Il Messaggero, 6 gennaio 2022
Ritratto di Marie Curie
«Sono di quelli che pensano che la scienza abbia in sé una grande bellezza. Uno scienziato, nel suo laboratorio, non è soltanto un tecnico: è anche un fanciullo posto di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come in una fiaba». A dirlo è Marie Curie, insignita nel 1903 del Premio Nobel per la fisica e nel 1911 del Nobel per la chimica.
Personaggio poliedrico e complesso, Maria Sklodowska nasce il 7 novembre 1867 a Varsavia. All’epoca, la Polonia è sotto l’egida russa e per le donne è difficile studiare. Maria, ultima di cinque figli, perde la madre quando è ancora piccola. Suo padre, Wladyslaw Sklodowski, la segue nella formazione: la bambina dà subito prova di grande tenacia, ottima memoria e desiderio di imparare. Molto forte è il legame con la sorella maggiore Bronislawa, che riesce a darle quell’affetto materno di cui è priva. Maria accetterà dunque di lavorare per sovvenzionare gli studi della sorella, che a sua volta farà la medesima cosa dopo essersi laureata.
CLANDESTINA
Terminato il ginnasio, la futura scienziata entra a far parte della Università Volante, un’istituzione clandestina aperta alle donne e in cui si utilizza il polacco. Viene definita Volante perché studenti e insegnanti cambiano di continuo i luoghi di incontro, per evitare il controllo russo.
Dopo anni molto duri, Maria si reca a vivere a Parigi, dove abita già la sorella. Inizia a studiare alla Sorbona e muta il nome in Marie. Nel 1893 prende la laurea in fisica e l’anno successivo in matematica, grazie a una borsa di studio. Conosce inoltre lo scienziato Pierre Curie, che ha scoperto la piezoelettricità. I due si sposano il 26 luglio 1895; dal matrimonio nasceranno due figlie, Irene ed Eva.
Dediti solo al lavoro, determinati, austeri, i coniugi abitano a Parigi e lavorano molto insieme. Marie approfondisce il lavoro di Henri Becquerel, il quale aveva scoperto la radioattività, grazie ad alcuni studi sulla fluorescenza. In seguito, presenterà alla Sorbona la tesi di dottorato, intitolata Ricerca sulle sostanze radioattive. Nel frattempo, i Curie cominciano a studiare alcuni minerali che presentano tracce di uranio, nel capannone della Scuola di Fisica e Chimica industriale.
LE MISURAZIONI
Marie scopre che l’uranio ha la proprietà atomica di emettere radiazioni (radioattività). Successive misurazioni dimostreranno che altre sostanze sono più radioattive dell’uranio e porteranno alla scoperta di un nuovo elemento. «Crediamo che la sostanza che abbiamo estratto dalla pechblenda contenga un metallo mai identificato finora suggeriamo di chiamarlo Polonio, dal nome del paese di origine di uno di noi», scrivono i Curie nell’estate 1898.
Nel dicembre dello stesso anno scoprono un secondo elemento chiamato radio, dal latino raggio, che verrà impiegato nelle terapie contro i tumori. Madame Curie sceglie di non brevettare il processo di isolamento, lasciandolo a disposizione della comunità scientifica. Il fatto, però, che i Curie abbiano portato avanti il lavoro senza prendere precauzioni (non erano ancora note le conseguenze della radioattività), ha un terribile impatto sulla loro salute. Ancora oggi, i loro manoscritti sono radioattivi e conservati in teche foderate di piombo; chi vuole consultarli deve indossare indumenti appositi.
Nel 1903, «in riconoscimento dei servizi straordinari che essi hanno reso nella loro ricerca sui fenomeni radioattivi scoperti da Henri Becquerel», i Curie e Becquerel ricevono il Nobel in fisica. Marie è la prima donna ad ottenerlo.
Il 19 aprile 1906, Pierre viene investito da una carrozza e muore. Per la moglie è un dolore tremendo, che le causerà ricorrenti episodi di depressione. Decide, comunque, di continuare a lavorare e non accetta una pensione vitalizia. «Vedova illustre», prende il posto del marito al Dipartimento di Fisica dell’Università di Parigi, perché intende creare un grande laboratorio in sua memoria. Nascerà infatti l’Institut de radium, poi Institut Curie.
OSSESSIONE
Dedita in modo quasi ossessivo al lavoro, Marie affida le figlie piccole al padre di Pierre. Nel 1911 riceve il Nobel per la chimica, «in riconoscimento dei suoi servizi all’avanzamento della chimica tramite la scoperta del radio e del polonio, dall’isolamento del radio e dallo studio della natura e dei componenti di questo notevole elemento». Tutt’oggi è l’unica donna ad aver ottenuto due Nobel.
La sua celebrità è elevatissima, ma Marie suscita anche molte polemiche; in particolare, per una presunta relazione con il fisico Paul Langevin, sposato con quattro figli. Durante la Prima guerra mondiale, Madame Curie crea le prime unità mobili di soccorso radiografico, che possono arrivare al fronte. Si ammala in seguito di anemia aplastica, causata probabilmente dall’esposizione alle radiazioni e muore il 4 luglio 1934. Insieme a Pierre, Marie (naturalizzata francese) riposa nel Pantheon di Parigi, dove vengono sepolti dall’epoca della Rivoluzione i grandi personaggi. A sua volta, la figlia Irene riceverà il Nobel per la chimica con il marito; il grande esempio della madre ha dato i suoi frutti.