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 2022  gennaio 07 Venerdì calendario

Belen che non sciare e la De Filippi che funa in seggiovia. Gli anedotti di Giorgio Rocca

Da campione dello slalom, con il peso di una controversa eredità «tombiana», a istruttore per chi vuole (e può) permettersi un weekend sulla neve in posti d’élite, come St. Moritz, Crans Montana, la Val Gardena o la Val Badia. E pure con insospettabili compagni di sciate. Volete misurarvi con Bode Miller o Lindsey Vonn? Citofonate Giorgio Rocca, lui può accontentarvi grazie alla Ski Academy che da qualche anno offre «pacchetti» interessanti. Ma in prima linea c’è soprattutto il ragazzo nato a Coira, cresciuto a Livigno, residente a Lugano e capace di parlare pure il romancio: a fine 2021 era a St. Moritz con Diletta Leotta («Si vede che ha stoffa per lo sci»), a metà dicembre ad Andermatt scendeva con Michelle Hunziker, testimonial di Svizzera Turismo.
Lo sportivo ha dunque generato l’imprenditore, non senza un percorso travagliato che Giorgio ha raccontato in «Slalom», recente autobiografia a cui accenneremo dopo le curiosità del nuovo mestiere. Tanto per cominciare, Rocca ha scoperto la dedizione degli allievi. Be’, non di tutti... «Michelle – racconta – ha uno stile vintage, ma si vede che è... svizzera. E ha subito chiesto consigli per migliorare». Non così diligente Belén Rodríguez («Era spinta dall’ex marito, ma era poco portata e con zero voglia di apprendere»), mentre al top troviamo Maria De Filippi: «È la numero 1: “Non sono qui a spasso, devo imparare”, mi diceva. Mitica: fumava in seggiovia, era determinata come nel lavoro». Ma davvero Rocca può far sciare chiunque con Bode Miller o Lindsey Vonn? «Assolutamente sì. Con l’Academy collaborano pure Didier Cuche, Hannes Reichelt e altri campioni. Non ho ancora provato con Marcel Hirscher, ma lo farò: non so quanto chieda a weekend».
I ricconi non mancano e la loro presenza è servita – e serve – pure come lezione di vita: «Scio con gente geniale che ha fatto fortuna. Ho imparato tanto, la carriera da imprenditore l’ho costruita tra skilift e funivie. A 35 anni mi sono ritrovato come un laureato in cerca di impiego e con tre figli da mantenere. Se il Rocca sciatore è stato da 9, qui il voto sale a 10».
Il campione, peraltro, bussa ancora alla porta. «Slalom», dicevamo, è un libro in cui Giorgio regola dei conti, inclusi quelli con Tomba: «È un amico? No, è il fuoriclasse che mi ha emozionato, nulla di più». E quelli con la prima moglie e l’ex entourage: «Ero vittima di un protezionismo malato, non hanno lasciato che fossi me stesso: la caduta ai Giochi 2006 nasce da un clima opprimente». I figli lo prendono ancora in giro: «A volte rivediamo il filmato, ridiamo e mi dicono: “Papà, sei scivolato come un pirla”. Hanno ragione: è un k.o. che si appiccica ai ricordi, se ci penso mi girano di nuovo le palle».