Chiara Bruschi per "il Messaggero", 7 gennaio 2022
“NOI AUTISTICI SIAMO DIVERSI MA ABBIAMO UN SUPERPOTERE” – LA STORIA DI TOM STOLTMAN, 27ENNE AUTISTICO CHE HA VINTO LA “WORLD’S STRONGEST MAN” A SACRAMENTO LO SCORSO GIUGNO – “CREDO CHE L’AUTISMO TI RENDA UN ATLETA MIGLIORE. HAI UNA ROUTINE E CONTINUI A RIPETERLA: MANGI, DORMI, TI ALLENI” - PER CONQUISTARE IL TITOLO DI UOMO PIÙ FORTE DEL MONDO HA SPINTO UNA LOCOMOTIVA A VAPORE DA VENTI TONNELLATE E HA FATTO PIEGAMENTI CON LE GAMBE SOLLEVANDO 320 CHILI SULLE SPALLE… -
L'autismo? Per Tom Stoltman, l'uomo più forte al mondo, è un superpotere e come tale andrebbe trattato. «Dico sempre ai ragazzi giovani e ai loro genitori: siamo diversi ma abbiamo un vantaggio sulle persone che non lo sono. Abbiamo un superpotere, loro no».
Per Stoltman, 27enne scozzese, è stato proprio l'autismo ad aiutarlo nella vittoria della competizione che si è tenuta a Sacramento lo scorso giugno. «Credo ti renda un atleta migliore - ha spiegato alla Bbc - perché è come avere un disturbo ossessivo compulsivo, hai una routine e continui a ripeterla: mangi, dormi, ti alleni. Ogni giorno». E lo stesso avviene in palestra, dove ripeti continuamente gli esercizi.
ROUTINE Da quando ha iniziato a partecipare alle gare di Strongman, il suo impegno si è intensificato e lo stesso è capitato alla sua routine: «Mi alzo, mangio lo stesso cibo ogni giorno, compio le stesse azioni ogni giorno e vado in palestra alla stessa ora», ha raccontato alla Cnn. E se c'è un imprevisto che mina la sua tranquillità, Tom fa di tutto per gestirlo: «Ci penso per ventiquattr' ore, o magari non parlo con mia moglie. Passo momenti molto brutti. Ci sono lati positivi e negativi, sto ancora facendo un po' fatica a gestire quelli più pesanti».
Lo sport è stato fondamentale per la sua crescita. Da bambino, Tom si sentiva diverso perché aveva bisogno di aiuto in classe. Facevo fatica, si chiudevo nella sua camera e non aveva amici, ha raccontato alla stampa. Poi ha trovato lo sport - prima il calcio e poi la palestra - e ha cominciato ad avere più fiducia in se stesso e a parlare con le altre persone.
A incoraggiarlo verso il sollevamento pesi è stato il fratello Luke, soprannominato The Highland Oak (la quercia delle Highland), che oggi è diventato L'uomo più forte d'Europa. All'età di 18 anni Tom ha partecipato alla sua prima gara, Scotland's Strongest Man, e si è qualificato quinto. Ha cominciato così ad allenarsi duramente per le competizioni nazionali e internazionali, sempre con l'aiuto del fratello.
Oggi Tom assume 10 mila calorie al giorno ed è in grado di sollevare 450 chili di peso. Per conquistare il gradino più alto del podio a Sacramento ha spinto una locomotiva a vapore da venti tonnellate e ha fatto piegamenti con le gambe sollevando 320 chili sulle spalle. In un'intervista a The National ha parlato del suo autismo: «Volevo far sapere alle persone che non sono timido, non sono strano. A volte faccio fatica, impiego molto più tempo degli altri a elaborare le informazioni e spesso le cose nuove mi innervosiscono», ha concluso.
Crescendo, non sapeva che i suoi comportamenti fossero sbagliati. «Ho sempre pensato che fossero gli altri a esserlo», ha spiegato. La diagnosi è arrivata a cinque anni e quando si è sentito pronto ha deciso di dirlo agli amici più stretti: «È stato come togliermi un grande peso e mi sono sentito normale, circondato da persone che mi stavano trattando alla pari». Quel giorno, ha raccontato, gli ha cambiato la vita, perché è stato il momento in cui ha deciso di parlare pubblicamente della sua condizione, di non nasconderla.
L'AIUTO DELLA MAMMA Durante le prime competizioni sportive, le persone lo guardavano con curiosità perché vedevano parlare solo il fratello Luke. Col tempo però gli atleti iniziato a capire i tempi necessari a Tom per «elaborare le informazioni». Tra un allenamento e l'altro, Tom ha riservato un pensiero alla madre Sheila, morta nel 2016 per un tumore ed è sempre stata la sua supporter numero uno.
«Le avevo promesso in punto di morte che sarei diventato l'uomo più forte al mondo per lei, che sarei diventato un gentiluomo e un uomo anche al di fuori dello sport», ha raccontato. E così ha stilato un dettagliato piano di allenamento, una strategia di tre anni. Nel 2019 ha dichiarato che avrebbe vinto nel 2021 e così è stato. «Sarebbe diventata matta - ha detto immaginando la reazione della madre di fronte alla sua vittoria - Avrebbe gridato dalla gioia dal cielo».