Linkiesta, 6 gennaio 2022
Noi, Diana Del Bufalo e il vaccino
Se quattr’anni fa m’avessero detto: sai, arriverà un virus il cui contagio, con la metà delle patologie che hai tu, t’ammazza sicuro. Se m’avessero chiesto: quando arriverà, la tua principale occupazione sarà non contagiarti, preoccuparti, chiuderti in casa, ritenere dei deficienti tutti quelli che ti si avvicinano?
Se m’avessero fatto queste domande quando vivevo beatamente ignara di quello che sarebbe stato l’argomento unico degli anni successivi, avrei detto: ma che domande sono, certo, non lo sapete che sono ipocondriaca, e della peggior specie d’ipocondriaci, quelli che non si fidano dei medici, non lo sapete che passo le notti a sentirmi sintomi di mali difficilissimi da diagnosticare ma per cui è facilissimo morire, non lo sapete che penso alla morte più spesso di Woody Allen, che sono malata immaginaria più di Argante, che appena mi parlano d’un malessere io già me lo sento?
A quel punto la conversazione si sarebbe arenata perché i miei interlocutori sarebbero stati troppo impegnati a guglare “Argante” per ascoltarmi, ma tutto questo non è importante, tanto quella conversazione non è avvenuta. E meno male che non è avvenuta, perché avrei sbagliato pronostico, pensando che il peggio d’una pandemia fosse, appunto, la pandemia.
Sottovalutando che il peggio siete sempre e comunque voialtri, voialtri e il vostro opinionismo perpetuo, indefesso, perentorio, guardami anche oggi ho un’opinione sullo scandalicchio del giorno, guardami anche oggi ho un cattivo da additare, guardami anche oggi ti dico la mia.
E nei giorni dispari prendiamocela con Diana Del Bufalo, chiunque essa sia, attrice di cui nessuno ha mai visto un’interpretazione, però sta su Instagram, e se sta su Instagram esiste, e se sta su Instagram e dice che il vaccino è una delusione questo certo farà crollare le azioni della Pfizer e ridurre il numero degli immunizzati, spiacente Zalone, non servi a niente, non sei sufficiente contrappeso a Diana Chiunquesia Del Bufalo. E quindi indigniamoci, stigmatizziamo, chiediamo il bollino rosso sui video di questa carneade, e poi – i giorni pari – lodiamola quando dice che non aveva «competenze scientifiche» per parlare del vaccino. Ecco, brava, ora sì, ha fatto bene a dirlo.
Pensa se comparissero a dire di non avere competenze scientifiche tutti gli attori, cantanti, presentatori, sportivi, scrittori, acrobati, contorsionisti, letterati che invece ci hanno detto di vaccinarci. Ci sarebbe da smontare il palinsesto e comunque non ci starebbero tutti. Pensa se rimandassimo alle elementari tutti quelli che ritengono rilevante cosa dica un attore d’un vaccino. Quello sì sarebbe un mondo ideale, ma non avverrà mai, perché di vaccinarsi o no si può (poco) discutere, ma il diritto a dir la propria su tutto tuttissimo e ad avere una platea, beh, diamine, quello sta in Costituzione.
E Djokovic, un’opinione su Djokovic nei giorni pari non vuoi avercela? L’hai postato il tuo bravo penzierino sul fatto che gli Open d’Australia non debbano ammetterlo? Ti ritirano la patente se non lo posti, hai ancora poche ore poi ti multano, ti tolgono i punti Fragola. Che poi diciamolo, tu l’hai sempre detto che non ti convinceva, da quando ha battuto Berrettini, il campione italiano, quello con la residenza fiscale a Montecarlo. A noi piacciono i campioni di legalità, certo che pagare le tasse è rilevante, ma non quanto dire «abbiamo vinto», e comunque non quanto vaccinarsi nella stagione in cui la conversazione di moda è quella sul vaccino.
Probabilità che mi contagi un campione del mondo serbo che probabilmente gira in aereo privato e di sicuro non fa colazione al bar tabacchi sotto casa mia? Bassina. Probabilità che se mi viene un infarto non trovi posto in ospedale perché i posti letto sono meno giacché i ricchi italiani evitano di pagare le tasse prendendo la residenza a Montecarlo? Già più alta. Ma non distraiamoci, dobbiamo dir la nostra.
Pareri sui tamponi rapidi, che dopo il contagio ne basta uno e puoi uscire ma tutti conosciamo gente che era negativa al rapido e poi invece al molecolare no, però ce lo dice lo Stato e mica Diana Del Bufalo che bastano, pareri su questo ne abbiamo? Sulle mascherine chirurgiche che ci abbiamo messo due anni a notare quel che era ovvio al primo sguardo pure di miope, che da lì passasse la pioggia figuriamoci il virus? Sulle scuole che continuiamo a ripetere come il rosario della moglie del Gattopardo che sono luoghi sicuri altrimenti non sappiamo a chi ammollare la gente sotto al metro d’altezza, e pazienza se un luogo chiuso è il posto in cui meno al mondo puoi evitare di prenderti un virus che si diffonde per via aerea?
No, spiacenti, i pareri sono finiti, provi a tornare domani, ci arrivano delle soubrette che invitano a vaccinarsi tagliate fresche, e poi il grossista m’ha promesso di portarmi qualche intellettuale con le citazioni giuste sul senso del dovere, la collettività, la cittadinanza, i doveri e diritti, la rava e la fava, lo yin e lo yang, guardi se mi dice che domani passa sicuro glieli metto da parte, solo per lei, segno in conto.