà di apprezzare meglio i cambiamenti apportati nella storia e il senso che Salten voleva dare alla pubblicazione del libro in quel momento. Un messaggio che può essere importante anche oggi. Raccontare una storia servendosi di metafore può aiutare la crescita non solo dei bambini, ma dell’uomo in generale. Nei testi biblici, ma anche in quelli di Esopo, Fedro e La Fontaine, ogni persona può trovare una risorsa cui ispirarsi.
In Germania nel ’35 il libro fu bandito perché ritenuto propaganda ebraica. Il suo autore vendette i diritti per mille dollari e morì esule in Svizzera
Una metafora tragica La vera storia di Bambi (in alto, due momenti del film), scritta nel 1923 da Felix Salten (qui a fianco) narra in realtà l’antisemitismo che portò alla Kristallnacht (qui sopra) e poi alla Shoah