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 2022  gennaio 07 Venerdì calendario

Se la popstar israeliana prende in giro le immigrate russe

Le matrioske animate ballano al ritmo dance e delle parole che Omer Adam canta storpiando l’accento russo. Il brano della più ascoltata pop star di Israele – in testa alle classifiche digitali – è stato pubblicato nel giorno di Novy God, il Capodanno celebrato dal milione e duecentomila immigrati dall’ex Unione Sovietica. Festa rovinata: Adam ha riempito la sua Kakdila di stereotipi contro le ragazze «russe», dagli eccessi alcolici a quelli sessuali.
Al punto che Merav Michaeli, leader laburista e ministra dei Trasporti, li ha definiti «i tre minuti più volgari che mi sia toccato sentire». L’attrice Yulia Plotkin – arrivata dalla Bielorussia quand’era bambina – incita al boicottaggio e se la prende con la modella Anna Zak, nata a Sochi, perché ha elogiato il brano sostenendo che sia «divertente»: «Sei una ragazza intelligente. Che cosa c’è di divertente? Sfrutta le donne “russe” e ride di loro».
Evgeny Sova da parlamentare di Yisrael Beitenu (il partito fondato proprio per dar voce agli immigrati dalle ex repubbliche sovietiche) è riuscito a ottenere che una radio pubblica non trasmettesse più il singolo e spinge tutte le emittenti finanziate dallo Stato a metterlo al bando. Ha ricordato ad Adam di essere originario del Caucaso: «Là saresti stato costretto alle scuse pubbliche». Anche perché Vladimir Putin si è proclamato protettore della diaspora all’estero e dei russofoni in tutto il mondo. Così la Komsomolskaya Pravda, un tempo organo ufficiale della gioventù comunista, ha bollato la canzone come «un’umiliazione per i compatrioti».
Omer Adam non si è per ora scusato, ha risposto a Michaeli «di darsi una calmata e occuparsi dei trasporti» e le ha ricordato che il suo compagno Lior Schleien ha scritto i testi del programma satirico «Eretz Nehederet» (Un Paese meraviglioso) che parodiava il cattivo ebraico e i modi spicci della cassiera Luba. Anche allora lo show era stato criticato dai politici di Yisrael Beitenu: «I nostri immigrati lavorano nei supermercati ma hanno lauree in ingegneria o in economia».
Come spiega il quotidiano Haaretz i «russi» – tra i pochi gruppi ad avere i loro giornali e canali televisivi – sono visti come poco integrati dagli altri israeliani: «Quando sono arrivati in massa dopo la caduta dell’Unione Sovietica, il governo aveva ormai ammorbidito le pretese verso gli immigrati: dimenticate la vostra lingua e le vostre origini. Sono stati i primi a mantenere e mostrare con orgoglio l’attaccamento ai Paesi di origine».